Per la sinistra blasé è “fascista” chiunque difenda lo standard occidentale

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Per la sinistra blasé è “fascista” chiunque difenda lo standard occidentale

Per la sinistra blasé è “fascista” chiunque difenda lo standard occidentale

04 Ottobre 2022

I “fascisti” non sono fascisti ma solo una minaccia alla sinistra che non ammette di avere concorrenza. Ospitiamo un articolo di Ben Shapiro, editor-in-chief di dailywire.com ed editorialista di Creators Syndicate, che mostra come il trattamento riservato a Meloni dalla sinistra e dai media mainstream sia solo l’ultima puntata di una telenovela già vista altrove, ogniqualvolta il libero voto premia chi sta sullo stomaco ai benpensanti.

La scorsa settimana l’Italia ha dato il benvenuto a un nuovo presidente del consiglio: la quarantacinquenne Giorgia Meloni, dal 2014 leader del partito di destra Fratelli d’Italia. Meloni su questioni che vanno dal matrimonio all’immigrazione è una conservatrice populista; nazionalista per filosofia e combattivamente appassionata per temperamento.

Una clip di un discorso che ha tenuto al Congresso mondiale delle famiglie nel 2019 è diventata virale tra i conservatori americani. “Perché la famiglia è un nemico? Perché la famiglia è così spaventosa?”, si chiede Meloni nel video. Poi spiega: “C’è un’unica risposta a tutte queste domande. Perché ci definisce. Perché è la nostra identità. Perché tutto ciò che ci definisce è ormai un nemico per coloro che vorrebbe che non avessimo più un’identità e fossimo semplicemente dei perfetti schiavi consumatori. E così attaccano l’identità nazionale, attaccano l’identità religiosa, attaccano l’identità di genere, attaccano l’identità familiare… Difenderemo Dio, il Paese e la famiglia”.

Questo discorso, secondo gran parte dei media, rappresenterebbe un indizio di incipiente fascismo nella terra di Benito Mussolini. Non importa che l’ex presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, abbia riso di una definizione del genere, definendo il “rischio di fascismo… un’assoluta fake news”. L’Intercept ha subito definito Meloni “l’ultima icona della femminilità fascista”. Ishaan Tharoor del Washington Post l’ha accusata di essere “destinata a diventare il premier più ultranazionalista del suo Paese dai tempi del dittatore fascista Benito Mussolini”.

A livello internazionale, Meloni è semplicemente l’ultima destinataria di un simile trattamento. In Svezia, il nuovo governo, sostenuto dal partito di destra Svedesi Democratici, viene già propagandato come protofascista, a causa delle sue origini. In Ungheria, il primo ministro Viktor Orban viene trattato come un imitatore di Vladimir Putin, nonostante abbia vinto le ultime elezioni con una maggioranza del 52,52% dei voti, aumentando la sua quota di voti dal 47,89% del 2018 e dal 44,87% del 2014.

Il vice primo ministro polacco Jaroslaw Kaczynski, leader del Partito Legge e Giustizia, è stato trattato allo stesso modo. Così come il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (che al momento insegue al ballottaggio l’ex presidente socialista Luiz Inacio Lula da Silva) e l’ex e probabile futuro primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Qual è, precisamente, il filo conduttore che collega questi politici disparati in un’ampia varietà di Paesi? Dopotutto, si può dire che nessuno di questi politici sia lontanamente paragonabile a Vladimir Putin o Xi Jinping. Nessuno di loro è alla guida di stati autoritari. In effetti, i politici di sinistra si sono impegnati in misure antidemocratiche molto più invadenti negli ultimi due anni, dai lockdown alla centralizzazione unilaterale del potere esecutivo.

Il filo conduttore sono proprio i temi abbracciati da Meloni: orgoglio nazionale e rifiuto dei valori sociali della sinistra. L’antitradizionalismo radicale della sinistra postmodernista, combinato con l’apatia sociale dei centristi, ha portato a un grave contraccolpo internazionale. Tale contraccolpo assume la forma di un riconoscimento del fatto che i ruoli fondamentali all’interno delle società devono essere protetti e che non farlo equivale al suicidio di una nazione.

Ed è proprio quel contraccolpo che molti media trovano così inquietante. Per loro, i ruoli tradizionali sono essi stessi istituzioni fasciste. Coloro che promuovono tali ruoli suggeriscono che la felicità umana non possa essere trovata nell’individualismo atomistico, integrato da schemi collettivi di benessere sociale. E quindi la vera libertà richiede che quelli come Meloni debbano essere combattuti.

Sfortunatamente per la sinistra, l’antitradizionalismo è il privilegio della mondanità – e dopo il fallimento delle politiche totalitarie sul Covid-19, il crollo dell’utopismo verde e la decadenza della solidarietà sociale, la mondanità non è più all’ordine del giorno. Il che significa che Meloni e coloro che sono d’accordo con lei sono solo l’inizio.

(Traduzione di Valentina Monarco – Tratto da post-gazette.com)