Per il “Misery Index” l’Italia non sta messa poi così male

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Per il “Misery Index” l’Italia non sta messa poi così male

Per il “Misery Index” l’Italia non sta messa poi così male

10 Gennaio 2011

L’anno 2010 si è concluso – un anno non certamente facile per l’Italia. Verso la fine di Dicembre si sono tenute le consuete somme di fine anno e di conseguenza si sono discussi ed elencati i vari problemi che affliggono il nostro paese, che sono effettivamente molti e non si possono e non si devono nascondere (si veda l’articolo di Ernesto Galli della Loggia, 30 Dicembre 2010 sul Corriere della Sera). Nessuno di questi problemi ha un’origine recente; infatti, predatano il corrente governo – e per molti versi pure quello precedente.

Nonostante tutto, se per un attimo mettiamo a parte l’elenco dei problemi, e guardiamo con speranza ed ottimismo al nuovo anno, si possono scorgere anche alcuni segni positivi – in particolare se ci si sofferma sulla situazione corrente in altri paesi. E’ facile dire, e lo si sente spesso, che non ci si deve confrontare troppo con le disgrazie altrui, e quindi illudersi che le cose non vanno poi così male. Tuttavia è anche importante riconoscere come contingenze globali abbiano un’importante influenza sullo stato delle cose in Italia. In aggiunta, dal momento che l’anno scorso si sono fatti molti paragoni con altri paesi per sottolineare l’inadeguatezza del nostro in molti aspetti, è giusto guardare anche ad alcuni aspetti positivi.

In particolare, abbiamo preso in considerazione una serie misure statistiche che rigurdano l’economia: specificamente il Misery Index e i suoi componenti (disoccupazione, inflazione, e, a seconda delle definizioni, crescita economica). In più abbiamo considerato la situazione del deficit and del debito pubblico. Il Misery Index è un indice economico originalmente sviluppato dall’economista Arthur Okun consigliere del Presidente Johnson negli anni Sessanta. Si tratta semplicemente del tasso di disoccupazione sommato al tasso di inflazione. Un alto livello di disoccupazione e un’accelerazione dell’inflazione creano costi economici e sociali ed un elevato livello del Misery Index quindi indica un peggioramento nelle condizioni economiche del paese. Negli anni settanta l’ economista della Chicago University Robert Barro sviluppò una versione differente dell’Index che include anche il tasso di crescita economica.

Usando le stime pubblicate settimanalmente dall’ Economist è possibile seguire l’andamento del Misery Index per le maggiori economie mondiali ed i paesi dell’OECD (o OCSE). In particolare, usando l’ultimo numero dell’Economist del 2010 abbiamo stilato una lista del Misery Index per i paesi OECD. Tale lista posiziona l’Italia al sedicesimo posto fra le 33 economie dell’OECD e molto vicino alla media (10.1 il valore per l’Italia e 10.5 il valore per la media dei paesi OECD). Il risultato per l’Italia è migliore di quello degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia (senza parlare della Spagna). L’Italia quindi, mentre non è al vertice, non è nemmeno al fondo. Si trova piu’ o meno verso meta’ ‘classifica’.

Inoltre, è probabile che tale posizione rimarrà più o meno simile nel 2011 e nei prossimi anni. Usando proiezioni dell’agenzia di consulenza Oxford Economics per il 2011 si può vedere che dal punto di vista delle statistiche economiche l’Italia si trova più o meno in linea con la media della zona Euro: avrà un tasso di inflazione al 1.7 per cento (il settimo più basso sui diciasette paesi della moneta unica) ed un tasso di disoccupazione dell’ 8 per cento (l’ottavo più basso). Dal punto di vista del deficit pubblico con un gap del 4.5 per cento nel 2011 l’Italia si troverà al settimo posto (e più basso della media della zona Euro del 4.9 per cento). Solo per quanto riguarda il tasso di crescita del GDP il nostro paese figura nei posti peggiori – con una crescita dell0 0.8 per cento nel 2011 si posiziona al tredicesimo posto.

Se poi si vuol prendere una prospettiva storica, è possibile osservare come il livello corrente del Misery index di 10.1, mentre più alto dei livelli minimi raggiunti dall’Italia nel 2007 (8.1), rimane uno dei più bassi degli ultimi trent’anni. Solo nel 2005, 2006 e 2007 il livello del Misery Index è sceso sotto il valore del 2010. In un working paper di nostra prossima pubblicazione analizzeremo in maggior dettaglio tali risultati e confronti (su queste pagine inoltre continueremo a seguire l’anadmento del Misery Index e pubblicheremo ulteriori analisi a tal riguardo). Sembra quindi che a dispetto di tutte le varie notizie negative, è possible trovare qualche segnale positivo che rende possible essere piu’ ottimisti in questo inizio di anno nuovo.