Punti di vista, visti da Sud

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Punti di vista, visti da Sud

30 Maggio 2009

Accadeva, a conflitto mondiale oramai in direzione d’arrivo, che “gli uomini dell’esercito separatista” di Salvatore Giuliano decidessero di disegnare “un’immagine sulla facciata dei palazzi siciliani: da un lato un bandito sparava con il suo fucile verso una catena che collegava la Sicilia con la terraferma del Nord, dall’altro lanciava una catena da Palermo verso New York”. Una sintesi provocatoria del progetto indipendentista di staccarsi da Roma per diventare il quarantanovesimo stato americano. A raccontarlo, Jane Schneider e Peter Schneider, autori di “Gli Stati Uniti e la Sicilia: ripercussioni di un rapporto Nord-Sud”, uno dei saggi presenti nella miscellanea “I Sud, conoscere, capire, cambiare” curata da Marta Petrusewicz insieme ai due predetti studiosi.

Un volume molto interdisciplinare, con contributi che spaziano dallo storico al sociologico passando per l’economico in cui si cerca di fare il punto sullo stato della dialettica Nord-Sud. Gli Schneider, ad esempio, ricostruiscono le dinamiche di una secolare relazione dove sin da fine Ottocento i siciliani si portarono appresso “una tradizione di crimine organizzato, che, essendo già consolidata in Sicilia, potè fiorire perché trovò ‘terreno fertile’ nel ‘paese dell’opportunità’”, stabilendo un’originale contaminazione fra madrepatria e paese d’elezione.

Da buon esperto di processi culturali, Franco Cassano mette in forse lo stesso concetto di “Sud” e ridiscute le categorie di arretratezza e di modernità. In pratica una messa a confronto dei “diversi paradigmi di lettura del Sud: quello della dipendenza ovvero dello sfruttamento; della modernizzazione ovvero del ritardo; dell’autonomia ovvero del Sud come risorsa critica”.

Persino più particolare è l’angolo di osservazione di Fabrizio Barca, responsabile del Dipartimento per la coesione e le politiche di sviluppo, che riflette sul fallimento di un decennio di politiche centrali a favore del Mezzogiorno. “Gli strumenti per cambiare esistono”, spiega l’economista e burocrate, “ma ci vuole un coinvolgimento dei cittadini, territorio per territorio, una gara positiva sulla qualità dei beni collettivi prodotti e soprattutto, una visione politica”. Alla politica assente si rivolge anche il saggio di Michele Salvati quando osserva che le “riforme economiche e istituzionali proposte da Barca devono essere accompagnate/precedute da una riforma del sistema politico capace di promuoverle e sostenerle durevolmente”. Un problema, insomma, di classe dirigente all’altezza e di scelte politiche coerenti ed adeguate.

Marta Petrusewicz, Jane Schneider, Peter Schneider (a cura di), “I Sud. Conoscere, capire, cambiare”, il Mulino, pagine 420, euro 29,00