Perché la Moratti ha mandato a casa Sgarbi

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Perché la Moratti ha mandato a casa Sgarbi

12 Maggio 2008

Il licenziamento in tronco di Vittorio Sgarbi da parte di Letizia Moratti è figlio della nuova fase dell’amministrazione milanese, quella post Expo. Consolidata dalla conquista della esibizione internazionale che si terrà nel 2015, il sindaco ha deciso di dare qualche segnale sulla nuova stagione: innanzi tutto quello che non ci sarà più spazio per sediziosi.

Finora Sgarbi era stato tollerato, nonostante il suo tasso di mattane fosse quello a cui ci ha abituato da sempre, non solo perché serviva a dare un po’ di colore a una politica municipale con scarse proiezioni all’esterno ma anche perché il critico d’arte era utile per tenere rapporti con un establishment cittadino non sempre, proprio entusiastamente morattiano. Nelle fasi più razionali della sua attività, Sgarbi era capace di costruire alleanze – per esempio con Massimo Vitta Zelman, editore di Skira e legato al gruppo Rcs – che aiutavano a tenere rapporti con un Corriere della Sera, spesso molto ma molto distratto sull’azione del Comune di Milano.

Oggi la situazione è del tutto cambiata. Non solo nazionalmente ci sono state le elezioni che hanno affossato tutti i cavalli su cui si era puntato in via Solforino (in sequenza Follini, Rutelli e Casini: ora corre ancora per i colori solferiniani solo Veltroni, mentre si vorrebbe agganciare meglio Tremonti) e questo induce a comportamenti più prudenti, ma c’è anche l’enorme business Expo (su cui a lungo i corrieristi erano stati assai scettici) che induce una grande attenzione per Palazzo Marino da parte di molti soci strategici del Corriere.

Il quotidiano di Paolo Mieli ha sposato dunque la manifestazione del 2015, ha voluto dare anche un suo piccolo contributo lanciando l’idea di “un parco per bambini” che si vorrebbe simbolo dell’esposizione. Peraltro su questa strada Milano si preparebbe un destino da Expo di Hannover, dove il non avere compreso che il successo di un’iniziativa – del tipo di quella oggi in ballo a Milano – ha bisogno di son et lumière ipermodernizzanti, ha determinato un flop storico. Ma al di là di queste considerazioni, Palazzo Marino porta a casa un sostegno nuovo e integrale con tanto di consigli corrieristi di mettere in riga Roberto Formigoni perché una nave complessa come l’Expo 2015 non si governa con due capitani (Corriere dixit).

E’ questa la situazione che ha portato (e consentito: tra l’altro l’indice di popolarità del sindaco crescerà presto e così i ricatti elettorali di Sgarbi che gli avevano aperto la via all’assessorato diventeranno inefficaci) alla brusca decisione morattiana di licenziare il suo assessore alla Cultura. Ora si pone il problema di come sostituirlo, anche perché le iniziative culturali saranno determinanti per la riuscita della manifestazione del 2015 ed è quindi necessario iniziare a prepararle da subito.

Un candidato naturale è oggi Davide Rampello che ha fatto molto bene alla Triennale e si è dimostrato un grande organizzatore culturale. Proprio per questo motivo in tanti sostengono che sarebbe meglio se restasse alla Triennale. Altro nome sul tavolo è quello del predecessore di Sgarbi, Stefano Zecchi, che non solo è stato un ottimo assessore, non solo ha dato una solida mano alla campagna elettorale del sindaco ma ha anche quelle caratteristiche di intellettuale-politico che sarebbero assai utili per una giunta che nonostante tanti ottimi provvedimenti manca proprio di cultura politica: e abbinare allo stile aziendale che caratterizzerà la macchina da costruire in preparazione dell’Expo, un po’ di cultura politica sarebbe una scelta prudente per Letizia Moratti.