Per divenire efficiente, la Pubblica Amministrazione deve essere moderna

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Per divenire efficiente, la Pubblica Amministrazione deve essere moderna

01 Agosto 2008

E’ passata un po’ sotto traccia la notizia che il primo Ministro del Montenegro ha annunciato che il suo paese intende presentare richiesta di adesione all’Ue entro la fine dell’anno. Il governo di Podgorica ha tra l’altro adottato recentemente un programma nazionale d’integrazione in Europa, che prevede che il paese sia completamente preparato a entrare a far parte dell’Ue alla fine del 2012. Questa è, al contrario, una notizia importantissima.

Ricordo il Presidente Berlusconi che, nel 2001 sollecitava le PP.AA. ad usare tutti gli strumenti normativi nazionali e non, per inserirsi nei sistemi degli allora 10 paesi in adesione. Poco da parte delle stesse PP.AA. è stato fatto proprio se si pensa ad uno degli strumenti più in voga – il programma PHARE ed i suoi “gemellaggi amministrativi” –  che da tutti è stato usato ( Francia, Germania, Spagna soprattutto) poco, invece, dalle PP.AA. italiane.

I progetti Twinning sono strumenti di assistenza tecnica della Commissione Europea in favore di determinati Paesi e finalizzati alla armonizzazione tecnica e legislativa di specifiche aree dell’acquis communautaire. La loro esecuzione è limitata a soggetti della pubblica amministrazione di primo livello (come da convenzione-quadro tra l’Italia e l’U.E sottoscritta il 05 /02/1999) ovvero a soggetti pubblici denominati “Mandated Bodies” che operano sulla base di specifica autorizzazione della Commissione Europea indicati specificamente dalle PA “mandanti”.

Per quanto riguarda i beneficiari dei progetti si tratta, nella quasi totalità dei casi, di Ministeri ovvero enti pubblici dei paesi beneficiari e i progetti possono prevedere sia l’armonizzazione della legislazione di settore, la messa a norma di laboratori dedicati, lo sviluppo del sistema amministrativo preposto alla gestione del settore, che la formazione e l’assistenza tecnica di dirigenti e di operatori di campo. Un budget di progetto varia da cifre intorno agli Euro 350.000 per i progetti più piccoli fino ad Euro 2.000.000. La durata varia da minimo 12 mesi fino a 2 anni. Ben poca cosa rispetto al fiume di danaro (in base al programma Europaid) che dovrebbe, successivamente, servire alla realizzazione concreta delle norme recepite e che vengono tecnicamente definite come attività di institutional building.

L’Unione europea garantendo che le risorse finanziarie –  che devono essere integrate dalle iniziative degli Stati membri e di altri partner internazionali e attentamente coordinate con esse – di cui la Comunità disponeva per l’attuazione del processo di stabilizzazione e di associazione (4,65 miliardi di euro nell’ambito di CARDS), siano completamente ed efficacemente utilizzate mette in condizione le amministrazioni pubbliche degli Stati membri di concorrere, con le migliori professionalità pubbliche, per dare le migliori metodologie di recepimento degli standards comunitari in tutti i capitoli dell’aquis.

Con il gemellaggio amministrativo la Commissione europea intende aiutare i Paesi Candidati ad acquisire la capacità autonoma di recepire, applicare e far rispettare l’acquis nella sua totalità prima della loro adesione all’Unione europea. Senza ricordare la mal utilizzata – proprio per molte incapacità delle pubbliche amministrazioni italiane – legge 84 del 21.3.2001, che detta le disposizioni per la partecipazione italiana alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo di paesi dell’area balcanica

L’Unione europea concesse unilateralmente ai prodotti provenienti dai Balcani il quasi libero accesso ai mercati. L’obiettivo era chiaro: aumentare il livello generale delle importazioni dai paesi dei Balcani occidentali, rimaste fino ad allora assai modeste (meno dello 0,6% di tutte le importazioni comunitarie), favorendo così la crescita economica della regione. Il regime commerciale serve da catalizzatore allo sviluppo di una rete di accordi di libero scambio tra i paesi interessati dal processo di stabilizzazione e di associazione e al di là di questo, ma i paesi interessati devono adoperarsi per instaurare un regime di libero scambio con l’UE – e tra di essi – entro un termine stabilito.

Se la decisione dell’UE di aprire i suoi mercati ha già dato un impulso indispensabile alle esportazioni, si può senz’altro affermare che aveva ragione il Presidente Berlusconi già dal 2001: ci si inserisce nei sistemi-paesi degli Stati con tutti gli strumenti, specie quelli normativi, sia nazionali che comunitari e non solo con la concessione degli aiuti unilaterali. Ma dove e quanti sono i funzionari pubblici capaci di partecipare a tali progetti e di vincerli?