Per i comunisti italiani Bush è peggio di Stalin

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Per i comunisti italiani Bush è peggio di Stalin

09 Novembre 2007

Per tutto l’ultimo ventennio, precisamente dalla caduta del
muro di Berlino, qualcuno si è  illuso
che i comunisti rimasti (o perlomeno quegli individui e partiti nostrani che
ancora oggi si definiscono tali) avessero un minimo di pudore e buonsenso.
Qualcuno ha creduto che nonostante si definissero ancora tali alla parola
avrebbero dato un significato diverso di pensiero e di azione, riconoscendo
implicitamente se non gli orrori almeno gli errori dei totalitarismi rossi del
secolo scorso. Ma l’intervista rilasciata ieri ad Affari Italiani dall’eurodeputato del Pdci Marco Rizzo – e c’è da
augurarsi che abbia la maggiore risonanza possibile – è il mezzo ideale per un
provvidenziale disincanto di chi crede alla favola del comunismo buono, del
comunismo dal volto umano. Tralasciamo la boutade
di Diliberto di qualche giorno prima sulla salma di Lenin (l’intervista
nasce a seguito dell’episodio) che pure merita una postilla: provate ad
immaginare cosa succederebbe se qualcuno, sempre “scherzando” come il
segretario del Pdci, chiedesse di trasferire in Italia la salma di un Pinochet…

L’intervista di Rizzo è scandita da un crescendo di clamorose
affermazioni, da qui la notevole difficoltà nello scegliere gli estratti. Dopo
aver spiegato a proposito della Rivoluzione d’ottobre che “per la prima volta
le classi subalterne non solo cambiano una storia millenaria, fatta di
sconfitte, ma addirittura conquistano il potere e si fanno Stato” (quando è
ormai pacifico che si trattò di un vero e proprio colpo di Stato da parte di un
manipolo di persone armate), ecco il primo scivolone di Rizzo: “La figura di
Lenin va assolutamente rivalutata”. Qui l’errore non è tanto dottrinale, quanto
logico. Se oggi sappiamo la verità, cioè che fu proprio Lenin a ideare i gulag
e a iniziare le repressioni di massa che in seguito diventeranno la norma (la
regolarizzazione del terrorismo rivoluzionario) è dovuto proprio ad una
rivalutazione del personaggio. La figura mitica e fascinosa, nonché falsa, del
rivoluzionario di professione è stata sostituita da quella del dittatore di
mestiere proprio a seguito dell’accumulo di maggiori informazioni storiche e
biografiche e di un dibattito più sereno e meno influenzato dopo la scomparsa
dei regimi: la ri-rivalutazione di Rizzo ha quindi il sapore ideologico di una
storia da riscrivere a discapito della verità. 

L’eurodeputato comunista si lancia poi in una sorta di
elogio dell’Unione Sovietica: “Se fosse per me preferirei che ci fosse ancora
la bandiera rossa sul Cremlino”, lamentando che il crollo dell’Urss fu dovuto
all’arretratezza della società prerivoluzionaria (“se la rivoluzione fosse
stata fatta in Germania probabilmente non sarebbe crollata”). Dopo l’errore
logico quello di coerenza. Fino ad oggi la professione dei neo-comunisti era
spiegarci che in Urss il comunismo è stato applicato male, che l’idea conserva
ancora una sua validità e una sua coerenza: come si concilia questo con la
nostalgia del regime sovietico? Era o non era l’impero del male di reaganiana
memoria? Sono ambiguità connaturate all’essere comunista, a quel particolare
tipo antropologico dell’homo ideologicus:
come diceva Bloch, “se i fatti non si adeguano alle idee tanto peggio per i
fatti”. Una regola che a quanto pare per Rizzo è ancora valida.

L’intervista prosegue, parlando di Stalin come “figura
contraddittoria”. E si lancia in un improbabile paragone con Hitler: “Hitler aveva come obiettivo lo sterminio di un’intera
razza e la morte delle persone. Stalin l’ha praticata, ma come obiettivo aveva
la costruzione di una società giusta”. Viene da domandarsi qual è il pensiero
di Rizzo su tutti gli altri dittatori comunisti e come può conciliarli con
quanto afferma. Castro (per il quale nutre ammirazione e affetto), Ceaucescu
, Ho Chi Min, Mao e via di seguito contribuiscono a
smentire le sue affermazioni circa l’errata applicazione di Stalin. Come è
possibile che tutti coloro che hanno provato ad edificare società giuste siano
riusciti soltanto a realizzare ecatombe? La critica di Rizzo a Stalin non è,
come crede lui, ad una eccezione nella regola. Semmai la regola è che dovunque
si sia provato a realizzare il comunismo si sia fallito miseramente.
L’eccezione mai vista sarebbe vedere un regime felicemente realizzato. Quanto
al paragone con Hitler, anche il dittatore tedesco aveva in mente una sua
giustizia, una sua ideologia, i suoi morti ammazzati non erano fini a sé stessi.
È l’ideologia il pericolo, non il suo colore: e poi, per quanto possa suonare
politicamente scorretto, le aberrazioni naziste hanno fatto molti meno morti
del comunismo, che in ottant’anni di disonorata carriera è riuscito a far
impallidire le cifre degli stermini nazisti.

E poi il culmine: “Meglio Stalin
di Bush. Perché il capitalismo di Bush, tra guerre e morti per fame, che non si
contano mai, è più dannoso di quello che ha fatto Stalin”. No onorevole Rizzo,
questa è una affermazione che neanche un comunista ferreo può permettersi. Gli
Stati Uniti con la loro egemonia sono ovviamente perfettibili ma hanno
rappresentato e guidato negli anni della guerra fredda quel mondo libero
fortunatamente scampato alle miserie d’oltrecortina. Né si sono macchiati di
quella che è la più grande colpa del comunismo: la follia di uno potere statale
che si rivolge contro i suoi stessi cittadini, che fa dello sterminio dei suoi
compatrioti la regola operativa. Le dittature comuniste hanno il triste primato
di aver chiuso i propri confini non per evitare l’ingresso (come è immaginabile
trattandosi di restrizioni doganali) ma per impedire l’uscita, rendendo tutti
prigionieri del proprio paese. Questo non avviene in nessuna democrazia
occidentale né risulta che in Italia o negli Stati Uniti siano previste pene
carcerarie e lavori forzati per gli anti-comunisti e per chi ha un credo
religioso. Cose che per i rivoluzionari, di lotta o di governo, erano
all’ordine del giorno.

La storia ha pronunciato la sua
condanna, gli uomini non ancora abbastanza. Tanti sono i motivi di questa ritrosia
non ultimo il fatto che il comunismo è imploso da sé e non è stato sconfitto
direttamente manu militari su un
campo di battaglia come è stato il nazismo. A ciò si aggiungano anche le
“sacche di resistenza” considerevoli sparse ancora per il mondo (per esempio
Cina, Corea del Nord, Cuba), ma nessun motivo è sufficiente per chiudere gli
occhi di fronte a questa condanna. E questo vale per chiunque, anche per un
comunista irredento come Rizzo.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano D’Alema e Bertinotti.