Per capire l’arte contemporanea visitate dOCUMENTA (13)

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Per capire l’arte contemporanea visitate dOCUMENTA (13)

09 Luglio 2012

Se volete capire l’arte contemporanea dovete andare a Kassel, avete tempo fino al 16 settembre. Vi chiederete: cos’è Kassel? Un’anonima città dell’Assia di meno di duecentomila abitanti, nel cuore della Germania. È qui che dal 1955 si svolge la più importante ed imponente esposizione di arte contemporanea del mondo. Unica nel suo genere, non fosse altro perché è ogni cinque anni: un lasso di tempo enorme tra un’edizione e l’altra che, paradossalmente, non rende proprio facile l’organizzazione, come ha più volte affermato la curatrice di quest’anno, Carolyn Christov-Bagarkiev.

Una simpatica signora italo-bulgara, nata negli Stati Uniti, e che ha dato alla tredicesima edizione di dOCUMENTA una nuova veste estetica e contenutistica. Oltre ai luoghi classici dove si è, tradizionalmente, svolta la mostra, quest’anno le installazioni artistiche erano ovunque in città: dai centri commerciali agli hotel, dal Bunker alla stazione ferroviaria, dai palazzi abbandonati al parco. L’intera città di Kassel si è trasformata in dOCUMENTA. Questo ha reso la mostra ricchissima, ma, al contempo, anche un po’ dispersiva. Per poterla visitare tutta avrete bisogno di almeno quattro-cinque giorni. Il programma della mostra prevede, inoltre, una serie di incontri, tavole rotonde e seminari, ogni giorno per l’intera durata di dOCUMENTA. Ed ancora: proiezioni di films open air ed al Gloria Theater. Un programma enorme che va incontro alle esigenze di tutti. 

L’impostazione della mostra data da Carolyn Christov-Bagarkiev è stata di impronta decisamente politica. Per CCB, come viene chiamata la curatrice, l’arte è politica. E siccome ogni dOCUMENTA rispecchia fortemente le idee e le convinzioni di chi la organizza, quest’edizione ha come temi cari alla curatrice, come l’ambientalismo, il dialogo e la memoria. Se da un punto di vista artistico dOCUMENTA (13) è una sfida alle convenzioni e a un’idea di arte arcaica, dal punto di vista dei messaggi è, sicuramente, molto più politicamente corretta. È una mostra buonista e, se vogliamo sbilanciarci, anche un po’ progressista. Del resto Carolyn Christov-Bagarkiev è una femminista di vecchia data e non fa nulla per nascondere le sue convinzioni ed idee. E così all’interno della mostra troverete l’opera di Maria Thereza Alves che ha ricostruito la storia della scomparsa del lago Chalco in Messico con le catastrofiche conseguenze naturali che ha comportato. La sua opera comprende anche un acquario con quattro esemplari di una specie di pesce rimasto ad uno stato quasi primordiale che ormai si sta estinguendo: l’Axolotl. Oppure, nel bellissimo parco di Karlsaue potrete vedere la bellissima opera dell’italiano Giuseppe Penone: un albero di bronzo (ma che sembra vero) con una gigante pietra sopra. Ed ancora, sempre nel parco, l’audio installazione for a thousand years di Janet Cardiff e George Bures Miller, in cui starete in silenzio, seduti su tronchi d’albero, ad ascoltare e ammirare i suoni, riprodotti, della natura. Il messaggio è chiaro: rispetta la natura e riconciliati con essa. È un patrimonio inestimabile da difendere.

A dOCUMENTA (13) c’è anche una buona presenza di autori che vengono da paesi come l’Afghanistan, il Libano o la Cambogia. Non è casuale, in quanto la curatrice è voluta andare, simbolicamente, alle origini di dOCUMENTA. La Germania del 1955, anno della prima edizione dell’esposizione, era un paese ancora segnato dalla seconda guerra mondiale e in fase di ricostruzione. Gli autori oggi presenti a Kassel rappresentano paesi che vivono condizioni sociali e politiche drammatiche e in qualche modo simili a quelle della Germania post-bellica. Tra l’altro proprio l’idea della memoria e della ricostruzione sono temi molto presenti in moltissime opere di dOCUMENTA (13). Sarebbero tante le opere e le iniziative parallele all’esposizione che dovrebbero essere citate, ma vi segnaliamo una di quelle che più ci è piaciuta: Muster di Clemens von Wedemeyer. L’artista tedesco ha realizzato tre bellissimi e lunghi video girati nel convento benedettino di Breitenau, nei pressi di Kassel. I tre atti di un unico ideale film si svolgono in fasi storiche diverse: Breitenau fu prima una prigione ed un campo di concentramento, poi un riformatorio femminile ed, infine, un’istituzione psichiatrica. L’opera esiste come film per la televisione ed anche come installazione artistica in cui i tre video vengono proiettati contemporaneamente. Non perdetevela, perché ne vale veramente la pena.

Una menzione particolare va fatta alle più bella opera di dOCUMENTA (13): The Refusal of Time di William Kentridge. L’installazione consiste, in una stanza buia, con un polmone artificiale in legno al centro e, su cinque pareti, diversi momenti di uno stesso video sul tempo e sulla vita. Oltre a offrire un effetto visivo e acustico straordinario, l’opera vuole evidenziare, da una parte, l’inesorabile destino segnato dal tempo che non possiamo, in nessun modo, veramente controllare, dall’altro, l’artista ha voluto esprimere, attraverso quelle cinque pareti, anche l’assenza di un unico punto di osservazione. Un’impostazione forse un po’ troppo relativista, ma che si inserisce nello spirito complessivo di dOCUMENTA (13) che è proprio rappresentato dal dialogo e dalla convivenza.

L’organizzazione della mostra, è stata, come sempre, impeccabile. Belli anche i cataloghi: The Guidebook che è un’ottima guida durante la visita della mostra e il The Book of the Boooks, un grande e grosso librone. dOCUMENTA (13) si svolge anche a Kabul (dal 20 giungo al 19 luglio), a Alexandria-Kairo (dal 1 all’8 luglio) e Banff (dal 2 al 15 agosto).

Rispetto all’edizione del 2007, infine, da segnalare il ritorno a dOCUMENTA di numerosi artisti italiani, anche di notevole spessore, tra cui Giorgio Morandi, Lara Favaretto, il già citato Giuseppe Penone e Anna Maria Maiolino.