Per il Pd l’Italia va velocissima (ma solo sul tapis roulant)

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Per il Pd l’Italia va velocissima (ma solo sul tapis roulant)

10 Gennaio 2018

Un’Italia velocissima. Ma solo sul tapis roulant. “In un mondo che va veloce l’Italia non può fermarsi” così dice Marco Minniti al Corriere della Sera del 31 dicembre. Minniti nello slow govern di Paolo Gentiloni, va veloce ma su un tapis roulant, fa poderosi scatti ma non si sposta di un centimetro perché innanzi tutto lo spazio che uno Stato può conquistarsi per correre è essenzialmente in politica estera dove siamo rappresentati da due geni come Angelino Alfano e Federica Mogherini. Da qui la nostra funzione ancillare rispetto all’asse franco tedesco, tutta la serie di umiliazioni tra l’agenzia Ema alla nomina del ministro delle Finanze dell’Eurozona, fino a come siamo trattati in Libia, e fino a come Berlino e Parigi si accordano per l’eurozona sulla nostra testa. Tutto ciò pesa in modo rilevante sulla nostra struttura industriale e finanziaria, nella prima per quel che riguarda le grandi imprese siamo quasi alla scomparsa (restano l’Eni e la ex Finmeccanica ora Leonardo, la prima insidiata dalla magistratura, l’altra direttamente da Alessandro Profumo), nella seconda si sente il crescere dell’influenza francese senza che vi sia una qualche seria reazione. Dopo il 4 marzo avremmo bisogno dunque di governo e ministri che corrano ma non solo sul tapis roulant.

L’Unione europea. Il luogo dove domina pangloss-cassesamente l’armonia del diritto. “Carles Puigdemont debe decidir en breve si seguirá fugado de la justicia o si afronta las consecuencias de volver a España para presentarse a la investidura a president de la Generalitat”. Carmen del Riego su La Vanguardia del 30 dicembre ci informa che Puigdemont deve decidere se tornare a Barcellona per esercitare il suo ruolo leader dello schieramento vincitore delle elezioni catalane, o se evitare il rischio di essere arrestato. Intanto Sabino Cassese ci spiega sul Corriere della Sera del 27 dicembre che “l’Unione europea prende il ruolo di guardiano del rispetto delle regole comuni in aree prima lasciate alle leggi dei singoli stati” e in questa funzione sta superando persino gli Stati Uniti. Proprio sul finire dell’anno, credo che l’illustre giurista si sia conquistato, perfezionando la sua primazia con l’ignorare il caso catalano, il premio Pangloss 2017. Per quelli che non hanno letto o hanno scordato il Candide di Voltaire citiamo un brano in cui si descrive il filosofo inventato (parodiando il leibnizismo) dallo scrittore francese che tanto ci ricorda il nostra Sabino: “Pangloss insegnava la metafisico-teologo-cosmologo-scempiologia. Egli dimostrava mirabilmente che non c’è effetto senza causa, e che in questo migliore dei mondi possibili… è provato, diceva, che le cose non potrebbero andare altrimenti: essendo tutto quanto creato in vista di un fine, tutto è necessariamente inteso al fine migliore”. Tutto va benissimo nella migliore delle Unioni possibili.

L’Asia alla Cina e Gerusalemme agli Hezbollah. “Growing military pressure from mainland China ‘is not just a situation that Taiwan faces,’ Ms. Tsai said. ‘It is a situation that all of the countries in the region face’”. Chris Horton sul New York Times del 29 dicembre riporta una dichiarazione della Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen che spiega come le pressioni rivolte contro il suo Paese da Pechino sul piano sia commerciale sia militare riguardano tutta la regione asiatica (cioè Corea, Giappone, giù verso Indonesia, Filippine fino all’Australia). Intanto quel genio della Federica Mogherini si occupa essenzialmente di attaccare Donald Trump e di tenere aperti i ponti (pur tra l’imbarazzo per i manifestanti morti) con i suoi amichetti di Teheran.

Le oculate priorità elettorali di Matteuccio nostro. “Mi piacerebbe che la lotta all’evasione fiscale diventasse una priorità elettorale” dice Matteo Renzi alla Repubblica del 10 gennaio. Leggendo i verbali della registrazione di una telefonata di Carlo De Benedetti a un suo consulente finanziario (così il testo riportato da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera del 10 gennaio su il provvedimento che riguardava le banche popolari: “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”) credo che l’ex promessa di Rignano faccia bene a puntare sull’evasione fiscale per mettere in imbarazzo Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, piuttosto che puntare sull’insider trading.