Per i diplomatici, immunità è impunità?

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Per i diplomatici, immunità è impunità?

11 Ottobre 2017

Nella notte tra sabato e domenica scorsa, in un bar di Manhattan, a New York, una ragazza di 23 anni è stata pesantemente molestata da un alto funzionario delle Nazioni Unite. Acchiappato dalla polizia mentre tentava la fuga, l’uomo, Hassan Salih, sudanese 36enne, è stato interrogato ma immediatamente rilasciato dopo aver esibito il documento che attestava la sua immunità diplomatica.   

Quella dell’impunità del personale diplomatico in giro per il mondo è un problema  noto. Lo status che li qualifica come “intoccabili”, e di cui beneficiano anche i loro familiari, è sancito dalla Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche che, ratificata da ben 191 Paesi, compresi gli Stati Uniti, considera gli ambasciatori non come semplici individui ma come agenti dello Stato che rappresentano, e per questo non suscettibili di “alcuna forma di arresto o detenzione”.

Colpisce, in particolare, che a godere di questo anacronistico privilegio sia proprio chi, per mestiere, si occupa di alta politica, pace tra i popoli e salvaguardia dei diritti umani. Stando alla Convenzione su citata, solo i Governi di provenienza dei funzionari possono revocare l’immunità concessa per lasciare che i propri uomini possano affrontare, come qualsiasi altro cittadino, un regolare procedimento penale. Purtroppo, però, ciò non accade mai e, in genere, gli ambasciatori vengono semplicemente richiamati a casa.

E’ quello che è successo a luglio, tanto per fare un esempio, nel caso di un diplomatico afghano, Mohammad Yama Aini, arrestato a New York per violente percosse sulla moglie ma subito messo in libertà e rispedito in patria. Stesso trattamento anche per l’ambasciatore tedesco Joachim Haubrichs che, lo scorso anno, il Governo statunitense avrebbe voluto processare per il feroce maltrattamento della coniuge se non fosse stato per il deciso “niet” arrivato da Berlino. Non è forse arrivato il momento di rivedere quella vecchia Convenzione del 1961 e concedere anche agli ambasciatori, uomini prima che inviolabili funzionari di Stato, la possibilità di poter pagare per i propri errori?