Per il settore auto oggi è Shanghai l’ombelico del mondo
20 Aprile 2009
Se l’export delle auto di Cina raccoglie consensi principalmente in Russia, il primo mercato mondiale per le aziende della Repubblica popolare, i cinesi preferiscono a casa loro puntare sulle auto straniere.
Questo lo percepiscono bene le industrie automobilistiche di tutto il mondo che inseguono grandi profitti con Pechino e, ancora una volta, cercano aiuto alla crisi mondiale rifugiandosi nella “pancia” del Dragone. Si è infatti aperto stamattina, con una grande vetrina per i media, mentre da domani visitabile al pubblico, il Salone biennale dell’auto di Shanghai, un enorme autoshow per anni considerato evento espositivo di seconda categoria, adesso, invece, trasformato nella panacea dell’affare per le firme dell’auto europee e statunitensi. Questo alla luce del fatto che il mercato cinese rimane, anche nel tormentato 2009, l’unico in crescita a livello mondiale, dopo una leggere flessione l’anno precedente: il boom si registra specie nel settore delle citycar dove, addirittura, i rivenditori si trovano in affanno per accontentare le numerose richieste di vetture commissionate.
Nel solo mese di marzo si è arrivati a 1,11 milioni di veicoli venduti in soli 30 giorni. Un record che permette di superare il mercato Usa per la terza volta. Se mettiamo a confronto proprio i due mercati, però, ci si accorge facilmente che più dei meriti della nuova piazza asiatica pesano i demeriti del settore a stelle e strisce che segna il passo. Un trend di crolli pesanti per colossi quali General Motors – a rischio bancarotta – che dal meno 49 per cento di gennaio ad oggi continua a vivere una quotidiana via crucis o Chrysler (-55 per cento all’inizio dell’anno), mentre in qualche modo tiene la Ford. Ma sono cifre che rischiano di continuo di dover essere aggiornate in negativo. Tra i modelli più venduti in Cina la Jetta e la Santana della tedesca Volkswagen – prodotte con due diversi soci cinesi – seguite dalla Buick della GM, mentre le case italiane rappresentano lo “style nostrano” e quindi sinonimo di eleganza, specie per le classi più agiate.
Sì perché i cinesi preferiscono spendere di più, non solo per i migliori standard di sicurezza che le aziende occidentali garantiscono, ma soprattutto, perché l’auto rappresenta un simbolo dell’emancipazione del cinese medio (che ha visto il suo reddito pro capite annuo salire del 12 per cento nell’ultimo anno) tutti elementi, dunque, che concorrono a rendere vigoroso un mercato che ha avuto un’impennata negli ultimi anni tra il 40 al 50 per cento. Un bacino di vendita, inoltre, con grandi margini di crescita come spiega Yale Zhang, un esperto del settore auto in Cina, data la densità delle quattro ruote per le strade della Repubblica popolare: 20 su mille abitanti, contro le 800 auto (sempre su 1000 persone) vendute negli Stati Uniti.
General Motors, in picchiata negli Usa, (- 40 per cento su base annua) in marzo in Cina ha venduto 137.004 veicoli, pari al 24,6 per cento in più dell’anno scorso. Su questi e altri numeri pesano anche le politiche intraprese dal governo sin dal 2004. Pechino, infatti, ha favorito l’acquisto di utilitarie a bassi consumi, operazione che ha fatto registrare un aumento di vendite del 38 per cento, pari a 90.784 veicoli, delle mini auto prodotte dalla SAIC-GM-Wuling, joint venture tra la General Motors, la Shanghai Automotive Industry Corporation (SAIC) e la cinese Wuling.
La casa di Detroit si ritaglia bene la sua fetta di mercato nel Sol Levante e buone performance registra Toyota (+50 per cento), ma il successo tra i modelli più venduti della Jetta rendono Volkswagen – che qui produce in partnership Shanghai Volkswagen Automotive Co. e FAW-Volkswagen Automotive – la detentrice della quota di mercato più alta.
In base ai dati 2007 di Automotive Resources Asia il segmento più venduto è quello delle compatte, con 1.900.000 immatricolazioni, seguito dalle utilitarie (1.300.000), mentre le auto di lusso tengono bene con oltre 200 mila esemplari commissionati e venduti.
E a proposito di questo, prova della nuova considerazione per il salone di Shanghai, l’edizione 2009 vede anche la partecipazione di Porsche che all’autoshow asiatico fa debuttare la “Panamera”, la nuova granturismo a quattro posti dell’azienda di Stoccarda.