Perché l’inchiesta di Milano contro il Cav. sfida la separazione dei poteri

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Perché l’inchiesta di Milano contro il Cav. sfida la separazione dei poteri

31 Gennaio 2011

La Procura di Milano annovera magistrati tra i più preparati del Paese. La loro finezza giuridica è pari solo alla determinazione con cui perseguono i presunti colpevoli. Per la stessa ragione c’è però da dubitare che non sapessero da tempo che le due inchieste contro il Premier esulavano dalla loro competenza.

Dunque.

La vicenda D’Addario & C. fornisce la prima notizia criminis circa un presunto giro di prostituzione che potrebbe avere nella residenza di Arcore di Silvio Berlusconi un terminale. Ma l’indagine stagna per inaffidabilità dei testi, intimiditi o subornati – devono pensare in Procura- dal fuoco mediatico a difesa del Cavaliere. L’unico strumento per acquisire -nel silenzio investigativo- prove oggettive sono le intercettazioni che però non possono essere disposte contro il <presunto utilizzatore> (perché parlamentare e Premier) ma solo contro le <presunte utilizzate>. C’è però il problema di preventiva identificazione di queste ultime e di acquisizione dei relativi recapiti telefonici mobili.

La soluzione è un capolavoro di finezza giuridica e intuizione tecnologica: vengono setacciate le centraline telefoniche limitrofe a Villa San Martino e dai numeri che risultano agganciati nelle sere in cui <controlli visivi> confermano un certo  via vai di macchine, si risale ai titolari. Le intercettazione delle utenze telefoniche di tre indiziati comuni (Emilio Fede Lele Mora Nicole Minetti) consentono di stringere subito il cerchio. Viene fuori la solita aria fritta: gossip pecoreccio su feste o festini, chiacchierate di signore e signorine intente a vantarsi e lamentarsi tra di loro, spesso in modo sboccato, delle sere passate con il Premer nella sua residenza privata, delle amiche da presentargli e dei regali ricevuti o attesi.

C’è forse in Italia qualcuno che non sappia di cosa si stia parlando ? o che non abbia mai fatto un regalo a qualche signorina avvenente per conquistarla e tentato o sperato che questa gli presentasse un amica ? Troppo poco.

Improvvisamente un Cigno Nero: una ragazza andata ad Arcore viene fermata dalla Polizia e Silvio Berlusconi telefona al funzionario di servizio per chiedere informazioni perché -a quanto gli risulta- quella ragazza potrebbe essere nipote di Mubarack. La ragazza, risultata minorenne, viene affidata, anziché a una struttura pubblica, a Nicole Minetti (e da questa a una amica della stessa minorenne). Esplodono polemiche sulla procedura di identificazione e affidamento fra Polizia e Magistrato di turno ma il Capo della Procura di Milano chiude la bocca a tutti pochi giorni dopo, affermando che i funzionari di Polizia si sono comportati correttamente e non sono previsti altri accertamenti o indagini.

E c’è da giurare che così sia stato: della <presunta concussione> da parte del Premier, che in mancanza di concusso potrebbe costituire <tentata concussione>, esistono per la Procura prove concrete e l’eventuale processo è maturo per la direttissima.

La coincidenza del <presunto utilizzatore del giro di prostituzione> con la persona del <presunto concussore> crea però un problema giuridico: alle indagini contro Silvio Berlusconi <presunto utilizzatore del giro di prostituzione> si estendono per legge le norme sulla competenza per i reati ministeriali che vigono per Silvio Berlusconi Premier <presunto concussore>. La norma è di rango costituzionale e non lascia adito a dubbi né spazio di manovra: tutte le indagini vanno fermate immediatamente sia per la presunta concussione (ma questo poco male) sia per il presunto giro di prostituzione (e questo è un problema) e i processi saranno sottratti a Milano.

