Pur dimezzato Saakashvili rimane un pericolo per la Georgia
14 Novembre 2012
A poco più di un mese dall’arrivo del nuovo governo in Georgia, sono molte le novità nella politica interna di questo piccolo paese caucasico. Infatti, la Georgia è la nazione che ha trascorso gli ultimi anni sotto il folle e pericoloso regime di Saakashvili e del suo partito "Ertiani Natsionaluri Mozraoba". Il regime ha posto il paese medesimo sotto un’abile e ben mascherata dittatura e, nel contempo, lo ha fatto figurare per anni alla stregua di un regime riformatore "filo-democratico", in particolare agli occhi dei numerosi politici europei poco esperti o con una limitatissima conoscenza della realtà regionale.
Approfittando di tali debolezze, Saakashvili si è spesso assicurato la cieca amicizia dei politici occidentali facilmente manipolabili. Un esempio recente riguarda le dichiarazioni shock di questa settimana del Segretario Generale Nato, Anders Fogh Rasmussen, dettosi perplesso per i recenti affetti effettuati a Tbilisi tra gli ex ministri di Saakashvili, dimostrando così la sua totale inconsapevolezza della realtà politica georgiana. Tale appoggio unilaterale e insensato verso Saakashvili e il suo vecchio regime criminale sono estremamente pericolosi per i politici occidentali e per la politica estera dell’Occidente.
Tornando al tema georgiano, la lotta politica dura e senza compromessi di Bidzina Ivanishvili contro la potente dittatura di Saakashvili ha portato i suoi frutti sperati in Georgia. Dal momento in cui la popolazione ha percepito la reale possibilità di potersi liberare dalle grinfie di Saakashvili, il movimento popolare anti-regime ha avuto inizio. Sempre più persone hanno potuto superare la paura delle ripercussioni e hanno iniziato a denunciare la faccia reale del "governo" georgiano che, tra le tante cose, aveva legalizzato le torture e gli omicidi politici nelle prigioni del paese. Un regime che controllava pressoché ogni singolo millimetro della vita sociale ed economica e che aveva sistematicamente fatto fuori numerosissime fonti dell’informazione indipendente esistente nel paese.
Gli recenti avvenimenti straordinari e quasi incredibili che hanno permesso la sconfitta elettorale del regime e hanno portato il partito di Bidzina Ivanishvili al governo sono estremamente importanti per il futuro di questo paese. La mobilitazione della gente dopo gli scandali politici venuti a galla e le azioni decise e coraggiose degli attivisti di tutti i partiti dell’opposizione, hanno praticamente impedito l’eventualità di un’ennesima falsificazione dei risultati delle elezioni e hanno soprattutto costretto il presidente Saakashvili di ammettere ufficialmente la sconfitta.
Nonostante ci siano stati i numerosi tentativi di falsificazione, sempre a favore del regime, era evidente il principio per cui la determinazione della gente e della coalizione dei partiti dell’opposizione non avrebbero più permesso l’ufficializzazione dei brogli elettorali, costi quel che costi. Il Presidente georgiano ha presto intuito il pericolo personale e, nell’evitare la fine del suo predecessore e mentore, Shevardnadze, destituito da lui stesso nel 2003 (si veda alla voce Rivoluzione delle Rose, ndr), ha acconsentito di riconoscere la vittoria della coalizione di Ivanishvili. D’altronde era l’unico passo in grado di garantirgli un minimo di sopravvivenza politica e probabilmente anche fisica.
Contemporaneamente, Bidzina Ivanishvili, come nuovo premier della Georgia, ha già formato il governo che è stato approvato dal parlamento il 23 ottobre 2012. Le istituzioni statali pressoché inesistenti e organizzate solo all’unico scopo di servire il regime, dovranno essere ricostituite e i nuovi ministri dovranno affrontare dei problemi giganteschi per poter rimodellare e riabilitare le istituzioni dello Stato al servizio dei cittadini e non dei loro padroni, come esigeva Saakashvili.
La Georgia non può più permettersi il lusso di perdere gli anni inutilmente. L’intero paese aspetta che il nuovo governo mantenga le promesse e liberi lo Stato da una "morsa mortale" del vecchio regime corrotto. I numerosi casi su cui molti vecchi esponenti del regime di Saakashvili dovranno rispondere spaziano da: abuso di potere, torture, appropriazione indebita, persecuzioni politiche, corruzione, e molto altro ancora.
Quelli più coinvolti, poi, sarebbero proprio i ministri "più potenti", ossia, il ministro degli Interni (già arrestato), il ministro della Giustizia (Adeishvili, si presume già in fuga), il ministro della Difesa e il ministro dell’Intelligence, più un’infinità di esponenti del partito di Saakashvili, che si arricchivano con arroganza alle spalle del paese.
Il nuovo governo georgiano promette di indagare su tutti i reati del vecchio regime. Come già ricordato in precedenza, ci sono già stati i primi arresti, tra cui quello dell’ex ministro degli Interni (nonché della Difesa) Bacho Akhalaia, che assieme a Saakashvili, si pensa essere uno degli autori della "legalizzazione delle torture" nelle carceri georgiane. Numerosi altri esponenti del partito e alcuni vecchi ministri di Saakashvili, invece, sono già in fuga in diversi paesi stranieri.
Si può dire che lo sgretolamento del vecchio regime di Saakashvili è solo agli inizi. Sebbene molti esponenti corrotti del governo di Saakashvili siano in fuga o risultino già indagati, alcuni sono ancora in "servizio".
Saakashvili continua a rimanere sulla sua posizione e, durante il suo "regno" incontrastato degli ultimi 8 anni, ha creato una fitta rete di sudditi nei bassi ranghi della politica e, a tutt’oggi, esige la propria obbedienza. Ogni struttura non ancora intaccata dal cambio del governo, in quanto non rientrante nelle sue prerogative, è ancora leale a lui (Saakashvili) come parte integrante del suo vecchio regime.
Di conseguenza, le strutture importantissime come "la Commissione regolatrice delle frequenze", ex ministero delle Comunicazioni che dovrebbe vigilare e far applicare le normative, con cui Saakashvili ha "ucciso" la libertà e l’indipendenza di ogni singolo canale televisivo "ribelle" della Georgia, o alcuni dei più potenti giudici del paese, nominati direttamente dal presidente e mediante i quali, "si gestivano" dei processi di alto livello che minavano gli interessi del regime, sono tuttora sotto il controllo dell’amministrazione di Saakashvili.
Quindi, pur dimezzato, il regime di Saakashvili sarà ancora in piedi almeno fino al 2013. A meno che, tutte queste nuove indagini in corso riguardanti le torture, la corruzione ecc. siano in grado di appurare e provare da subito le gravi responsabilità di Saakashvili e consentire al parlamento di agire contro il presidente fuorilegge.
Inoltre, occorre ricordare che Saakashvili, essendo al suo ultimo mandato consentito, mirava a ripetere "il passo" di Putin tentando di rimanere alla guida del paese praticamente a tempo indeterminato, ma una "rivoluzione popolare" del tutto inaspettata – che lo ha quasi destituito e che ha spazzato via dal parlamento la sua maggioranza bulgara su cui si contava – lo ha lasciato pieno di risentimento e volenteroso di una rivalsa. Insomma, capaci a tutto pur di sopravvivere, Saakashvili e i suoi alleati politici rimangono estremamente pericolosi per la politica georgiana.