Preti infedeli. Il Papa ai sacerdoti: “Vicende mai abbastanza deplorate”
18 Giugno 2009
di redazione
"Le infedeltà dei sacerdoti non sono mai abbastanza deplorate". Ad affermarlo è lo stesso papa Ratzinger in una lettera indirizzata a tutti i sacerdoti del mondo in occasione dell’anno sacerdotale che inaugurerà domani in occasione del 150esimo anniversario della nascita del santo curato d’Ars.
Per il Santopadre "è la Chiesa stessa a soffrirne ed è il mondo a trarne motivo di scandalo e di rifiuto". Ma, ricorda il papa chiamando tutti i preti cattolici a una "forte e incisiva testimonianza nel mondo di oggi", ci sono anche tanti preti veri e non "è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri che può giovare alla Chiesa". Benedetto XVI ricorda così la "fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione".
Papa Ratzinger ha sottolineato anche "le numerose situazioni di sofferenza in cui molti sacerdoti sono coinvolti, sia perché partecipi della esperienza del dolore nella molteplicità del suo manifestarsi, sia perchè incompresi dagli stessi destinatari del loro ministero: come non ricordare – scrive il Papa – i tanti sacerdoti offesi nella loro dignità, impediti nella loro missione, a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza del sangue?".
"Fra gli impegni cui sono chiamati i sacerdoti c’è quello di far riscoprire ai fedeli il sacramento della confessione che oggi vive un momento di particolare crisi", continua il papa nella lettera indirizzata ai presbiteri di tutto il mondo in occasione della proclamazione di un anno sacerdotale . "I sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi – afferma Benedetto XVI – a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo sacramento".
"Al tempo del Santo Curato, in Francia – ricorda poi il Pontefice – la confessione non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa. Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima della Presenza eucaristica". "Seppe così dare il via a un circolo virtuoso – spiega Ratzinger – Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù, e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile all’ascolto e al perdono".