Fino a quel momento la Procura milanese ha violato la competenza territoriale di Monza ma è irrilevante: il giudice che sarà chiamato a decidere sul punto è quello cui la Procura invierà la richiesta di rinvio a giudizio ovvero il GIP di Milano. Di converso a decidere se una ipotesi di reato abbia natura <ministeriale> può essere solo il Tribunale dei Ministri competente per territorio. La norma dice infatti che quando entra in ballo, direttamente o indirettamente, un Ministro (vieppiù il Premier), <omessa ogni altra indagine> gli atti devono essere trasmessi al Tribunale dei Ministri entro 15 giorni. Come a dire: gli Inquirenti <devono> (e non <possono>) fermarsi subito, riordinare il fascicolo giudiziario e trasmetterlo senza neppure una nota valutativa né esplicativa. Nulla esclude, ed è successo, che il Tribunale dei Ministri li restituisca alla Procura mittente, perché ritiene che il reato sia <comune> ma la Procura di Milano forse teme che non sia questo il caso. E presumibilmente cambia strategia.

Se avesse potuto mantenere il controllo del processo e delle indagini avrebbe offerto come prove d’accusa le centinaia di notizie acquisite in mesi di intercettazioni a tappeto ma ora questo non è più possibile. Però può chiedere lo stesso il processo per direttissima al GIP di Milano con la speranza che questo si associ alla linea, rivendicando il diritto di decidere, lui stesso, sulla competenza del Tribunale dei Ministri. Qualcuno del resto l’ha già fatto e ancorchè la legge sia stata palesemente e coscientemente violata non ne è derivata alcuna conseguenza: come se per l’Ordine Giudiziario in Italia non valesse il principio giuridico liberale di <corrispondenza fra responsabilità e potere> anche a costo di  aggravare lo squilibrio tra poteri sovrani creato dall’abrogazione, frettolosa e emotiva, dell’art 68 della Costituzione Repubblicana sull’immunità parlamentare.

Sempre presumibilmente: per evitare che i processi contro il Premier <schiattino>, come dicono a Napoli, si ricorre quindi a una finezza inquirente consentita dall’esistenza a Milano dell’ ufficio dove lavora l’amministratore delle finanze personali di Silvio Berlusconi.

Il Premier riceve un avviso di garanzia per sfruttamento della prostituzione minorile (la sedicente nipote di Mubarack) e, mentre si tirano le somme delle perquisizioni e gli interrogatori di moltissime ragazze intercettate, viene inviata alla Camera dei Deputati la richiesta di perquisizione del suo ufficio di Milano. Il corredo documentale che accompagna la richiesta è imponente e il giorno stesso diviene di dominio pubblico.

Mass media e giornali inondano il Mondo con cronache dettagliate degli eccessi, veri o presunti, dei <festini di Berlusconi> mettendo l’Italia alla berlina e l’opposizione politica nella possibilità di celebrare un immediato processo etico in attesa dello sperato processo penale.

Nessuno può ovviamente accusare la Procura di Milano di aver perseguito il rilancio delle sue contestazioni penali sotto forma di accuse morali nel timore di <bucare> la condanna né di aver per questo provocato la pubblicazione degli atti istruttori con legittimi ma tardivi atti di indagine. Rimane però il fatto che si è scatenata una guerra sulla compatibilità fra i costumi di vita del Premier e la sua carica istituzionale.

La guerra viene combattuta dagli avversari con quotidiane battaglie di ricognizione, grazie a giornali e TV, sulle linee di confine ideologico con il Vaticano e il Consesso internazionale.

L’obbiettivo è unico: stigmatizzare la correità morale del Paese che sostiene il Premier nella speranza che la delegittimazione internazionale dell’Italia scateni in piazza l’indignazione della parte <sana> della nostra Società !

Sono dubbi che intimoriscono.

Perché paventano che la frustrazione di non esser riusciti a disarcionare il Premier per via giudiziaria debba essere diventata insopportabile al punto da confidare nella sua caduta per condanna dei costumi privati. Ma intimorisce di più che l’incapacità di spodestare il Premier per via elettorale tenti le Opposizioni politiche a violare <la sovranità popolare> e l’ Ordine giudiziario <la separazione dei poteri>.