Per Giorgio Soavi la scrittura è sempre stata un’arte

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Per Giorgio Soavi la scrittura è sempre stata un’arte

12 Marzo 2011

"Ti ho detto che l’ignoranza è una delle mie forze. L’altra,e so di bestemmiare, è stata quella di aver perduto i genitori da giovane. Li ho sempre ricordati con slancio, ma una volta cresciuto, e con il carattere che mi ritrovo, avrei sofferto per loro, e li avrei fatti molto soffrire" (da Lettere d’Amore sulla Bellezza, ndr). Questo era Giorgio Soavi. Scrittore e poeta. Giornalista e conoscitore d’arte. Oltre che fervido collezionista. Fondatore del quotidiano il Giornale, insieme ad Indro Montanelli.
Ma era stata l’arte ad averlo legato da sempre a innumerevoli imprese.  Come le ormai leggendarie Agende Olivetti, che gli aveva permesso di commissionare una serie di opere ad artisti come Sutherland, Delvaux, Botero, Marini, Cassinari, Morlotti, Mattioli, Ferroni e tanti altri. E come amico aveva invece seguito personalmente e a più riprese, la carriera di altri pittori come: De Chirico, Bottoni, Guarienti e Pignatelli.

La sua quadreria nascondeva capolavori come il gigantesco ritratto di Sutherland, o l’oscuro ritratto di Giacometti. La sua casa-museo,  nel cuore di Milano, a pochi passi da San Babila,  era stracolma di libri, di opere d’arte e di oggetti sparsi ovunque, apparentemente senza un perché. Anche se ognuno di loro nascondeva una storia, un aneddoto, un ricordo. Lui stesso scriveva: "La mia casa è un insieme di ripiani… se le vasche da bagno fossero a ripiani, non farei mai il bagno perché una vasca così grande e bianca sarebbe un’ottima base per sistemare libri, oggetti e sculture…". L’avevo conosciuto personalmente tardi, forse troppo tardi. Grazie ad un amico comune: il gallerista e nobile corniciaio Lillo Bolzani, di Milano. Che mi aveva portato da lui, per visionare un manoscritto, ovviamente inedito.

Dal titolo, forse provvisorio: Viaggio in Italia con Francis Bacon (parte seconda). Perché la parte prima, era già stata pubblicata nel 1979, da Franco Angeli, ora introvabile, cioè fuori pubblicazione. C’era nell’aria la possibilità di poter ripubblicare tutti e due i volumi per intero. Anche se lui non aveva più voglia di mettersi in gioco. Soprattutto non aveva più voglia di chiedere, ad un editore, di credere ancora una volta nella sua opera di romanziere. Proprio lui che aveva già pubblicato pietre miliari della letteratura, per Mondadori, Einaudi, Longanesi e Rizzoli. In quel primo incontro, Soavi, mi concesse l’onore di poter leggere quel manoscritto. Che trovai ovviamente geniale. Correzioni comprese. Un manoscritto che assomigliava ad un libro di bozzetti d’artista. Poi  di poterne curare una prima edizione assoluta. Purtroppo, a distanza di alcuni anni, quel progetto è rimasto incompiuto.

Ma siccome la speranza è sempre l’ultima a morire, oggi quel progetto vive ancora nella mia memoria e in quella dell’amico Bolzani. Che non ha mai smesso, come me, di credere in una doverosa riscoperta di un intellettuale che ha dato tanto alla nostra cultura collettiva.  Della sua produzione narrativa sono da ricordare le Lettere d’amore sulla bellezza, romanzo epistolare scritto a quattro mani con Vittorio Gassman, nel 1995. Poi Goccioline, racconti erotici pubblicati a quasi 80 anni cui è seguito il romanzo, Nella tua carnagione, uscito nel 2005, con al centro della trama, la modella che ispirò un celebre quadro al pittore e incisore tedesco, Hans Baldung detto Grien, nel 1500. Erotismo e istintualità dell’amore, della passione amorosa trascinata dai sensi sino a fantasie visionarie, sono del resto la sostanza delle sue poesie, nelle opere La moglie che dorme del 1963, e in Poesie per noi due, pubblicate nel 1972 con illustrazioni di Renato Guttuso.