Prodi e tutti i suoi uomini-ombra

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Prodi e tutti i suoi uomini-ombra

22 Settembre 2007

Maurizio Prato, dirigente Iri di lungo corso con reputazione di ottimo liquidatore e buon risanatore, grazie al Governo Prodi occupa la poltrona che fu di Giancarlo Cimoli alla guida di Alitalia. Mauro Moretti,  forte dell’amicizia con Massimo D’Alema, è stato messo a capo delle Ferrovie dello Stato al posto di Elio Catania. Ma a dir la verità, Moretti di treni sa davvero tutto, avendo condotto battaglie contro l’Azienda di Stato. In quale veste? Sindacalista della Cgil. Dall’alto verso il basso il potere si dirama, e da Fs scendendo in Federservizi (società del gruppo) il 22 maggio scorso viene nominato presidente l’ex deputato Pietro Tidei, il diessino primo dei non eletti nel Lazio (politiche 2006). Anche Fabiano Fabiani è un altro ex Iri (direttore centrale nel 1978) ed è stato indicato come consigliere Rai al posto di Angelo Maria Petroni. Ma dei compagni d’un tempo, fanno parte anche Pietro Ciucci, ex direttore generale dell’Iri e oggi presidente di Anas Spa e Pierpaolo Dominedò, nominato amministratore delegato di Patrimonio dello Stato Spa (presieduto dal prodiano Franco Neppi). E prodiano è anche colui che siede nella poltrona di Presidente del Poligrafico e Zecca dello Stato, Mario Murri. Ma nel board dell’Istituto era già entrato, il 25 maggio scorso, anche il dalemiano , che vanta nel curriculum l’incarico di direttore esecutivo della Fondazione Italiani Europei, think tank presieduto da Massimo D’Alema e Giuliano Amato.

Tutti amici del centrosinistra e come tali destinati, dallo stesso Governo, a ricoprire posizioni di potere, cariche istituzionali o la titolarità di uffici pubblici. La lista è lunga, è fatta di manager che hanno ritrovato la strada del successo e sono tornati a sedersi nei salotti del potere, quegli “amici” e “amici di amici” di cui tanto si parla dopo la “scoperta” della Casta. A guardare da vicino la mappa del potere che Prodi è riuscito a disegnare attorno a sè c’è da rimanere sorpresi: il controllo si è esteso a macchia d’olio. Forte del buon rapporto con i sindacati, il Professore di Bologna ha potuto allungare la mano nel settore pubblico. Poi, uno a uno si è occupato degli asset del Paese: una fitta ragnatela di interessi che lega il mondo delle aziende, il comparto bancario e i media a un unico nome, quello del presidente del consiglio. Ecco allora che con la nomina di Massimo Massella Ducci Teri a presidente dell’Aran (l’agente negoziale della PA per i contratti collettivi) al posto di Raffaele Perna,  il governo ha pagato la prima cambiale agli amici dei sindacati del pubblico impiego. Sotto pressione della Cgil, dopo appena sei  mesi – il tempo utile perché un nuovo Governo possa sostituire le nomine di quello precedente – l’Esecutivo ha deciso per il cambio di poltrona. A fare da contraltare all’indipendenza di Perna, Consigliere parlamentare non legato a partiti o sindacati, tutti i nuovi vertici dell’Aran. A partire da Massella Ducci Teri, che oltre ad essere collaboratore storico e amico di TizianoTreu è anche molto vicino alla Cisl pubblico impiego. E i consiglieri? Mimmo Carrieri è stato direttore della rivista culturale della Cgil e Mario Ricciardi è notoriamente vicino a D’Alema. Ci sono poi Giancarlo Fontanelli, già segretario confederale Uil con delega per il pubblico impiego e Vincenzo Nastasi, vicino alla Cisl. Come dire, i sindacati sono serviti. Con buona pace di chi non vorrebbe più vedere incongruenze nelle retribuzioni dei pubblici dipendenti rispetto al settore privato in nome del principio di trasparenza e autonomia di chi le supervisiona. Vecchia conoscenza di Prodi è Giovanni Maria Flick, membro della Corte Costituzionale è già ministro della giustizia nell’ex governo Prodi. Sull’amicizia con Romano Prodi ha invece costruito la sua fortuna Massimo Ponzellini: dopo essere stato assistente personale del Professore ai tempi del Governo Andreotti, quando Prodi ricopriva la carica di ministro dell’Industria, il manager in questione ha occupato sempre posizioni di potere (ovviamente anche all’Iri, come dirigente).

