Per dare valore al lavoro non basta scendere in piazza

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Per dare valore al lavoro non basta scendere in piazza

19 Ottobre 2007

L’Italia è o non è un Paese di precari? “No, non lo è”. Snocciola dati e percentuali l’ex ministro del Welfare Roberto Maroni per difendere la Legge Biagi, che prevedendo contratti a termine e interinali ha semplicemente “favorito l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e dato la possibilità di trovare un’occupazione stabile, scongiurando quindi l’alternativa di lavorare in nero e introducendo la flessibilità regolata”.

E’ riassunto in queste poche battute il perché dell’iniziativa di sabato intitolata “Dare valore al lavoro”, un convegno bipartisan che farà da contraltare alla manifestazione della sinistra radicale organizzata contro la Legge Biagi. Manifestazione che Maroni definisce “pericolosa dal punto di vista politico, inizialmente organizzata contro il Governo e contro il Protocollo sul welfare ma che non vedrà la partecipazione di molti ministri il cui timore è di perdere la poltrona”. Se da una parte scenderanno in piazza Rifondazione Comunista, il Pdci, alcune frange della Cgil e tutto mondo della sinistra radicale – con la benedizione del Presidente della Camera Fausto Bertinotti, che qualche giorno fa aveva spiegato agli italiani come una partecipazione rilevante fosse “interesse del Paese” – dall’altra parte, al teatro Capranica a Roma per iniziativa di Giuliano Cazzola, si incontreranno e confronteranno sindacalisti e riformisti, imprenditori e politici, centrodestra e centrosinistra.

Ci saranno i due esponenti del Pd Nicola Rossi e Antonio Polito e il giuslavorista Pietro Ichino, i leader di Cisl e Uil Bonanni e Angeletti, i rappresentanti di Confindustria. Il mondo politico sarà rappresentato, tra gli altri, da Marco Pannella, Pierferdinando Casini, Roberto Maroni appunto, il diniano Natale d’Amico, Renato Brunetta, Daniele Capezzone. Una vera manifestazione bipartisan, organizzata con l’obiettivo di confermare ancora una volta piena fiducia alla Legge Biagi: “Ci sono i sindacati – spiega il leghista Maroni – e la loro presenza è la testimonianza del fatto che la Biagi non è una legge contro i lavoratori come invece la sinistra vuole far credere agli italiani. Sventolano la bandiera del precariato senza dire che l’Italia ha una percentuale bassa (il 12%) di lavoratori con contratto a tempo determinato, contro il 14% di Francia e Germania”.

Era stato soprattutto il tema del precariato e dei contratti a termine ad agitare le acque nei giorni scorsi, quando dal Consiglio dei Ministri del 12 era uscito un testo “fasullo” rispetto al Protocollo firmato il 23 luglio, che scontentando tutti aveva costretto Prodi e Tps a fare un passo indietro presentando un nuovo disegno di legge prima della manifestazione di sabato. Confindustria e la Cisl non accettavano che fossero stati introdotti nuovi vincoli sui contratti a termine; i  sindacati – dopo il successo del referendum – gridavano al tradimento (“Il nuovo accordo non rispetta gli accordi presi a luglio perché non garantisce ai giovani una pensione pari al 60% della retribuzione”, hanno continuato a dire per due giorni); mentre dalle fila della futura “Cosa rossa” si accusava il Governo di non aver fatto abbastanza sul fronte della precarietà.

Il nuovo testo è arrivato ed è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 17, ma la partita è ancora tutta da giocare: il “nuovo” Disegno di legge dovrà infatti essere approvato entro il 31 dicembre in quanto collegato di sessione alla Finanziaria e la sinistra radicale non mancherà di far sentire la sua voce. “Proveranno a far passare nuove modifiche in Parlamento %E2