Per Gentiloni l’Italia torna a rivedere le stelle (con il binocolo)

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Per Gentiloni l’Italia torna a rivedere le stelle (con il binocolo)

Per Gentiloni l’Italia torna a rivedere le stelle (con il binocolo)

29 Giugno 2017

Forse all’inizio Gentiloni non avrà creduto ai suoi occhi. Troppo bello per essere vero. I dati diffusi oggi dall’agenzia di rating Standard&Poor’s (S&P) e da Confindustria rivedono al rialzo le stime di crescita del Pil italiano per il 2017 dall’0,8% all’1,2/1,3%. Trend di crescita confermato in parte anche da Istat e Bankitalia. “È degno di un lancio spaziale” ha esclamato il premier commentano i dati, qualche punto più dell’uno per cento. Espressione che, di primo acchito, quasi nessuno attribuirebbe al premier, noto per il suo aplomb quasi mai fuori dalla righe. Eppure è così.

Ma cos’è successo? Jobs Act e politica economica dei governi Renzi e del clone Gentiloni improvvisamente hanno iniziato a funzionare? Non proprio. A farci capire come mai le stime di crescita dell’Italia iniziano, timidamente e dopo anni, a salire ci ha pensato l’indicatore del sentimento economico (ESI) della Commissione Ue, secondo cui la fiducia dei consumatori e produttori in tutta Europa è aumentata di 1,9% punti nella zona euro e di 1,6 punti nella Ue, raggiungendo il livello più alto dall’agosto 2007. Un trend positivo sostenuto anche dalla politica dei tassi di interesse bassi dalla Banca Centrale Europea voluta fortemente dal presidente Draghi. Insomma, in poche parole, tutti i paesi europei sono tornati a crescere. Tant’è che l’ESI è cresciuto soprattutto in Germania (+2,4), Francia (+2,2) e Olanda (+1,6), e leggermente in Spagna (+0,5).

E in Italia? Il dato, come dicono fonti europee, è rimasto piatto. Non a caso il Belpaese risulta ancora fanalino di coda per la crescita nella zona euro dove le previsioni di crescita si attestano all’1,7% nel 2017 e all’1,8% nel 2018. Mentre per l’Ue nel suo complesso, la crescita del Pil dovrebbe rimanere stabile all’1,9% per entrambi gli anni. Quindi, pur prendendo per buono l’aumento del Pil dell’1,3% annunciato da S&P e Confindustria, saremmo comunque ancora lontani dal trend di crescita europeo. E in ogni caso, anche se il governo tenta in tutti i modi di assegnarsi i meriti della “ripresina” italiana questa non è certo aliena dai trend macroeconomici internazionali. Tra l’altro l’operazione di Gentiloni & Co. è un film già andato in onda anche con l’ex premier Renzi: quando i dati macroeconomici erano positivi, si gridava al successo delle politiche economiche del governo.

Annuncite renziana a parte, tornando alla “ripresina” italiana, viene da chiedersi: ma si sta facendo qualcosa per salire e rimanere sul treno della crescita europea? Anche perché a complicare ulteriormente la situazione in casa nostra è il peso dell’enorme debito pubblico che con il governo Renzi è aumento di ben 135 miliardi e, secondo i dati della Commissione Ue, nei prossimi anni è dato in costante crescita, nonostante Padoan continui a ripetere che “si è stabilizzato”. Se a questo si aggiungono le criticità del nostro sistema bancario (vedi il caso Banche Venete) – dove si va avanti di salvataggio in salvataggio piuttosto che prevedere un programma di consolidamento di lungo periodo -, il progressivo taglio degli investimenti pubblici, passati da oltre 41 miliardi nel 2012 ai 35 l’anno scorso, annunciato dal commissario alla spending review Gutgeld – scelta, per la verità, ben poco virtuosa, visto che tagliarli deprime la crescita con effetti negativi sui conti pubblici – e l’incertezza politica che si profila con le elezioni dell’anno prossimo, la possibilità di salire e restare sul treno della crescita europea è tutt’altro che scontata.

Forse ora, leggendo questi dati, Gentiloni capirà che, più che andare nello spazio, l’Italia, almeno per il momento, non si è mai schiodata dalla terra ferma.