Perché una volta entrati in Transatlantico ci si può restare a vita

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Perché una volta entrati in Transatlantico ci si può restare a vita

11 Gennaio 2013

Riflessioni sulla questione dell’assenza di vincolo di mandato appartengono al dibattito della dottrina e della giurisprudenza  ormai da tanti anni. Ma una rilettura in chiave politica, piuttosto che in termini giuridici, sarebbe quanto mai opportuna, specie se in prossimità di una tornata elettorale regolata da una legge come la nostra.

La più nota e odiosa caratteristica di questa legge elettorale è proprio l’impossibilità di esprimere una preferenza per i candidati che vengono invece decisi a tavolino dalle segreterie dei partiti. Ora, non solo non vi è alcuna correlazione tra il futuro nominato e il territorio in cui egli viene candidato ma, una volta in Parlamento, l’eletto, potrà benissimo giovarsi dell’art. 67 della Costituzione che gli garantisce libertà totale: potrà quindi votare contro il suo partito, lasciare il gruppo d’appartenenza e magari fondarne un altro.

Se poi, il salto della quaglia ha giovato ad un altro gruppo parlamentare, non di rado (e molti casi recenti lo hanno dimostrato) questo stesso parlamentare verrà candidato, nella tornata successiva, in una lista rivale. Tutto ciò, ben inteso, senza la necessità di raccogliere le firme, le quali sono risparmiate per i gruppi parlamentari già esistenti o formatisi finanche negli ultimi giorni della legislatura. Insomma, una volta entrato in Transatlantico, se sei abile, puoi mirare a rimanerci a vita.

Vale la pena di ricordare che l’assenza del vincolo di mandato ha una sua ratio ben precisa e coerente: i padri costituenti scrissero questa disposizione in vigenza di un sistema proporzionale puro, con la possibilità di esprimere le preferenze. Se è vero che la Costituzione garantiva in questo modo la totale libertà di decisione dell’eletto è vero anche che questi, cinque anni dopo, avrebbe potuto di nuovo chiedere i voti al corpo elettorale. Se aveva ben operato o meno, andando contro il suo gruppo, lo avrebbero deciso i cittadini e non le segreterie dei partiti avversari. Oggi questa possibilità di “riconferma” non c’è più.

Insomma, è evidente che garanzie di questo tipo, oggi, appaiono un incentivo a smarcarsi dai gruppi di riferimento per crearsi visibilità e null’altro.

Di proposte sulla riforma della Costituzione ne sentiamo a decine ma nessuna di queste osa toccare questo privilegio che, abbinato a questa indegna legge elettorale, contribuisce a creare una categoria di intoccabili tutelata a livello costituzionale. Una situazione indegna per un sistema, come il nostro, che fa della particolarizzazione degli interessi il vero motore della macchina dei consensi elettorali.