Per l’Italia il 2011 deve assolutamente essere l’anno del nucleare

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Per l’Italia il 2011 deve assolutamente essere l’anno del nucleare

04 Gennaio 2011

Il 2010 si è chiuso con il compimento di alcuni passi importanti nel processo di ritorno al nucleare in Italia ed un parziale (anzi, minimo) recupero del ritardo accumulato nel corso dell’anno.

Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha approvato in via preliminare la delibera, ora all’esame della conferenza unificata (regioni ed enti locali) e delle commissioni parlamentari, che fissa i criteri cui dovranno attenersi gli impianti nucleari realizzabili in Italia; pochi giorni prima dell’adozione del provvedimento governativo, il Parlamento aveva dato il proprio assenso alla nomina di quattro dei cinque componenti dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare.

La bocciatura in Senato di Michele Corradino, il quinto membro designato su proposta dal Ministro dell’ambiente pone ora il dilemma sulla regolarità della costituzione del collegio in composizione ridotta. Spetterà a Napolitano decidere se nominare con decreto i componenti del collegio senza attendere una nuova designazione per il posto vacante o se dar tempo al Ministero dell’ambiente per esprimere un’altra proposta di nomina. Saglia propende per la prima soluzione, Prestigiacomo per la seconda. In ogni caso, la piena operatività del collegio sarebbe garantita solo dalla composizione a cinque.

L’Agenzia, una volta insediatasi (a proposito, dove? Non è ancora stata decisa la sede, anche se le candidature più forti sono da tempo considerate Roma, Milano e Genova) sarà impegnata nella definizione dei parametri per l’individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti nucleari. Darà poi il proprio supporto ai fini della stesura della Strategia nucleare del Governo. Questa dovrà poi essere sottoposta alla Valutazione Ambientale Strategica del Ministero dell’ambiente, assieme ai parametri dell’Agenzia. Il Codice Ambiente del 2006 impone l’assoggettamento a VAS dei soli atti pianificatori del settore energetico, per cui ricadrebbe nell’ambito oggettivo della normativa VAS la sola strategia nucleare, non i parametri tecnici dell’Agenzia. Il decreto nucleare del febbraio 2010 prevede però un esame congiunto da parte del Ministero dell’ambiente dei due provvedimenti.

La Strategia nucleare del Governo era attesa per luglio scorso e l’iter che porta alla sua approvazione definitiva dovrebbe durare intorno a 8 mesi. In un mercato in cui sono imprese private, con capitali privati, a investire nel settore, non è chiara la funzione della Strategia nucleare del Governo, che dovrebbe a questo punto tradursi in una rassegna di desiderata e previsioni, al limite tracciando le linee che seguiranno le successive misure normative e amministrative in materia.
Per limitare i ritardi della politica nucleare, sarebbe auspicabile uno snellimento del quadro normativo disegnato dal decreto nucleare. Questa ipotesi era stata ventilata alcune settimane fa in ambienti prossimi al Governo, ma non si hanno notizie di passi compiuti in questa direzione.

Una prima modifica urgente e auspicabile è la soppressione delle norme che prevedono la Strategia nucleare. A quel punto si avrebbe un’Agenzia per la Sicurezza Nucleare da subito concentrata sugli aspetti tecnici a tutela della sicurezza, della salute e dell’ambiente, relativi alla localizzazione delle opere, in grado di concertare con le regioni e adottare i parametri per l’individuazione delle aree idonee in pochi mesi.

Alcuni fattori potrebbero convincere i decisori politici a perseguire una simile strada. L’aumento dei prezzi degli idrocarburi, con il petrolio di nuovo sopra i 90 dollari al barile, rappresenta per tutti un monito, che ci ricorda la vulnerabilità del sistema Paese alle future dinamiche dei mercati del gas e dell’oro nero. Secondo l’International Energy Agency, proprio in risposta alla questione petrolifera, la produzione mondiale di energia da fonte nucleare, che oggi soddisfa il 21% della domanda elettrica, conoscerà nei prossimi 25 anni un aumento medio annuo del 7,7%. L’Italia, unico paese del G7 a non esser dotato di centrali nucleari, ha buone ragioni per convincersi che non c’è molto tempo da perdere.