Pil dimezzato, niente tesoretto. Vegas: Prodi smentito dai fatti
12 Marzo 2008
Le stime positive sulla crescita sono state smentite e
del tesoretto non c’è più traccia. Il bilancio reale dei conti pubblici
nell’ultimo trimestre disponibile (la trimestrale di cassa) era la verifica più
attesa da entrambi gli schieramenti. Per il centrodestra si trattava di capire
l’effettiva situazione dei conti in vista di una vittoria, per il centrosinistra
era l’occasione di rivendicare ottimi risultati e vantare l’esistenza dell’extragettito
(slogan più gettonato dei 20 mesi di Esecutivo-Prodi).
Ma con la relazione unificata, il Tesoro taglia le stime
di crescita sul Pil italiano: il prodotto interno lordo crescerà solo dello
0,6% nel 2008, dell’1,2% nel 2009, dell’1,5% nel 2010. Una revisione al ribasso
– considerato che a settembre gli uffici tecnici di via XX Settembre avevano previsto
una crescita dell’1,5% – che secondo l’ex sottosegretario all’Economia Giuseppe
Vegas (PdL) “mette finalmente in evidenza l’enormità di spese sotto il tappeto,
che il tesoretto non esiste e che i dati per 2007 erano abbelliti, come succede
quando alle finestre si mettono le tendine e sui balconi i fiori ma dentro la
casa ci sono i topi”.
I dati: il Pil sarà in ribasso nel 2008 di quasi un
punto percentuale e l’inflazione è in
aumento con una revisione al rialzo delle stime fino al 2,5%-2,6%. Anche il
rapporto deficit/Pil è stato inevitabilmente rivisto al ribasso (2,4%). E anche per l’avanzo
primario la previsione scende al 2,6% nel 2008 (invece del 3,1) ma
l’indicazione per gli anni a seguire è di una nuova crescita (3,1% nel 2010 e
al 3,4% nel 2011).
Padoa-Schioppa ha ribadito che l’obiettivo resta quello
del pareggio di bilancio nel 2011, ritenuto ancora possibile ma le condizioni
per raggiungerlo saranno più dure. “Il ministro ha detto che bisogna fare una nuova
manovra da 20 miliardi. Perché non si è fatta quest’anno anziché fare regali
non necessari ma utili in vista delle elezioni? La verità – continua Vegas – è che
la sinistra lascia un’eredità pesante, fatta di troppi problemi ancora da
risolvere”. Il riferimento alle spese che non sono state contabilizzate, spese
da affrontare non ancora iscritte in Bilancio, come il rinnovo dei contratti
pubblici o il nodo-infrastrutture. “A settembre già si sapeva la possibile
evoluzione del Pil ma nella finanziaria non ne è stato tenuto conto”.
E il tesoretto? Se ne riparlerà a giugno, “a
dimostrazione – dice Vegas- del fatto che non esiste. La motivazione per cui
non è possibile fissarne l’entità, secondo il ministro Padoa Schioppa, starebbe
nelle condizioni mutate: “L’emergere di risorse aggiuntive è un fatto
possibile, accaduto con regolarità negli ultimi due anni; ma potrà essere
accertato solo nei prossimi mesi con un’attenta lettura dei dati.
L’elaborazione – in giugno – del bilancio di assestamento sarà l’occasione per
fare il punto”.
“C’è poi – ricorda Vegas – da tenere
conto del segnale rappresentato dalla forbice dei BtP rispetto ai Bund
tedeschi, che si sta aprendo sempre di più”. La forbice indica infatti
il differenziale di rendimento che i titoli di Stato italiani devono offrire
rispetto ai propri omologhi tedeschi per compensare la minore solidità
dell’emittente agli occhi del mercato.
E, per quanto riguarda l’Eurozona, questo
indicatore empirico ha toccato i massimi dal 1997 e si sta ulteriormente allargando
a seguito di vendite sui Btp e di acquisti sui Bund. Si tratta a tutti gli
effetti di una tipica situazione in cui i mercati mostrano una
forte avversione al rischio, e preferiscono titoli con rating massimo (come la Germania), penalizzando
quelli con rating basso (come l’Italia) che devono offrire rendite più alte e
appesantire così il servizio del debito pubblico.
Lo stesso presidente della Bce,
Jean-Claude Trichet, negli ultimi mesi ha spesso avvertito che in un fase di
“riprezzamento” del rischio, i paesi con debito pubblico elevato avrebbero
pagato pegno. Non a caso, qualche giorno fa era ritornato sul punto, spiegando
come l’allargamento degli spread fosse legato alle differenti situazioni dei
conti pubblici nei diversi paesi dell’Eurozona. Peggio dell’Italia al momento
fa solo la Grecia.