Perchè con Fini bisogna tornare a dialogare

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Perchè con Fini bisogna tornare a dialogare

24 Novembre 2007

L’operazione politica che Silvio Berlusconi ha lanciato domenica a Piazza San Babila è di quelle che può lasciare un segno storico: altro che “improvvisazione propagandistica” o “estemporanee sortite populistiche!” E’ la risposta alla nascita del Partito Democratico che ne coglie il senso più positivo e, insieme, la contrasta. Quella svolta, se vi sarà una classe politica in grado d’interpretarla, sovvertirà il sistema politico italiano: toglierà forza alle estreme e stabilirà una concorrenza al centro. I due grandi partiti contrapposti – Pd e Pdl – si potrebbero finalmente legittimare a vicenda, divenendo i veicoli dell’integrazione dei rispettivi alleati di sinistra e di destra. Si porranno così con naturalezza e senza inciuci le basi, nella prossima legislatura, per rifondare uno Stato obsoleto che sta cadendo a pezzi. E che il governo Prodi sta contribuendo, ogni giorno, a indebolire un po’ di più. La prospettiva della grande coalizione sarebbe, in questo scenario, solo un’eventualità eccezionale: connessa alla prospettiva d’accadimenti straordinari o, d’altro canto, all’eventuale deriva anti-sistemica dei rispettivi alleati.

Certo: tutto potrebbe anche essere interpretato in maniera più prosaica, come un ritorno alle mani libere dei partiti, alle eterne coalizioni, ai governi balneari. Ma io credo che in Forza Italia vi siano anticorpi sufficienti, negli elettori così come nella sua classe dirigente, affinché tale prospettiva venga evitata.

Per questo, però, è necessario al più presto tornare a dialogare con gli alleati e, in particolare, con Alleanza Nazionale che più di altri ha interpretato la “svolta” come uno schiaffo in pieno volto. A.N., quando ancora si chiamava Msi, nel 1993 fu “sdoganata” dall’opzione che Berlusconi compì in favore di Fini, contrapposto a Rutelli nella corsa a sindaco di Roma. Quell’opzione non è stata mai messa in dubbio. Da allora, d’altro canto, Alleanza Nazionale è divenuto un partito che partecipa al sistema a pieno titolo: è passata attraverso importanti prove di governo a livello nazionale e locale, si è confrontata con il proprio passato più seriamente di quanto abbiano fatto gli ex-comunisti, ha saldato debiti antichi in ambito internazionale, ha rinnovato il suo bagaglio programmatico aprendosi al mercato e al liberalismo.

Da parte di Forza Italia possono esserci riserve su alcuni atteggiamenti politici da ultimo assunti da Fini e dal suo partito. Io stesso alcune di queste riserve – in tema di riforme istituzionali così come di scelte etiche, fino all’ultima lettera al Corriere della Sera tanto pavloviana quanto ingenerosa – le condivido. Non per questo, però, si può dimenticare in un giorno un percorso durato quattordici anni, che ha portato i principi ideali e i valori non negoziabili dei due partiti  a divenire in larga parte comuni.

Il confronto deve riaprirsi al più presto. Forza Italia deve dimostrare con i fatti che le sue ultime scelte strategiche non rispondono ad alcuna logica punitiva. Mentre ad Alleanza Nazionale deve richiedersi lo sforzo d’abbandonare la logica del bipolarismo muscolare, garantito solo da meccanismi elettorali. La certezza di un rapporto deve provenire, piuttosto, dall’approfondimento dei programmi che ispireranno una nuova stagione di governo, decisiva per il Paese oltre che per i due partiti.

La “svolta” di Berlusconi è tutt’altro che una resa, sia se interpretata in prospettiva storica sia se vista in chiave contingente. E’ un eccezionale rilancio che sta già amplificando le contraddizioni all’interno della maggioranza. Forza Italia e Alleanza Nazionale, che fin qui hanno condotto un’opposizione a Prodi generosa e senza sconti, non possono permettersi di litigare proprio quando in Parlamento le nubi sulla testa del governo si fanno sempre più nere. Sarebbe un regalo a Prodi che gli elettori non perdonerebbero: a entrambi.       

(da Libero del 24 novembre 2007)