Più che alle belle copertine del “Time”, Monti badi a modificare l’art. 18

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Più che alle belle copertine del “Time”, Monti badi a modificare l’art. 18

14 Febbraio 2012

Il premier Monti è tornato in Italia dopo un viaggio negli USA esaltato dalla stampa italiana, in modo eccessivo, che però ha, senza dubbio, avuto successo. Time Magazine, di proprietà di Time Warner, grande società di media, proprietaria di CNN e avversaria del gruppo di Murdoch, che possiede Sky ha messo Monti in copertina ponendo il quesito se questo uomo potrà salvare l’ Europa. In Italia Time Warner è alleata con la RAI contro Mediaset, ma a livello internazionale è rivale di Murdoch, il maggior avversario di Mediaset.

Dunque non si è trattato di una scelta dovuta al fatto che il governo Monti ha sostituito il governo Berlusconi, interrompendone il mandato ricevuto dagli elettori di governare sino alla fine della legislatura. Del resto Monti è stato molto attento, nel presentarsi come espressione di una coalizione di unità nazionale, che ha una rilevante continuità con il governo Berlusconi. Scrivo questo per chiarire che la stampa internazionale nel caso di Monti aveva una particolare ragione nel dargli credito, nel dopo Berlusconi. Ha visto in lui una espressione di una unità di forze politiche, per la realizzazione di un programma coerente, in una Europa che, al di là dell’Atlantico, spesso appare, invece, disunita. Per gli americani è difficile immaginare che possano coesistere una moneta unica e stati nazionali autonomi. Invece lo schema su cui si regge l’euro è proprio questo. E non è uno schema privo di basi teoriche, anche se molti lo pensano, ignorando che economisti come James Buchanan, premio Nobel dell’economia, ritiene questo modello superiore, ai fini della stabilità monetaria, al modello federalista, attuato negli Stati Uniti in cui la banca centrale, la Fed ha come interfaccia un solo governo, quello federale americano, non tanti governi.

Dunque, mentre c’è stata certamente una abile organizzazione del consenso da parte dei collaboratori di Monti, e delle forze bancarie che lo sostengono, in relazione a questa sua missione americana, c’è qualcosa di sostanziale, che va oltre Monti. Oltreché da parte di Time, ha avuto anche una accoglienza molto benevola da parte del Wall Street Journal, che fa capo al gruppo Dow Jones controllato da Murdoch, che svolge anche una attività di rating per le imprese con il sustainability index. Comunque il Wall Street Journal è il giornale più autorevole della finanza internazionale che opera negli USA ed ha come epicentro gli ambienti di Wall Street, ove il nostro premier si è intrattenuto.

E’ naturale considerare, in relazione a ciò, le introduzioni che Monti ha nel mondo della finanza internazionale. È stato un consulente di Goldman Sachs, e in quell’ambiente ha un credito che lo può aiutare a far bella figura, ma non necessariamente a risolvere i problemi, delicatissimi che l’Italia ha per quel che concerne il debito pubblico con la finanza degli USA, nell’epoca di Obama. Questi ha come guru e finanziatore della sua campagna elettorale per la rielezione a presidente degli USA il più ricco finanziere degli Usa e del mondo, ossia Warren Buffet, che, mediante la sua grande compagnia finanziaria Berkshire Hathaway ha una quota poco superiore al 12%,nella agenzia di rating, Moody’s che ha appena degradato il debito dell’Italia, della Spagna e del Portogallo.

Questa agenzia di rating, rivale di Standard e Poors, però è anche collegata ad essa tramite il fatto World Capital Investors ha il 12 % di entrambi queste agenzie di rating. E’ dubbio che il guru Warren Buffet voglia canalizzare gli investimenti finanziari che controlla nei nostri Bpt, o nei Bonos spagnoli. Infatti nella sua lettera agli investitori di pochi giorni fa, proprio quelli in cui Monti era a Wall Street, ha scritto che non conviene acquistare bond, cioè titoli a reddito fisso anche se danno un alto rendimento; Buffet consiglia, invece, di comperare azioni. Monti in questo intreccio di interessi contrapposti e a volte alleati, si destreggia, comunque, molto bene E ciò lo ha favorito, nell’operazione di Washington.

Ci sono altre ragioni, che lo aiutano, come premier del governo italiano, nei rapporti con il governo americano. L’amministrazione Obama ha serie ragioni oggettive che dimostrare amicizia all’Italia e per farlo nei riguardi del premier italiano. Gli Stati Uniti stanno guardando con una apprensione a quello che accadendo in Medio Oriente in Siria e in Iran, e alle ripercussioni su Israele. E vedono con preoccupazione ciò che accade in Libia. Rispetto all’area del Mediterraneo e del Medio Oriente, l’Italia è fondamentale per gli Stati Uniti, che hanno le loro basi aeree e navali Nato in Italia. L’Italia sarà pure BBB per la Standard e Poor o Moody’s, ma è AAA per gli USA in questo scacchiere.

