Perché la Russia non coopererà nel dossier nucleare iraniano

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Perché la Russia non coopererà nel dossier nucleare iraniano

28 Novembre 2009

Nella situazione di stallo creatasi sulla questione nucleare, sia l’Europa che gli Stati Uniti nel corso degli anni hanno seguito costantemente  una strategia multilaterale. Nonostante i tanti rinvii e i risultati alquanto modesti, all’inizio del 2006 la strategia ha dato i suoi primi frutti: il Consiglio dei Governatori dell’IAEA ha riferito al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla posizione di non conformità dell’Iran rispetto al Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Poco dopo il Consiglio ha approvato la risoluzione 1696, con grande sgomento dell’Iran. Nel dicembre 2006 e, poco più tardi, nel marzo 2007, sono state approvate all’unanimità le due risoluzioni, 1737 e 1747, che prevedevano l’introduzione di sanzioni nei confronti dell’Iran. Ma in seguito è stato necessario che trascorresse ancora un anno prima di ottenere un inasprimento delle sanzioni – e la nuova risoluzione 1803 ha aggiunto soltanto pochi nuovi elementi al precedente elenco, non proprio soddisfacente, di enti e individui oggetto di sanzioni. Da allora, da parte del Consiglio di Sicurezza non si è avuta più alcuna azione incisiva, al di là della semplice riaffermazione di quanto già stabilito.

In gran parte, la responsabilità di questa situazione di stallo è attribuita alla Russia – con la Cina a cui ben conviene nascondersi dietro l’ostruzionismo russo. La strategia del “reset” di Obama è stata largamente presentata come un tentativo di allontanare la Russia da quella posizione ostruzionista, assicurando una collaborazione da parte di Mosca.    

Ora, non sarebbe straordinario se questo funzionasse? I diplomatici occidentali hanno perso anni e anni nel cercare di mantenere una strategia internazionale unitaria. I risultati raggiunti sono insoddisfacenti – e il loro effetto quantomeno discutibile. Tuttavia, non ci sono dubbi sul fatto che riuscire a convincere la Russia a sostenere le sanzioni contro l’Iran (e magari qualcosa in più) rappresenterebbe un grosso successo, tanto da poter ovviare, almeno in parte, ai rallentamenti dovuti ai ritardi e alle sanzioni sin troppo leggere.

Ma è davvero possibile convincere la Russia?

Seth Robinson ha offerto alla New Republic delle buone motivazioni per respingere quella fiducia, mostrata da più parti, circa la possibilità di modificare la posizione russa:

“Semplici ragioni economiche forniscono una prima risposta convincente: l’economia russa non solo ha raccolto i benefici dell’accordo sulla centrale nucleare di Bushehr, ma ha ottenuto un grosso sostegno dalla vendita di combustibile e dalla potenziale vendita di ulteriori reattori. E inoltre, il progetto nucleare rappresenta solamente uno dei diversi accordi stretti tra i due paesi. Il totale del commercio bilaterale si aggira intorno ai 2 miliardi di dollari, dato che la Russia fornisce all’Iran beni di consumo, attrezzature per petrolio e gas, e tecnologia militare. La Russia gode anche di un accesso privilegiato (insieme alla Cina) ai giacimenti di gas di South Pars in Iran”.

Robinson ha poi fatto cenno ad altre ragioni: il ruolo dell’Iran nel commercio di petrolio nel Mar Caspio; i potenziali vantaggi che Mosca intravede nel creare un cartello energetico con Teheran; e la capacità di influenza che il programma nucleare iraniano conferisce alla Russia nei suoi incontri a tu per tu con l’Occidente.

Io vorrei aggiungere tre ulteriori motivazioni:

1.      La Russia considera l’Iran come il suo punto di accesso nel Medio Oriente; si tratta della porta di ingresso per poter riguadagnare l’influenza ormai perduta in una regione chiave dal punto di vista strategico.

2.      La Russia non considera un potenziale arsenale nucleare iraniano come una minaccia per la sua esistenza – sa bene di occupare uno degli ultimi posti nella lista dei nemici mortali di Teheran.

3.      La Russia ricorda bene quanto i suoi interessi siano stati scarsamente considerati da parte dell’Iran filo-occidentale ai tempi dello Scià. Esercitare troppa pressione sul regime iraniano riguardo alla questione nucleare potrebbe causare una svolta a Teheran, che rischierebbe di danneggiare gli interessi a lungo termine della Russia. L’ultima cosa che Mosca si augura di vedere è un Iran nuovamente alleato all’Occidente.

Questo non significa necessariamente che la Russia sia favorevole ad un Iran nucleare. Ma, considerando che Teheran procura alle industrie nucleari e militari russe un mercato su cui lucrare ampiamente; considerando che l’Iran può aiutare la Russia a contrastare gli sforzi che l’Occidente sta mettendo in atto al fine di ridurre la propria dipendenza dall’energia russa e del Medio Oriente; considerando che l’Iran sostiene la Russia nei suoi tentativi di contenere il predominio occidentale; considerando che è meglio mantenere l’Iran come un nemico dell’Occidente (e quindi evitare che l’attuale regime perda il controllo del paese); considerando tutti questi elementi, la domanda è: per quale motivo la Russia dovrebbe esserci di un qualche aiuto?

I sostenitori del multilateralismo potrebbero rispondere che alla fine la Russia cederà perché forse non desidera realmente avere un Iran nucleare alle sue porte.

Ci sono due obiezioni possibili a questa risposta. Primo, la Russia può limitare le abilità tecnologiche dell’Iran e pensare che gli iraniani da soli non arriveranno mai al livello di scienza richiesto per costruire una bomba – potrebbe essere una convinzione sbagliata, ma senz’altro si adatta al pensiero del mondo non-slavo che prende le decisioni in alcuni circoli politici della Russia. In secondo luogo, i russi possono anche pensare che, in ogni caso, prima o poi, Israele o gli Stati Uniti (o entrambi) attaccheranno e distruggeranno il programma iraniano. Quindi per quale motivo rendersi ostili agli occhi di Teheran? Agiranno da opportunisti, beneficiando dell’attacco sia politicamente (senza più centrali nucleari ai loro confini) che economicamente (gli imprenditori russi toglieranno le macerie e ricostruiranno le infrastrutture danneggiate).

In breve, la Russia trae vantaggio da una via di mezzo tra la mancanza di guerra e di pace. E continuerà a giocare le sue carte , lasciando l’Occidente bloccato in questa situazione. Detto chiaro e tondo, i suoi interessi non coincidono con i nostri. Maggiori sforzi per portare Mosca dalla nostra parte, e non concedere più così alcuna copertura alla Cina, rappresenteranno esclusivamente una perdita di tempo.

Morale della favola, non state ad aspettare la Russia. 

© Commentary
Traduzione Benedetta Mangano

Emanuele Ottolenghi è Direttore del Transatlantic Institute di Bruxelles.