Ancora: il prodiano Filippo Andreatta, figlio dello scomparso ex ministro dc Beniamino, è stato nominato nel cda di Finmeccanica. L’ex europarlamentare Ds Francesco Baldarelli è presidente dell’Isa, finanziaria agroalimentare. Pare  che nel cda Isa il ministro delle Risorse Agricole, Paolo De Castro, abbia nominato anche Riccardo Deserti, suo capo segreteria e, fino a dieci mesi fa, ad di Nomisma, la società di ricerche bolognese di cui De Castro è stato presidente. L’imprenditore Massimo Carraro nel 1999 eletto eurodeputato indipendente con i Ds, è diventato invece vicepresidente di Sace, società italiana di assicurazione dei crediti.

Nel mondo della comunicazione, la distribuzione del potere ha riguardato in primo luogo il servizio pubblico. In Rai l’Unione ha ottenuto la nomina a direttore generale di Claudio Cappon (anch’egli ex Iri, ovviamente) doppiando così le poltrone di peso in capo alla maggioranza (il diessino Petruccioli era stato nominato presidente già dal Governo Berlusconi).  Ma nella tv di Stato a rendere tranquilli i sonni di Prodi ci sono il direttore del Tg1 Gianni Riotta (di simpatie uliviste), quello di Rai Educational Giovanni Minoli e quello di Rai International Piero Badaloni. Del resto, come abbiamo messo in evidenza nell’inchiesta sulle presenze del centrosinistra nel piccolo schermo, nei telegiornali delle tre reti Rai il governo e l’Unione hanno raggiunto il 63.1 per cento del tempo complessivo. Mentre al centrodestra è andato il 30.8.

Dai manager ai sindacalisti, dai giornalisti ai banchieri, gli amici certo non mancano. Alfonso Iozzo, per esempio, rientra nella top ten dei protetti. Sebbene lasciare la vicepresidenza di Intesa San Paolo nel momento in cui tutti parlavano del nuovo gigante del credito figlio della fusione tra Banca Intesa e San Paolo Imi  non deve essere stato facile, al “san paolino” amico di Prodi è comunque andata una posizione di tutto rispetto. Che fino a quel momento era di Salvatore Rebecchini. Stiamo parlando della Cassa depositi e prestiti,  la cassaforte di Stato per eccellenza. Una società che, tra le altre cose, ha in portafoglio il 35% di Poste italiane, il 9,99% di Eni, il 10% di Enel e il 29% di Terna. Ma è proprio in Intesa Sanpaolo, il secondo istituto di credito italiano più importante,  che Romano Prodi può contare più amici: da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza), a Enrico Salza (presidente del consiglio di gestione), passando per Corrado Passera (amministratore delegato) e Pietro Modiano (direttore generale e marito del ministro Barbara Pollastrini). Di amicizia vera e propria non si può parlare ma non sono un segreto le frequentazioni politiche dell’amministratore delegato di Unicredit Group Alessandro Profumo, che  vanno verso la sinistra di Prodi, Rutelli e D’Alema. Insieme con Bazoli, una delle amicizie più importanti è quella con Fabrizio Palenzona (politicamente vicino alla Margherita). Che è presidente di Aiscat, l’Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori, ma siede anche nel consiglio d’amministrazione della più importante banca d’affari italiana, Mediobanca ed è vicepresidente del maggior istituto di credito, Unicredit. E da qualche mese è anche presidente di Aeroporti di Roma, società che gestisce gli scali di Fiumicino e Ciampino. Quattro poltrone di peso insomma, che ne fanno uno degli uomini più importanti della finanza italiana. Per il bene del Governo, che non potendo contare su una stabilità interna alla maggioranza cerca di posizionarsi nei punti chiave dell’economia nazionale adottando alla lettera i principi dello spoil system. Posti da occupare comunque se ne trovano sempre, avanti il prossimo. Purché Prodiano.