Per il Papa l’evangelizzazione del mondo deve ripartire da Occidente

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Per il Papa l’evangelizzazione del mondo deve ripartire da Occidente

05 Gennaio 2011

Il Papa ha nominato i membri del neo costituito Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione dell’Occidente. Quali riflessioni si possono fare, scorrendo i nomi dei componenti?

Prima di tutto va ricordato che nella strategia di Benedetto XVI, senza nulla togliere all’importanza delle Chiese asiatiche ed africane, dalla rievangelizzazione dell’Occidente passerà l’evangelizzazione nel nuovo millennio. Può sembrare strana una strategia di questo genere. Cosa aspettarsi dalla stanca Europa e dalla confusa America Latina? Perché non affidarsi alle nuove comunità cristiane dell’Asia, come la Chiesa vietnamita o sudcoreana o, perché no, cinese? Perché non puntare sulle giovani Chiese d’Africa? Il Papa punta su tutte le Chiese, naturalmente, perché tutte sono Chiesa. Ci sono però dei motivi particolari per ritenere che se non riparte il motore occidentale anche gli altri ambiti non potranno avere un grande futuro. I motivi di questa idea di Benedetto XVI sono principalmente due.

Il primo deriva da una constatazione: l’occidente è giunto là dove anche gli altri, prima o dopo, giungeranno. Il processo di secolarizzazione non è un fenomeno necessario, né incontrovertibile, però è un’ampia, forte, persistente dinamica davanti alla quale non si possono chiudere gli occhi. La sfida delle sfide è quindi qui, perché qui per la prima volta nella storia si è costituita una cultura che prescinde dalla religione, perché qui per la prima volta si è costituito un nuovo assoluto irreligioso, l’assoluto della scienza e della tecnica. Se il cristianesimo non “regge” qui, difficilmente reggerà altrove.
Il secondo è un motivo ancora più profondo e tipicamente ratzingeriano. Nell’Occidente si è verificato quell’incontro tra fede e ragione che ora l’Occidente stesso rifiuta, ma tale apostasia non può né cancellare il passato né far dimenticare che da esso dipende anche il futuro sia dell’Occidente sia del Cristianesimo. Nella religione di Cristo si è verificato l’incontro – che Ratzinger, anche in epoca di imperante deellenizzazione del cristianesimo, ha sempre considerato “provvidenziale” – tra la sapienza biblica e la religione greca. A prescindere da ciò, le menti umane non potranno più nemmeno avvertire la novità cristiana, perché disabituate al vero, al buono e al bello.

Queste osservazioni ci possono guidare a valutare la composizione del Pontificio Consiglio. Non tutti i vescovi e non tutti i cardinali credono che sia necessaria una nuova evangelizzazione dell’Occidente, anche perché questo comporta la revisione di una visione troppo ottimistica del mondo, che qualcuno attribuisce alla Gaudium et spes del Vaticano II. Revisione che non tutti gli altri prelati si sentono di fare. Da un esame dei nomi dei membri, sembra tuttavia che la maggioranza sia sulla linea del Papa e che quindi Mons. Fisichella non dovrà lottare troppo all’interno del nuovo Pontificio Consiglio. Il patriarca di Venezia Angelo Scola è sostanzialmente di questa idea, anche se il suo dire sempre molto complesso ed articolato lascia aperte delle fessure anche per discorsi meno netti e definiti di quelli del Papa. Un altro membro, il cardinale Llevada, Prefetto della Dottrina della Fede, ha avuto il coraggio di parlare di “nuova apologetica”, ripristinando l’uso di un termine fino a poco tempo fa considerato pericoloso. E di una nuova apologetica c’è bisogno, evidentemente: se si vuole presentarsi come la religione dal volto umano bisogna ripristinare la fiducia nella possibilità di conoscere l’umano.

L’arcivescovo di New York Timothy Dolan ha assunto posizioni chiaramente anti-liberal, in sostanziale continuità con il predecessore: nella grande discussione tra i vescovi americani sulla riforma sanitaria di Obama è sempre stato dalla parte del Cardinale George.   Il canadese  e della procreazione, temi nevralgici nell’Occidente del tutto è permesso. Il cardinale di Vienna Christoph Schönborn era sembrato a tutti un punto di riferimento per una linea di pensiero originale contro i numerosi falsi miti del pensiero unico occidentale. Poi ha fatto qualche passo falso, soprattutto polemizzando un po’ sguaiatamente con il cardinale Sodano sulle presunte coperture dei casi di pedofilia, ma evidentemente il Papa considera il suo ex allievo come tuttora affidabile.

Questa dovrebbe essere la struttura forte del Pontificio Consiglio. Altri nomi, come Bruno Forte o Vincenzo Paglia, porteranno altre sfumature sul dialogo con il pensiero moderno il primo e con le altre religioni il secondo, ma si inseriranno nella linea proposta da Fisichella e dai membri più autorevoli che ho ricordato sopra.