Perché il generale (innocente) è stato condannato

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Perché il generale (innocente) è stato condannato

30 Dicembre 2010

Il generale dei carabinieri Gampaolo Ganzer, comandante dei Ros, non solo è innocente, ma soprattutto è apparso pienamente innocente durante il processo che ha dovuto subire per la improvvida decisione della Procura di Milano. Però, il Tribunale di Milano, l’ha condannato e il modo e le motivazioni di questa condanna costituiscono un vulnus gravissimo alle nostre istituzioni. In piene festività natalizie la corte milanese ha inondato tutti i media italiani di affermazioni gravissime, al di là dell’insulto, sul carattere, le attitudini, le prevaricazioni, i tradimenti, insomma, di cui Ganzer sarebbe responsabile. Uno straordinario ufficiale, che ha dato sempre prova di eccezionali capacità investigative, negli ultimi trenta anni, che dirige da un quindicennio con risultati eccellenti il principale organo investigativo, i Ros, che ancora negli scorsi mesi ha diretto le indagini su Finmeccanica, Telecom-Fastweb, Protezione Civile, appalti e Enav, che negli ultimi 5 anni ha arrestato 56 latitanti di Mafia e narcotraffico, sequestrato 2 miliardi e mezzo di euro e 15 tonnellate tra beni e sostanze stupefacenti, è stato così umiliato, insultato, accusato di infamie immonde, senza alcun fondamento.

Tanto sono infatti terribili e indelebili gli insulti scritti in questa intollerabile motivazione di sentenza, quanto sono motivati unicamente dall’obbiettivo evidente di nascondere sotto un polverone di accuse infamanti l’unico dato di fatto incontrovertibile emerso dal processo: Giampaolo Ganzer non ha compiuto nessun reato contestato per la semplice ragione che non poteva materialmente farlo. Infatti, quando, nell’aprile del 1993, quei reati sono stati commessi da alcuni carabinieri, lui non era affatto il loro superiore, ma dirigeva tutt’altro settore, quello di contrasto all’eversione. Si badi bene: nel corso del processo, tutti i suoi coimputati, non solo hanno testimoniato di non aver obbedito ad ordini di Ganzer (che non poteva averli dati perché non era il loro comandante), ma anche e soprattutto di avergli tenuto nascoste e occultate le azioni irregolari da loro compiute (il riciclaggio in Svizzera di fondi destinati al narcotraffico, per ingraziarsi al fiducia di narcotrafficanti), in tutte le conversazioni e anche in tutti i verbali –ovviamente riscontrati- a lui inviati. Dopo che assunse il loro comando.

Il processo, insomma, ha dimostrato una totale e assoluta coincidenza della versione degli ufficiali del Ros che hanno compiuto azioni irregolari, con quella di Ganzer. Un dato irrefutabile, tanto che lo stesso Pm, nel corso del processo ha sempre sostenuto che la “colpa” di Ganzer sarebbe stata quella di avere “saputo” ex post di queste irregolarità e di averle “coperte”. Il tribunale, invece, si inventa letteralmente un’altra verità e cioè che Ganzer non solo avrebbe “saputo” ma avrebbe addirittura “fatto”; di qui l’accusa di avere “tradito per interessi personali tutti i suoi doveri”.

E qual è la prova che avrebbe “fatto”? Semplice, un ispettore svizzero, tal Azzoni, ha reso una confusa testimonianza al Pm Salamone di Brescia (a cui peraltro Ganzer aveva arrestato il fratello) secondo la quale il maresciallo de Cc Palmisano, nel riciclare il denaro del narcotraffico, gli avrebbe detto di agire agli ordini di Ganzer. Tutto qui, un “sentito dire” senza prove e non solo senza riscontri (ripetiamo: Ganzer non era comandante di Palmisano e quindi non poteva dargli alcun ordine), ma anche risolutamente smentito da Palmisano che durante il processo ha affermato che all’epoca non conosceva neanche Ganzer. Dunque, una sentenza surreale, che calpesta i dati di fatto, le cui motivazioni sono ricalcate in larga misura sulle parole del Pm, in cui i dati incontrovertibili portati a difesa sono ignorati, in cui addirittura viene infamato l’onore di un generale dei Carabinieri per negargli le attenuanti generiche! Ci si chiede: perché. La risposta è semplice e terribile. Due sono stati i comandanti dei Ros: uno, Mori, è sotto processo a Palermo con accuse infamanti, l’altro, Ganzer, è maciullato dalla procura e dal Tribunale di Milano.

Un parallelismo evidente (anche se le due vicende sono ovviamente diverse) come evidente è l’obbiettivo politico comune: obbligare i vertici operativi dell’Arma a sottostare al controllo investigativo e operativo totale della magistratura che intende divenire l’unico dominus non solo del giudizio, come è giusto, ma anche di tutte le attività investigative. Mori e Ganzer, eccezionali investigatori, hanno il torto di avere fatto straordinariamente bene il loro dovere (incredibilmente la stessa sentenza lo riconosce al “traditore” Ganzer in una convulsione concettuale degna di Jonesco), nell’autonomia delle loro funzioni. E’ questa autonomia dei Carabinieri oggi sotto processo. E’ questa la funzione terribile di questa sentenza inaccettabile.

 Per questo il generale Ganzer deve stare al suo posto alla guida dei Ros. I narcotrafficanti hanno già avuto troppe soddisfazioni per questa vicenda.

(Tratto da Libero)