
Per “le roi” Macron arrivano le prime sconfitte (ma non ditelo ai giornaloni italiani)

15 Febbraio 2018
Le sconfittine di Macron e la tempestiva informazione della stampa italiana. “The president’s centrist party La République en march lost two by-elections to the rightwing Republicains”. Ann-Sylvan Chassany sul Financial Times del 4 febbraio scrive che il partito di Emmanuel Macron ha perso le elezioni suppletive per due dei suoi seggi della Camera rimasti vacanti: ora sono passati ai gollisti. In parte è inevitabile che un nuovo partito quando il leader non lo traina subisca la superiorità di forze storicamente consolidate, in parte il centrismo è una posizione non semplice da cavalcare. E’, in ogni caso, rilevante che un presidente così vezzeggiato a destra e sinistra, da tutti i media, abbia risultati analoghi a quelli del reietto Donald Trump. Comunque l’aspetto che vorrei sottolineare della vicenda è che per conoscerla ho dovuto leggere il Financial Times, così come per sapere di gravissimi scontri tra emigranti a Calais ho dovuto consultare Le Monde. La nostra stampa riesce a informarmi, almeno con evidenza, solo sul fatto che Macron sia il re indiscusso dell’Europa.
Merkel, prima se ne va e meglio è. Anche nella Cdu cominciano a capirlo. “Suddenly, conservative Christian Democrats are saying the unsayable: that the party must consider a replacement for Ms Merkel, the woman who has led Germany for 12 years and her party for 18 — and the sooner the better”. Guy Chazan scrive sul Financial Times del 14 febbraio che anche diversi conservatori della Cdu cominciano a dire l’indicibile: la Merkel è leader del partito da 18 anni e da 12 alla testa del governo, la democrazia tedesca si sta imputridendo e con lei quella dell’Unione. Prima se ne va, e meglio è per tutti.
Allearsi con il Pd? Ma che cosa ne resterà dopo il 4 marzo? “Il Cavaliere non sarebbe più interessato a un patto con il Pd”. Scrive Massimo Giannini sulla Repubblica del 10 febbraio. Giannini segue svogliatamente l’ordine di scuderia che impone di dire che Silvio Berlusconi vorrebbe allearsi con Matteo Renzi. Però anche il giornalista cacciato da Ballarò fa capire che difficilmente ci sarà dopo il 4 marzo un Pd con cui ci si possa alleare. E, a occhio, il destino dell’italico Matteo R. sarà anche peggiore di quello del germanico Martin S.
Vuoi capire i rapporti tra Salvini e Berlusconi? Lascia perdere i chiacchieroni e leggiti Folli, ostile a questo accordo ma lucido analista della realtà. “Come ci si libera di un partito che nella parte cruciale del paese è determinante in tutti i collegi uninominali?”. Così dice Stefano Folli al Sussidiario del 3 febbraio. Il bello delle persone intelligenti è che quando anche non sei d’accordo sulle loro proposte politiche, lo sei quasi sempre sulle analisi. Tutti quelli che vogliono capire che cosa sta succedendo in Italia dovrebbero evitare certi giornalisti wishfulthinking, che sostituiscono i desideri al pensiero, che raccontano la realtà come vorrebbero che fosse e in questo senso si riempiono la bocca dell’inevitabile rottura tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. E dovrebbero invece leggere solo giornalisti di razza come Folli, allarmati dai rapporti tra il Berlusca e il Salvini, ma capaci di fare 2 + 2. Se i tuoi eletti hanno un elettorato comune, questo è un cemento complicato da incrinare senza prima almeno qualche catastrofe o gigantesco intrigo.