Perché Soru e Berlusconi in fondo s’assomigliano
15 Gennaio 2009
A curiosare in casa d’altri c’è sempre qualcosa da scoprire e quando le case sono importanti, come per Renato Soru, quelle che a primo acchito sembrano piccole eccezioni possono rivelarsi grandi sorprese. Specie se si mette il naso nelle questioni che riguardano conflitto d’interessi o pendenze giudiziarie. Al punto di pensare che il Robin Hood sardo, mai come in queste ultime settimane impegnato nel differenziarsi da Silvio Berlusconi, tanto diverso dal Presidente del Consiglio in fondo in fondo non è. Anche lui è miliardario, anche lui è un imprenditore “prestato” alla politica, anche lui è diventato editore e siccome anche lui è finito nel mirino della Procura (è coinvolto nel caso Saatchi & Saatchi, l’appalto sulla pubblicità istituzionale della Regione per cui si attende la richiesta di rinvio a giudizio) molti sostengono avrebbe dato le dimissioni con sei mesi d’anticipo proprio per evitare di venire travolto dal ciclone giudiziario.
La soluzione trovata dal Governatore uscente al suo conflitto di interessi funziona quanto l’aspirina contro un’influenza virale. Il patron di Tiscali, in vista della sua ricandidatura alle elezioni Regionali di febbraio aveva infatti deciso di trasferire al professor Gabriele Racugno, docente di diritto societario e commerciale dell’Università di Cagliari, tutte le azioni del quotidiano l’Unità e di Tiscali in suo possesso (Racugno le gestirebbe in totale autonomia). Ma si sa, quando di mezzo ci sono le aziende personali, è difficile fare l’interesse degli altri e non il proprio. Perfino quando su Repubblica è stato chiesto a Soru di rispondere a chi ironizza dicendo che Racugno a Tiscali è come Fedele Confalonieri a Mediaset e suo fratello all’Unità (è entrato nel Cda ma poi si è dimesso) è come Paolo Berlusconi al Giornale, Soru s’è limitato a definirle sciocchezze. Eppure, il famoso detto popolare “il cavallo s’attacca dove dice il padrone” una sua logica la ha eccome e Soru lo sa bene. Del resto la propaganda politica condita da affetto smisurato che l’Unità sta portando avanti durante questa campagna elettorale sarda è sotto gli occhi di tutti, tanto che in una lettera di Vittorio Sgarbi pubblicata dal quotidiano II Giornale si legge: “Ti ho scritto, caro Renato, perché, non per superare l’evidente conflitto di interessi ma per evitare il ridicolo e rispettare i tuoi elettori e i lettori del tuo giornale, tu faccia smettere questa insopportabile nenia che ti fa assomigliare più a Padre Pio che al prossimo governatore di una regione che hai già governato”. Insomma l’Unità di Concita è per Soru quello che il Tg4 di Fede è per Berlusconi.
Ma di interessi personali e aziendali è condita anche un’altra storia: quella del mega impianto fotovoltaico di Macchiareddu, vicino Cagliari, che tira in ballo un amico del Governatore uscente: Carlo De Benedetti (controlla il quotidiano La Repubblica e il settimanale l’Espresso). Amico e socio in affari, considerato che a settembre Management&Capitali, società guidata appunto da Carlo de Benedetti, ha convertito interamente il prestito obbligazionario convertibile Tiscali da 60 milioni di euro nominali, operazione che le ha dato circa 42,3 milioni di azioni ordinarie pari al 6,9 per cento circa del capitale della società Internet post nuova emissione.
Visto il legame, pensare che si possa parlare di conflitto d’interessi in fondo non è da matti. Ma andiamo con ordine. Il 15 dicembre scorso, otto giorni prima che venissero ufficialmente confermate le dimissioni, quando perfino su Facebook si supplicava il Governatore di fare dietrofront, Soru era impegnato nella firma di un accordo di programma per la costruzione dell’impianto. Sedute allo stesso tavolo c’erano la Regione di Soru, la Provincia, il Consorzio dell’area di sviluppo industriale di Cagliari (Casic) e Sorgenia Spa che fa capo alla Cir (Carlo De Benedetti presidente) e già produce moduli fotovoltaici a Villacidro (Cagliari) e a Marrubiu (Oristano).
L’intesa è stata firmata e a controllare che tutto fili liscio e che le quattro parti in causa rispettino l’accordo sarà un Collegio di vigilanza composto dall’assessore dell’Industria, da un rappresentante del Consorzio, dal presidente della Provincia e da due componenti nominati dalla Sorgenia. Secondo il patto però “il collegio assume qualsiasi delibera con la maggioranza qualificata di quattro membri”. E siccome i membri totali sono cinque di cui due espressione di Sorgenia, nessuna inadempienza potrà essere notificata e nessun intervento potrà essere deciso senza il consenso di Sorgenia. Quindi di Carlo de Benedetti.
La Sardegna però è un’oasi naturale (non l’oasi del Mediterraneo come dice di volerla fare diventare Berlusconi ma pur sempre una terra dall’altissimo valore ambientale) e il destino ha voluto che proprio nell’area dove dovrebbe sorgere la centrale solare di De Benedetti ci fosse uno scomodo fiumiciattolo coi suoi affluenti. Ma a tutto c’è una soluzione e quella individuata dal patto è questa: “sviluppare a propria cura (di Sorgenia, ndr) le spese il progetto delle opere accessorie necessarie alla realizzazione del suddetto impianto: la modifica del tracciato del Rio Coccodi e relativi canali affluenti interferenti con l’impianto”. Ovvero, Sorgenia si impegna a cambiare il corso di un fiume.
Ma c’è dell’altro. Secondo fonti locali, ad essere interessate alla zona erano circa 40 ditte ma a spuntarla è stata Sorgenia (a cui successivamente si mormora siano state date anche altre autorizzazioni di questo tipo per 4 nuovi progetti). Alla società dell’Ingegnere servivano circa 200 ettari ma siccome quelli in possesso del Consorzio erano una quarantina circa, si è deciso di espropriarne 160 ai privati attraverso questo meccanismo: il Consorzio confisca su delega della Provincia e poi cede tutto a Sorgenia per permetterle di costruire l’impianto. Le spese, sempre secondo quanto riportato nell’accordo, sono a carico di Sorgenia che però sborserà la somma necessaria a partire dai valori agricoli medi (che solitamente sono molto bassi) mentre pagherà gli eventuali incrementi di prezzo dei terreni soltanto ove riconosciuti con sentenza in corte d’Appello. “In ogni caso – si legge a pagina 9 dell’intesa firmata il 15 dicembre – l’impegno di Sorgenia a sostenere tali spese generali sarà limitato all’ammontare massimo complessivo di euro 100mila”. L’equivalente di un appartamento di 40 metri quadri a Cagliari.