Pur di criticare Berlusconi il Times elogia Tremonti
31 Marzo 2010
Siamo stati sempre guardati di traverso dagli operatori di mercato chiamati a fare le loro scelte di investimento. Gli ultimi della classe, quelli del terzo debito pubblico del mondo ma non della terza economia; quelli restii alle riforme strutturali; quelli la cui crescita andava di pari passo all’andamento di una lumaca. E come tali trattati dalle agenzie di rating internazionali: all’ultimo posto. Invece ora, dopo la promozione del Fondo Monetario Internazionale riguardo alla politica economica dell’Italia, anche Moody’s strizza l’occhio a Tremonti. E lui intanto, di tutta risposta, annuncia l’apertura del cantiere delle riforme. Bingo. Per questo Esecutivo ma soprattutto per il ministro dell’Economia, applaudito su tutta la linea.
Non si vede mai nei talk show politici e centellina le interviste col contagocce, ma agisce. Chi lo conosce lo giudica uomo furbo e ambizioso. Qualcuno legge nelle mosse del ministro dell’economia l’intenzione, quando sarà, di prendere il posto del premier. Forte del rapporto con Umberto Bossi, quindi spalleggiato dalla Lega, ha messo un piede al Sud con la creazione della Banca del Mezzogiorno, una sua creatura che, si dice, lo aiuterebbe nella scalata. Un’ipotesi forse troppo azzardata, alla quale crede più di tutti il Corriere della Sera. Più plausibile (rispetto a una eventuale presidenza del Consiglio) è la tesi di chi sostiene che Tremonti stia giocando su più tavoli: la poltrona più alta nella Commissione Europea, come chiosa qualcuno, o nel Fondo Monetario Internazionale, giusto per fare due esempi.
Intanto, il Times di Londra spiega la vittoria del centrodestra alle Regionali tirando in ballo proprio lui, il Professore di Sondrio. “L’Italia – scrive l’editorialista Bronwen Maddox – si è comportata sorprendentemente bene nella crisi finanziaria globale. Tremonti ha trasformato una posizione vicina al disastro in una situazione di sopravvivenza”. Il quotidiano britannico sottolinea come l’Italia abbia navigato questi due anni di crisi evitando il panico legato al suo debito pubblico o il collasso del suo sistema finanziario e continua: “Tremonti – che la Maddox definisce un buon candidato per il posto di miglior ministro dell’Economia d’Europa (questo sì, piacerebbe a Tremonti, ndr) – ha resistito alle pressioni di Berlusconi di tagliare le tasse o lanciare un grande pacchetto di aiuti. Il ministro dell’economia aveva ragione a sostenere che l’Italia non se lo poteva permettere”.
L’impressione è che pur di parlar male di Berlusconi (nell’editoriale non manca, ovviamente, il tono da sfottò verso il premier) il Times parli bene di Tremonti. Di certo sbaglia nei contenuti. A Tremonti va certamente riconosciuto il merito di aver tenuto i conti sotto controllo ma il quotidiano britannico confonde la prudenza di Tremonti nel gestire il bilancio con il fatto che la tenuta sia stata garantita dagli ammortizzatori sociali. Bene farebbe ad applaudire alla linea Sacconi-Tremonti o Sacconi-Tremonti-Scajola. O, meglio ancora, alla linea Berlusconiana ovvero all’operato del Governo insieme, la cui strategia contro la crisi è stata finanziata dal Fas, Fondo aree sottoutilizzate, sotto controllo, appunto, del ministro dello Sviluppo Economico. Tremonti ha quindi gestito risorse che sono state sottratte a Scajola. E Sacconi? A lui, in questi due anni e in piena recessione, è andato l’annoso compito di fronteggiare, rassicurare e gestire i sindacati impazziti. Insomma, l’Italia, sì, ha reagito alla crisi meglio degli altri, ma non solo grazie all’operato di Tremonti.
Intanto, per il ministro dell’Economia la parola d’ordine nell’immediato è di mettersi in luce il più possibile cercando di dare segnali forti che gli preparino il campo per il dopo (qualsiasi direzione prenda). Lo scoglio elettorale è stato superato benissimo, ora si tratta di agire. Gli italiani chiedono riforme? Confindustria spinge su quella fiscale? La gente imputa a questo Governo di non aver inciso sulle tasse, come del resto promesso da 16 anni a questa parte? E lui annuncia: signori, la riforma del fisco sarà la prima, la più importante, la più grande riforma che si possa immaginare in campo economico. Sarà la riforma delle riforme. Benissimo, proceda.
“Abbiamo davanti tre anni senza elezioni – ha detto – è un periodo sufficientemente lungo per fare le riforme. Le avremmo fatte ugualmente, ma certo i risultati delle urne ci hanno reso più forti”. Nelle intenzioni del ministro c’è prima di tutto l’intenzione di semplificare, senza il rebus delle detrazioni, sciogliendo l’intreccio sempre più intricato tra fiscalità e assistenza e contemporaneamente di dare attuazione al federalismo fiscale, che passerà entro giugno per una tappa obbligata: il secondo decreto attuativo della legge delega approvata l’anno scorso, quello sull’autonomia impositiva.
Tutti flash che Tremonti aggiungerà a una fotografia in parte già scattata. Che nel 2013 consegnerà a chi di dovere.