Per Ferrero  le moschee sono  i nuovi soviet

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Per Ferrero le moschee sono i nuovi soviet

16 Luglio 2007

Da anni la sinistra italiana sta perseguendo tenacemente un progetto devastante e inquietante: distruggere la nazione sostituendola con la mondialità e il multiculturalismo. Un’ideologia mondialista che sostituisce, secondo criteri studiati già da Pareto e infine approfonditi da Pellicani e Boudon, l’ideologia terzinternazionalista oggi resuscitata, ma sempre complice un pezzo di Islam, da Chavez, alleato di Ahmadinejad. Ferrero è il più radicale in questo progetto e sta diventando odioso il suo atteggiamento ferocemente comunista e blindato: avanti tutta, costi quello che costi. I fatti sono noti. Mentre il governo sta regalando a questo Paese in piena crisi democratica l’ultima svolta linguistica del suo genio infinito, i Cus – cioè un mix, ancora di più: un aborto, costruito attorno al nodo privatistico-pubblicistico, prevedendo addirittura qualcosa di assai simile al ripudio, tanto per prostrarsi ancora alla legge islamica -, ecco, mentre tutto questo accade, l’ideologia della solidarietà sociale e del volontariato producono, di fatto, una strada parallela a quella statuale, legittima, di formazione degli immigrati: un progetto che vale dieci milioni di euro del tesoretto, suppongo, certamente delle tasse degli italiani.

Ora non mettono soltanto le mani nelle tasche degli italiani, ma entrano anche in casa loro e violentano la loro coscienza con il ricatto della solidarietà e dell’integrazione. Complice di questo misfatto, che sta indignando anche gente della vecchia guardia che non si capisce come mai stia da quella parte, al solito, il ministro di cartapesta, Amato%2C la tigre di carta che segue gli impulsi della società, come ha sempre fatto, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte. La democrazia, che si regge sull’unità dello statuto pubblico della formazione di ogni cittadino e di quelli che devono diventare cittadini, è alla canna del gas. E ce la stanno portando i nostri sciagurati governanti. Questo è il primo dato. Ma non è tutto. E’ sconvolgente – e solidarizzo con ogni virgola dell’articolo straziante perché inondato di verità storiche e culturali della Magli, pubblicato sul Giornale – che tutto ciò che sta per essere mandato al macero in tutto il mondo, a cominciare dal multiculturalismo, stia diventando il cavallo di Troia della sinistra per vincere o perlomeno per resistere, costruendo solide roccaforti di consenso nella società.

Ferrero da tempo sta pensando alla distruzione sistematica di un ordine sociale fondato sulla legittimità dello Stato e sul primato della politica sulla società, anche e soprattutto quando si tratta di immigrazione e perciò di integrazione. Si tratta di una subcultura che dobbiamo prendere in serissima considerazione perché sta diventando senso comune, anche in settori non irrilevanti della Chiesa, ad esempio dalle parti di Pax Christi. Si tratta di eversione ideologica che produce eversione istituzionale e caos nella nazione. Alla crisi della democrazia già in stato avanzato, si aggiungerebbe una sorta di “potere ai Soviet”, che stanno per diventare le moschee, i nuovi ben celati “centri culturali”, l’ultimo inganno ideologico di questa violenta e sgangherata sinistra. Eversione pura. Con il plauso di Toni Negri e delle carcasse di Autonomia Operaia. Non è casuale, lo ripeto per l’ennesima volta, che il nuovo brigatismo rosso, in primo luogo la Lioce, abbia indicato nel wahabismo radicale l’alleato oggettivamente convergente su un punto in particolare: lo scardinamento del sistema istituzionale e sociale dall’interno.

Ferrero è oggi alleato di questo disegno. Dall’alto del suo ministero sta cominciando a contare i voti degli immigrati, ben sapendo che la guerra di resistenza può durare anni e che dunque è bene nutrire le truppe. Con i soldi degli italiani. Scontato per gli anti-italiani eversori. Dunque, l’interpellanza del Sen. Quagliariello, che chiede giustamente di sapere con quali criteri verranno individuate le associazioni che terranno i corsi agli immigrati dentro le moschee-centri culturali (spesso centrali di propaganda terroristica), tutela non soltanto i soldi dei contribuenti, dato costituzionale e sovente trascurato, ma anche, anzi soprattutto, la realtà costitutiva della democrazia come nazione e come ethos e cultura accomunanti un popolo. Il pericolo di una disgregazione creata ad arte per mantenere le posizioni nella società e nei centri sociali nutrendo clientele di ignoranti di rango con targa dei “loro” è altissimo e di fronte a noi. Prendiamo finalmente atto una buona volta della dura realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Questo è l’Islam a misura dell’eversione dai ministeri, propria della sinistra. Pulp Islam. E qui non c’è di mezzo il grande Quentin Tarantino.