Prima Schroeder e ora Fischer. Il futuro energetico della UE parla in tedesco
07 Luglio 2009
Il futuro energetico dell’Europa parla sempre più tedesco. L’intricato nodo dei gasdotti in fase di costruzione tra Europa e Asia si è stretto intorno a due figure chiave della politica tedesca. Una volta erano cancelliere e ministro degli esteri nell’ultimo governo rosso-verde di Berlino prima della grande coalizione di Angela Merkel. Adesso Gerhard Schroeder e Joschka Fischer hanno separato le loro strade. Proprio sulle rotte dei gasdotti.
Subito dopo la sconfitta del 2005, Schroeder ha accettato la proposta di Putin di lavorare come lobbista per il progetto russo del gasdotto North Stream. Sull’ex cancelliere piovvero severe critiche per la rapidità con cui aveva lasciato la politica per accettare le profumate retribuzioni della Russia.
Invece il percorso di Fischer è stato meno brusco e burrascoso. Dopo il ritiro dalla politica attiva, l’ex leader dei Verdi si è dedicato all’insegnamento negli Usa. E’ soltanto alla fine di giugno è circolata la notizia per cui sarà lui il patrocinatore europeo di Nabucco.
Nabucco è il progetto di un gasdotto che mira a sganciare l’Europa dalla dipendenza energetica verso la Russia. E la competizione tra i due tedeschi ed ex alleati politici prefigura un’Europa spezzata in due dalla questione energetica e dal conseguente rapporto con Mosca.
Tuttavia questa dicotomia nasconde rilevanti complicazioni. La Russia sta realizzando due progetti, North e South Stream, che stringeranno l’Europa in una dipendenza energetica ancora più forte. Quindi la vera competizione si gioca sull’Europa meridionale tra Nabucco e South Stream, il gasdotto russo che partirà dalla Russia passando per il Mar Nero, aggirando la turbolenta Ucraina e arrivando in Italia del sud e in Austria. Un percorso che conferma le posizione nevralgica del mondo tedesco e mitteleuropeo.
Oltre alla competizione russa, il principale rischio di Nabucco è l’instabilità geopolitica dei suoi fornitori, cioè Azerbaijan e Iran, per giunta collegati a Nabucco con due gasdotti regionali separati. Con la concessione a Gazprom per lo sfruttamento di un nuovo giacimento di gas, l’Azerbaijan dimostra che è difficile resistere alla pressione di Mosca. Da parte sua l’Iran di Ahmadinejad, un regime che è in sé una notevole fonte di instabilità, continua ad opporsi al collegamento del Nabucco con le ingenti riserve naturali del Turkmenistan, per conservare un’influenza preponderante nelle forniture.
Infine la Turchia, dove scorrerà il settore portante di Nabucco. Ankara ha già avanzato gravose richieste economiche, per esempio trattenere il 15 per cento del gas in transito. Ma è logico che Ankara consideri la sua integrazione europea quale contropartita politica per la realizzazione del Nabucco.
Anche South Stream incontra difficoltà in Bulgaria, punto di intersezione tra South Stream stesso e Nabucco. Dopo che l’opposizione di centrodestra ha (stra)vinto le elezioni parlamentari, Sofia ha scelto di non scegliere. Infatti intende partecipare sia a South Stream che a Nabucco, fomentando il disappunto di Mosca che premeva per l’uscita dei bulgari dal percorso del gasdotto concorrente.
La competizione-contraddizione tra Schroeder e Fischer, insomma, riflette tutte le ambivalenze dell’Europa verso la questione energetica.