
Perché le elezioni tedesche e il G20 di Pittsburg segnano una svolta

29 Settembre 2009
Due eventi, in pochi giorni, alla fine di settembre, hanno cambiato lo scenario internazionale senza che la sinistra italiana, impegolata nelle sue vedute provinciali, se ne sia resa conto.
Si tratta del risultato del G20 di Pittsburgh, in cui è stata creata la nuova architettura di coordinamento dell’economia mondiale e della vittoria dei democristiani e dei liberali in Germania. La nuova architettura di coordinamento mondiale poggia su tre pilastri: la sostituzione del gruppo dei 20 paesi del mondo più importanti al gruppo degli 8 maggiori paesi industriali; la modifica delle quote del Fondo Monetario per farvi accedere i paesi emergenti e accrescerne la dotazione finanziaria; il Financial Stability Board come organo permanente di coordinamento delle banche centrali e delle autorità di controllo del sistema finanziario e bancario Il G20 dal punto di vista economico rappresenta bene la realtà mondiale in quanto la somma dei Pil dei suoi stati membri è circa il 90 per cento dell’economia mondiale.
Non si può dire altrettanto dal punto di vista geopolitico. Non è ben rappresentata l’Africa, il cui unico stato membro dei 20 è il Sud’Africa. E per quanto riguarda l’Asia appare inadeguatamente rappresentato il Medio Oriente. La maggiore potenza economica del gruppo dei 20 è l’Unione Europea che ha un Pil globale di 18.400 miliardi di dollari. Gli Usa seguono con 14.300. Al terzo posto vi è il Giappone con 4.900 miliardi. La Cina segue con 4.400. Ma l’Unione europea non è un vero membro del gruppo dei 20. Lo sono, invece, per quanto riguarda la comunità europea, i 5 stati più popolosi: la Germania con un Pil di 3.670 miliardi, la Francia con uno di 2.870, la Gran Bretagna con 2.670 miliardi, l’Italia con 2.320 e la Spagna con 1.800. La Russia, con un Pil di 1890 miliardi è l’unico stato europeo non facente parte della comunità europea, che partecipa al G20.
Del G20, oltre agli Usa, fa parte anche il Canada che ha un Pil di 1570 miliardi. E vi partecipa anche il Messico con 1.100 miliardi. Così si può dire che ne fa parte interamente la Nafta, cioè la North America Free Trade area. Ma il suo Pil di 16.860 miliardi di dollari è inferiore a quello dell’Unione Europea di circa un 10%. Il Brasile con un Pil di 1570 miliardi e l’Argentina con uno di 320 sono i due stati del Sud’America presenti nel gruppo dei venti. Gli asiatici invece sono cinque: oltre alla Cina, anche l’India con un Pil di 1200 miliardi, la Corea del Sud con un Pil di 980 miliardi, Turchia con uno di 730, lndonesia con 510 e l’Arabia Saudita con 480.
Il G20, come si nota, è sbilanciato sull’Oceano Pacifico. La strategia di Obama, sembra essere quella dello spostamento del centro degli interessi degli Usa dall’Atlantico al Pacifico. Ciò si spiega con il fatto che negli ultimi due anni la posizione economica degli Usa è drasticamente cambiata. La spiegazione di ciò è il deficit del bilancio del governo federale, dovuto al salvataggio dell’economia assieme alle sue promesse di spesa sociale e ambientalista. Il deficit federale ufficiale è attorno al 12 per cento del Pil. Quello effettivo è superiore. E il rapporto fra debito e Pil degli Usa è salito verso il 100 per cento del Pil, mentre era sino al 2007 attorno al 50 per cento del Pil. Se ci fosse stato un presidente repubblicano, probabilmente le spese per il salvataggio delle banche e dell’industria dell’auto sarebbero state più o meno dello stresso ammontare, ma Obama è stato eletto con una piattaforma elettorale in cui prometteva la riforma sanitaria e una grande iniziativa per l’ambiente, fondata sul risparmio energetico e sulle energie alternative. Questi programmi sono molto costosi e non possono venire finanziati se non in minima parte con economie di spesa e aumenti di imposte. Dunque, accanto al deficit dovuto ai salvataggi bancari e industriali, si profila un nuovo deficit che si tradurrà in nuovo debito.
