Per gli 007 l’unico terrorismo che l’Italia deve temere è quello informatico
29 Febbraio 2012
Il rapporto dei servizi segreti nell’ annuale relazione al Parlamento è stato reso pubblico in una giornata, quella di lunedi’ 27 febbraio, densa di notizie sul fronte della sicurezza globale. Mentre in Russia Vladimir Putin denunciava un piano per assassinarlo orchestrato dai soliti ceceni, negli Stati Uniti Stratfor subiva l’ennesimo attacco al cuore da parte degli hacker di Anonymous, e in Italia, a seguito delle proteste No Tav in Val Susa, col grave incidente occorso a Luca Abbà, uno dei leader della rivolta, i siti istituzionali di Polizia e Carabinieri finivano nel mirino del medesimo gruppo di agguerriti pirati telematici, lesto a sintonizzarsi sulla linea dei movimenti piemontesi.
Una sinergia, quest’ ultima, che potrebbe ripetersi nelle prossime settimane, agganciandosi ai vari fronti "caldi", e creando una minaccia seria alle capacità operative delle forze dell’ ordine. Il recente allarme di Antonio Manganelli su possibili omicidi da parte di fazioni estreme dell’ anarchia ha indotto le diverse strutture d’Intelligence e dei corpi speciali a un monitoraggio sul territorio ancora più serrato del consueto, che dovrebbe prevenire sul nascere tentativi d’ eliminazione fisica di obiettivi particolarmente a rischio: uomini di partito, professori universitari, esponenti di governo e imprese, giornalisti. Le maggiori ambasce sono quindi temute dal punto di vista delle scorribande informatiche, terreno sul quale anche strutture internazionali difensive d’ élite, pubbliche e private, vengono sovente colte impreparate.