Presidente, è ora di alzare i toni e rispondere al golpe
16 Marzo 2010
di Milton
Mentre qualche buontempone, con un tempismo perfetto, si occupa di “aggregatori” e di stimoli al dibattito interno a dieci giorni dalle elezioni, qui c’è molto più di un’elezione da vincere. In gioco, questa volta, ci sono la libertà di voto e la sovranità popolare.
Credo che ormai a nessuno sfugga che siamo di fronte a un vero e prorpio golpe che mira a rovesciare, per via giudiziaria, ciò che gli elettori hanno deciso. Una dittatura della magistratura politicizzata che ormai senza freno, sta sferrando un attacco senza precedenti contro colui che gli elettori hanno liberamente eletto alla guida del Paese. Ad appoggiare questo golpe, come è sempre successo nella storia non c’è il popolo, come dimostrano i quattro gatti a piazza del Popolo sabato scorso, ma un’accozzaglia indecente, tanto pericolosa quanto variegata.
Ci sono i giustizialisti e i forcaioli, quelli che dal ‘94 non hanno mai smesso di godere del sangue di chi si suicida in carcere in attesa di essere interrogato, o di coloro che hanno perso anche la dignità per poi essere definitivamente scagionati. Ci sono coloro che con il giustizialismo si sono arricchiti spartendosi il bottino con le talpe delle procure e che con la minaccia del cappio hanno fatto e fanno carriera in politica.
C’è il popolo viola, qualche migliaio di argonuati sfigati radical chic, che una volta andavano a Capalbio, poi si sono trasferiti a Malindi e ora si accontentano del villone di Grillo in Liguria, guidati da un signore che nella vita non ha trovato di meglio da fare che fondare, già nel ’94, il movimento BoBi “Boicotta il Biscione” e che, tanto per rendere l’idea, nel suo girovagare cattocomunista ha avuto anche il merito di “coordinare lo Staff che assisteva Alfonso Pecoraro Scanio nella gestione del suo blog personale”, probabilmente con i soldi delle nostre tasse (sic!!).
C’è poi la sinistra di Bersani, serva dei giustizialisti e di Di Pietro che, come accadde dopo Tangentopoli, vuole riprendere il governo del Paese per via giudiziaria facendo, rispetto ad allora, un clamoroso passo democratico in avanti: vogliono vincere le elezioni partecipandovi da soli!
Ci sono infine quelli che nulla vogliono cambiare, perché in questa situazione ci sguazzano da tempo. Quelli che Berlusconi l’hanno sempre visto come un parvenu della politica che vuole tagliare le loro rendite di posizione: quel sindacato che a quindici giorni dalle elezioni indice uno sciopero generale sul nulla, proponendo altrettando, quella rete di giornali posseduti da patti di sindacato che possiedono banche, che ripossiedono giornali, quei cavalieri bianchi che vivono da anni di rendita e che ora da snob invocano l’astensionismo.
Che sia un golpe ormai è chiaro, con il contorno dell’inevitabile commedia finale. Un magistrato, abituato ogni mattina ad inginocchiarsi davanti alla foto del Che, esposta in bella mostra nel suo ufficio (pubblico), assieme ai paladini della non violenza e della pace (sic!), hanno deciso che gli elettori del Pdl della provincia di Roma non avessero il diritto di votare alle prossime elezioni.
Immacabile poi, la settimana scorsa, la solita fuga di notizie pre-elettorale, su una presunta indagine che coinvolgerebbe il Presidente del Consiglio che al telefono con un membro dell’Authority e il Direttore del TG1 dice quello che dice in pubblico ogni giorno. La procura che se occupa è quella di Trani (chissa perché?), ci stanno lavorando stuoli di magistrati essendo questa un’emergenza criminale cruciale per la Puglia e come sempre lo si è appreso dai giornali. Una comica, ma una comica pericolosa della quale ne abbiamo abbastanza e contro la quale bisogna reagire.
Presidente, è ora di alzare i toni e rispondere al golpe in modo adeguato. A colpi di maggioranza, per decreto, senza concertare con nessuno, fregandosene dell’ANM, va fatta subito la riforma della giustizia: separazione delle carriere, processo breve e responsabilità civile (peraltro già votata dal popolo anni fa). Questa volta non ci sono scuse, se non si fa, la colpa sarà soltanto sua.