Perché i russi continuano a volere Putin al potere

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Perché i russi continuano a volere Putin al potere

03 Dicembre 2007

Putin ha vinto la scommessa: il suo partito “Russia unita”
avrà alla Duma almeno 315 deputati su un totale di 450. Il partito del
Presidente potrà approvare qualsiasi legge, cambiamenti della Costituzione
inclusi. Se l’esito delle elezioni era pienamente prevedibile e le proiezioni
di tutti i principali centri studi sull’opinione pubblica si sono dimostrate
corrette, rimaneva soltanto l’incognita della partecipazione popolare. Come
superare l’apatia e l’indifferenza di quella parte dei votanti nota, nel gergo
dei sondaggisti, come “palude elettorale”?

L’obiettivo della mobilitazione dell’elettorato è stato
conseguito grazie all’ampio utilizzo della “risorsa amministrativa”, che ha
reso i dirigenti locali personalmente responsabili della partecipazione di
massa. I risultati raggiunti nella repubblica cecena – dove l’affluenza alle
urne ha raggiunto il 99% e il 99,27% degli elettori ha votato per “Russia
unita”, mentre il partito comunista si è dovuto accontentare di un magro 0,15% –
dimostrano la mano pesante usata dall’amministrazione locale per assicurare sia
la partecipazione dei ceceni che il “corretto” conteggio dei loro voti. La più
bassa partecipazione è stata registrata a Mosca e a Pietroburgo, dove “Russia
unita” ha preso anche la più bassa percentuale di voti. A Pietroburgo, la città
natale di Putin, “Russia unita” ha registrato il peggior risultato in assoluto,
soltanto il 51% dei voti.

I giornali russi divertono i lettori raccontando i metodi
ingegnosi utilizzati dalle amministrazioni locali per attrarre la popolazione
ai seggi elettorali. Nelle città siberiane di Omsk e Cita, le elettrici dopo
aver votato potevano usufruire gratis di una visita ginecologica all’interno
del seggio. A Barnaul si attiravano gli elettori con una degustazione di formaggi
organizzata in tutti i seggi, mentre a Kemerovo i votanti più giovani, di ambo i
sessi, potevano farsi fare i capelli da parrucchieri specializzati, scegliendo
tra l’acconciatura in stile militare, punk, indiano “cherokee” o una cotonatura.

I
partiti d’opposizione gridano ai brogli elettorali. Il partito comunista di
Zjuganov può giustamente lamentarsi del fatto che il Cremlino, organizzando in
fretta e furia il partito “Russia giusta”, allineato con il Presidente ma con
una spiccata, anche se demagogica, attenzione ai problemi della povertà e della
disuguaglianza, gli ha portato via più di un terzo dei voti. I partiti
liberal-democratici “Yabloko” e “Unione delle forze di destra” insieme non sono
arrivati neanche al 3%.

Si deve comunque riconoscere che anche con i mass media
assolutamente liberi e con una massiccia presenza degli osservatori occidentali
il risultato finale delle elezioni non sarebbe stato molto diverso. Per
avvalorare questa tesi si dovrebbero analizzare la cultura politica, le
caratteristiche strutturali e le aspettative dell’elettorato russo, analisi che
non può essere intrapresa in questa sede. Per capire il senso dell’alta
partecipazione e della schiacciante vittoria del partito del Presidente Putin,
però, vorrei riferire i risultati di due inchieste condotte nel 2007
dall’autorevole Centro Levada di Studi sull’opinione pubblica di Mosca.
All’inizio di ogni anno, un gruppo rappresentativo di russi deve rispondere
alla domanda “quali sentimenti sono apparsi e si sono rafforzati nell’anno
trascorso tra la gente che La circonda?”. Nelle inchieste di questo tipo non si
chiede mai di riflettere su se stessi ma sulle persone che ci circondano,
utilizzando l’intervistato come osservatore-partecipe. Sarebbe utile confrontare
i dati del 1998, l’anno quando Putin ha fatto la sua apparizione sulla scena
politica, con quelli del 2007. Rispetto al 1998, nel 2006 le risposte hanno
registrato l’aumento del sentimento di speranza (dal 13 al 35%), del senso
della dignità umana (dal 4 al 10%) e dell’orgoglio nazionale (dal 3 al 6%).
Sono diminuiti invece: la sensazione dell’apatia e dell’indifferenza (dal 45 al
39%), del disorientamento (dal 24 al 12%), della rabbia e dell’aggressività (dal
35 al 15%) e della paura (dal 24 al 7%).

In un’altra inchiesta gli intervistati dovevano rispondere
alla domanda: “Che cosa è più importante per la Russia di oggi: l’ordine, anche
se per raggiungerlo si dovrà accettare alcune violazioni dei principi
democratici e delle libertà personali, oppure la democrazia anche se le libertà
democratiche talvolta possono essere utilizzate dagli elementi sovversivi o
criminali?”. Il 68% degli intervistati si sono espressi in favore dell’ordine,
mentre il 17,5% hanno scelto la democrazia. Ed è proprio qui che sta la base
del consenso ottenuto da Putin in questi anni.