Perché Hamas non ha trasferito l’ospedale di Gaza
15 Novembre 2023
di AC
Israele è in guerra. L’Occidente (o quel che ne rimane) è sotto attacco, ma questa guerra non la vuole fare. Ha paura. Dei tagliagole e dell’opinione pubblica. Certo: il 12 settembre eravamo tutti pronti ad invadere l’Iraq e l’8 gennaio eravamo tutti Charlie Hebdo. Ma questa volta è diverso: questa volta ci sono ‘gli ebrei’ che, ancora oggi, “un po’ se la sono cercata”. Lo ha detto, del resto, anche Guterres. E poi c’è la propaganda: le vittime innocenti! Ed il ritorno di un grande classico: l’ospedale! E poco importa che tutti sappiano, da almeno un decennio, che sotto quell’ospedale c’è il cuore della struttura di comando militare di Hamas.
Nessun giornale che l’ha sbattuto in prima pagina, quell’ospedale (Al-Shifa Hospital a Gaza, ndr), ha avuto la decenza, o forse il coraggio, non tanto di snocciolare tediose e cavillose norme del diritto internazionale sulla definizione, la natura, l’ubicazione e la destinazione di un obiettivo che credo chiunque faticherebbe a non definire militare, ma di osservare una banale evidenza: ogni singolo paziente, ogni singolo medico, ogni singola infermiera ed ogni singolo macchinario in quell’edificio, avrebbe potuto essere trasferito senza alcuna fatica e, ne sono sicuro, senza alcun impedimento da parte di Israele.
Qualunque ospedale nel mondo ha un piano di evacuazione. Esistono le catastrofi naturali, gli incidenti, gli imprevisti. Sarebbe potuto arrivare un terremoto, un’inondazione, un’alluvione. Quella struttura doveva essere in grado di essere trasferita. Senza troppi problemi, mi auguro, considerati i miliardi di dollari che sono piovuti su Gaza, ben prima dell’artiglieria israeliana.
Sono passati 34 giorni. Sono state firmate petizioni per boicottare le istituzioni accademiche Israeliane. In tanti, troppi, hanno preferito accodarsi alla, assurdamente, comoda propaganda di Hamas che ostendeva le incubatrici senza corrente di fronte ai “reporter” (che poi, spesso, si è scoperto essere molto, troppo, vicini alla ‘causa’) e nessuno si è domandato come mai la rete elettrica fosse fuori uso per le incubatrici, ma perfettamente operativa nei bunker di Hamas. Ma del resto, questa volta, si tratta ‘degli ebrei’.