Un pesante fardello nei riguardi della comunità finanziaria internazionale. La quale, a torto o a ragione (a mio parere a ragione ma secondo i macro economisti neo keynesiani a torto) non crede che questi deficit genereranno una nuova crescita del Pil capace di cancellare l’effetto negativo sul rapporto debito/Pil degli Usa. I creditori principali degli Usa sono i paesi asiatici emergenti. Obama cerca di rassicurarli o, quanto meno, di placarli e di indurli a continuare a sottoscrivere titoli del Tesoro Usa e obbligazione delle società multinazionali americane denominate in dollari, tramite il loro ingresso nella stanza dei bottoni del Fondo Monetario Internazionale. I candidati sono Cina, India e Brasile, i cosiddetti Bric: tutti e tre, sino ad ora, gravitanti nell’area del dollaro. Facendoli entrare nel Fondo Monetario, con nuovi apporti finanziari si accrescono le risorse a disposizione di questa istituzione per i suoi finanziamenti ad economie in difficoltà. E poiché essi sono effettati in dollari, ciò comporta anche di mantenere il dollaro al centro della finanza mondiale, dove sta perdendo terreno sia come moneta di riserva per i commerci internazionali sia come moneta di riserva delle banche centrali e delle altre grandi istituzioni finanziarie pubbliche e private .
Il nuovo direttore generale del Fondo dovrebbe essere un cinese, probabilmente l’attuale governatore della Banca centrale della Cina. L’Europa, in questa istituzione, risulta decisamente ridimensionata. Ma non si può affermare, come è stato fatto ne Il Corriere della Sera che il passaggio dal G8 al G20 sia uno smacco per l’Europa e per l’Italia.
Al contrario questo ampliamento comporta per noi nuove opportunità. Infatti se è vero che con il G20 vi è uno spostamento degli Usa da un asse dell’Atlantico a un asse del Pacifico, è anche vero che per l’Europa e per l’Italia in particolare si aprono nuove prospettive di rapporti con le nazioni asiatiche e l’Australia.
L’Europa è geograficamente collegata al continente asiatico molto di più del Nord America. Ed è stato questo collegamento che ha dato luogo allo sviluppo dell’Italia nell’epoca medievale e rinascimentale. La presenza nel G20 della Turchia dischiude per l’Unione Europea, ma soprattutto per l’Italia una nuova opportunità di collaborazione mediterranea mentre la presenza della Russia consente di concepire tale collaborazione nel quadro di una strategia del nuovo Sud Est: quello che io denomino Gerica, in quanto include Germania, Est europeo, Russia, Italia, Caspio e Africa del Nord. Una strategia per noi rilevante per gli approvigionamenti di energia e per la diversificazione del commercio internazionale.
Lo sviluppo del Mezzogiorno dell’Italia è legato allo sviluppo del bacino mediterraneo e dell’Est europeo in quanto ciò comporta che esso non sia più un’area periferica. E questo sviluppo è essenziale per il riequilibrio dei flussi migratori attuali. Dunque, anche se il G20 sarà una struttura complicata con processi decisionali non agevoli, esso costituisce per l’Italia, nel quadro internazionale, una grossa svolta positiva.
Ma a Pittsburgh non si è discusso molto degli indirizzi di politica economica per la ripresa della crescita nell’economia mondiale. Solo Silvio Berlusconi sembra avere ricordato che per la ripresa della crescita mondiale è essenziale una economia di mercato efficiente e competitiva. Angela Merkel attendeva il risultato delle elezioni in Germania. Secondo Giorgio Bocca in Italia ha vinto Berlusconi perché trenta milioni di imbecilli hanno votato per lui. I liberali tedeschi hanno vinto e la Merkel diventerà cancelliere perché ha dichiarato simpatia per loro: non so se gli elettori tedeschi che hanno votato così sono, in base alla tesi di Bocca, alcune decine di milioni di imbecilli. Ma il loro voto ha generato per l’Europa un segnale di ritorno al mercato, di reazione al dirigismo disordinato e di contrarietà alla spesa in deficit di cui è paladino Obama . L’elettore tedesco ha votato per il mercato e per il rigore economico e finanziario.
Nella nuova agenda Gavazzi, c’è la tesi secondo cui occorre ridurre le imposte, sena effettuare simultaneamente politi che di riduzione della spesa. In base a questa tesi il taglio delle imposte genera automaticamente una crescita economica che consente di recuperare il gettito perduto. Non è questa la linea che la Germania si prepara ad adottare e che chiederà agli altri stati europei di adottare. Nell’agenda della nuova coalizione fra CDU-CSU e liberali c’è la riduzione delle tasse, senza aumentare il deficit, mediante il taglio della crescita delle spese. E il Ministro Brunetta che sta controllando l’orario di lavoro di tutti i dipendenti pubblici e che si propone di estendere tale controllo ai magistrati, agisce saggiamente in questa direzione.