C’è poi un fatto che i nostri giornali non hanno neppure accennato e che è fondamentale per spiegare l’accoglienza molto amichevole di Obama a Monti che non è espressione di una coalizione politica contraria alla sua, in questo periodo pre-elettorale. Il democratico Obama sta andando alle elezioni e ha un avversario emergente, in campo repubblicano, Santorum di chiare origini italiane. Per i candidati Presidenti degli Stati Uniti aggiudicarsi i voti degli italo-americani è cosa di non poco conto. L’incontro con Mario Monti ha fatto parte anche di uno show politico-elettorale. Il confronto fra l’accoglienza di Obama a Berlusconi che pure fu positiva e quella a Monti va fatto considerando che Berlusconi è un leader del centro destra, Monti non lo è e pur non essendo etichettabile come di sinistra, è appoggiato dalla sinistra italiana. Pertanto per la campagna elettorale di Obama con gli italo americani la calda stretta di mano con lui è un assist.

Il secondo fattore da considerare riguarda il contrasto di interessi negli USA fra quelli di economia reale e quelli finanziari relativi al ruolo del dollaro come moneta mondiale, sino a ieri egemone. Le banche americane che hanno comprato titoli europei, in base a una regolamentazione che è stata messa in opera nello scorso anno, non possono avere l’aiuto finanziario della Federal Reserve, in caso di crisi. Ciò ha comportato vendite di titoli europei considerati rischiosi e acquisti di Treasuries emessi dal governo USA che ha un deficit di bilancio pari al 6% del Pil. Gli Stati Uniti dopo lo scossone che hanno dato, in questo modo all’eurozona, che sta entrando in una situazione di semi recessione, ora stanno cambiando linea. Finché il fuoco è circoscritto alla Grecia si può rimediare, se il fuoco si estendesse all’Italia l’euro crollerebbe. Senza l’Italia, l’euro non esisterebbe. Si rendono conto che se salta l’euro questo gli si ritorce contro, dal punto di vista delle prospettive di crescita economica.

Prevale oggi negli Usa la preoccupazione per l’economia reale rispetto alle ragioni finanziare del dollaro. In sostanza, gli Stati Uniti vogliono che il dollaro sia sempre la moneta di riferimento, il “rappresentante” di una potenza egemone, ma hanno bisogno dell’eurozona come mercato. Quando Buffet suggerisce gli investimenti in azioni, pensa all’economia reale Ed ecco ora un terza ragione del buon risultato di Monti. È da molti mesi che l’Italia sta facendo passi decisivi, di miglioramento nel suo bilancio. Monti ha fatto la riforma delle pensioni, ma la crescita del debito italiano negli ultimi trimestri è inferiore a quella di tutti gli altri Paesi. E questo è dovuto alla politica di Berlusconi e del ministro Giulio Tremonti. Ripeto che Mario Monti questo lo riconosce, e aggiungo che lo fa non solo nei discorsi, ma anche nei fatti.

Il governo Monti continua a seguire la linea del governo precedente. Qui nasce un paradosso. Questo governo, voluto principalmente dalla sinistra, dalla grande stampa e dalla Confindustria, concepito nel famoso “incontro di Todi”, alla fine si rivela, per linea politica, un grande problema per la stessa sinistra, che ha dovuto ingoiare la riforma delle pensioni di anzianità e ora deve subire quella dell’articolo 18, eighteen come si è detto, nei giorni scorsi nei colloqui di Washington. Ora Diciamo che si è verificato quello che si diceva in antichità dai romani rispetto ai greci. Grecia capta ferum victorem cepit. Il “vincitore” è stato catturato dai vinti.

Quell’articolo è un’anomalia, dal punto di vista internazionale, per quanto riguarda il reintegro per legge che non è compreso dagli americani. Bisognerà limarlo, come del resto ci chiedeva la lettera della Bce fin dal mese di agosto. Monti, in un sussulto di ambizioni, ha detto che vorrebbe cambiare gli italiani. Credo che sia meglio che cerchi di cambiare l’articolo 18 e, in genere, il sistema dei contratti di lavoro vigenti in Italia, facendo emergere in prima linea i contratti aziendali, quelli per cui i sindacati ritornerebbero a fare i sindacalisti nelle aziende. Quella del lavoro è l’unica liberalizzazione che occorre realizzare per la nostra crescita. Il resto è piuttosto marginale, salvo nel settore delle reti, in cui del resto più che liberalizzare occorre crescere. Ricordiamoci che siamo entrati in recessione e che è necessario poterne uscire al più presto. Questo ci deve importare molto più delle belle copertine di Time o dei brutti voti di Moody’s, controllata da Warren Buffett, grande elettore di Obama, che ora ha escogitato la Buffet Tax del 30% per tassare i ricchi che approfittano della benevole tassazione dei guadagni di capitale, per pagare meno dei modesti redditieri, ma che non considera anomalo l’intreccio fra controllare imprese finanziarie e agenzie di rating che danno i voti agli investimenti finanziari.