Perché è sbagliato inseguire Grillo
05 Gennaio 2014
La politica, si sa, è l’arte del possibile. Le alleanze si fanno e si disfano anche sulla base di ragioni contingenti, e la tattica prevale quasi sempre sulla strategia (in Italia, direi sempre). Tuttavia ci sono pure dei confini, dei limiti, valicati i quali si cade nel non senso. A mio avviso la “strana alleanza” venutasi a creare negli ultimi tempi tra i grillini e Forza Italia rappresenta un caso emblematico dello sconfinamento privo di significato di cui ho appena scritto.
Cos’hanno in comune Silvio Berlusconi e Beppe Grillo? Immagino che molti abbiano la risposta già pronta: “il populismo”. Però non funziona. Senza dubbio l’azione politica dell’uomo di Arcore ha sempre avuto una connotazione populista, nonostante lo sbandieramento continuo di ideali liberali. Il cabarettista genovese, invece, più che populista è uno scardinatore di sistemi, virtualmente democratico nella Rete e profondamente antidemocratico nella realtà quotidiana. E’ preda di un delirio mediatico basato sulle fumose previsioni millenaristiche di Casaleggio.
Di cultura che definire modesta è dir poco, si è convinto di possedere la chiave che consente di azzerare tutto l’esistente al fine di creare un nuovo ordine del quale, però, nessuno riesce a intravedere con precisione i contorni. Grazie all’insipienza di gran parte della classe politica, molti lo seguono credendo che non esistano alternative plausibili. I risultati si vedono in Parlamento, dove i pentastellati hanno più volte dato prova di una sprovvedutezza che coglie impreparati anche i commentatori più benevoli. Fossi un militante – o anche solo un elettore – di Forza Italia mi sentirei in grave imbarazzo per un’alleanza così innaturale. Ma non era, alle sue origini, un movimento che si proponeva una trasformazione in senso liberale della politica e della società italiane?
Ora vien da chiedersi cosa è diventato. Allo stato dei fatti pare una pallida riedizione della FI del 1994, con bandiera ripescata dal magazzino e ragione sociale del tutto diversa. L’impressione è che punti allo sfascio, da realizzare con chiunque ci stia. Il problema è che il comico genovese ha più volte dimostrato di non voler farsi rimorchiare da nessuno, persuaso com’è di poter fare da solo. Che ai dirigenti della nuova Forza Italia non facciano impressione le minacce grilline ai giornalisti poco compiacenti, le parole eversive che corrono nel web su ispirazione diretta del Capo, le tante stramberie da lui enunciate come se fossero verità di fede, desta sorpresa e rabbia. Il partito non era forse nato per difendere la libertà e diffondere le idee liberali nel nostro Paese? A conti fatti, e visto l’andazzo corrente, è inevitabile chiedersi che fine abbiano fatto tali propositi.