Pompei crolla. Aspettando l’Europa

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Pompei crolla. Aspettando l’Europa

04 Marzo 2012

A Pompei, in attesa dello stanziamento definitivo dei 105 milioni di euro europei, dell’avvio dei relativi bandi di gara e dell’inizio dei cantieri, sembra vigere una strana inerzia. Fenomeni di degrado e incuria vengono puntualmente segnalati senza che vi sia alcuna comunicazione riguardo l’avvio di interventi di manutenzione ordinaria, quasi che nulla possa opporsi al maltempo in una sorta di fatalismo che ricorda più i sindaci di alcune metropoli contemporanee piuttosto che i custodi dei resti archeologici di una città del passato.

Nell’ultima settimana si inanella una serie incalzante di eventi. Tre metri quadrati di intonaco affrescato in rosso pompeiano si sono distaccati dall’atrio della casa della Venere della Conchiglia, sgretolati dall’umidita e infine sbriciolati per le “cattive condizioni meteorologiche”, come si legge in una nota della Soprintendenza. Analoga sorte per la superficie di rivestimento in cocciopesto grezzo di una delle pareti della fullonica situata nella insula 14 della Regio VI e di uno stipite collocato nella insula 6 della Regio VII lungo il vicolo delle terme nella via Stabiana. Dal muro esterno del centralissimo tempio di Giove è caduta parte significativa dell’intonaco. I mosaici della casa del Fauno, per settimane sommerso dall’acqua, che lentamente si sgretola. Gli affreschi della casa di Cecilio Giocondo, ricoperti dal muschio.

Per ora, gli unici bandi di gara che vanno avanti sono due tra gli ultimi impostati dalla gestione commissariale riguardanti il consolidamento idrogeologico e la messa in sicurezza del terrapieno in via dell’abbondanza, oltre alla messa in sicurezza di cinque domus  individuate dal monitoraggio dei tecnici della soprintendenza. Nel frattempo sono arrivati i tredici archeologi e i nove architetti  neoassunti, ma sembra che per il momento siano spiazzati da un’emergenza alla quale non si riesce a fare fronte e per risolvere la quale, in mancanza della manodopera specializzata interna non più rimpiazzata, serve un’efficace coordinamento e una maggiore capacità amministrativa nella gestione delle risorse.

Da mesi i sindacati denunciano che nelle casse della Soprintendenza, che gode di una notevole autonomia gestionale, giacciono fondi inutilizzati. In realtà si tratta di risorse assegnate a progetti di recupero già individuati, spesso però mai partiti. Più volte in passato il Ministero per i beni culturali è intervenuto recuperando questi stanziamenti accantonati e riassegnandoli ad altri progetti, censurandone così indirettamente la cattiva gestione. Ma tutt’oggi nessuno a Pompei sembra aver fatto tesoro di tali esperienze. Si preferisce aspettare l’Europa.