Putin perde consensi e chiede aiuto al patriarca Cirillo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Putin perde consensi e chiede aiuto al patriarca Cirillo

18 Luglio 2009

Un fraintendimento isolato ha prodotto una manovra politica che modifica il profilo politico della Russia. Alla fine di maggio il patriarca russo Cirillo ha invitato a colloquio alcuni deputati di Russia Unita, guidati dal presidente del comitato parlamentare su Lavoro e Politiche Sociali, Andrei Isayev. Il motivo dell’incontro è stato quello di esprimere le preoccupazioni della chiesa ortodossa russa per l’imminente ratifica della Carta Sociale Europea, una delle condizioni che la Russia deve soddisfare come membro del Consiglio d’Europa. Tra le materie disciplinate dalla Carta è prevista anche l’introduzione dell’educazione sessuale a scuola. L’opposizione del patriarcato russo su questo tema poteva aprire un conflitto col potere politico. Ma da una potenziale frattura si è passati invece ad una reale saldatura tra chiesa ortodossa e istituzioni politiche. Cirillo non ha ricevuto soltanto rassicurazioni sullo stralcio dell’educazione sessuale scolastica dall’approvazione della Carta Sociale Europea, ma saranno aperte “consultazioni permanenti” tra Duma e patriarcato sull’attività legislativa per evitare “ulteriori fraintendimenti”. 

Secondo la ricostruzione del quotidiano “Kommersant”, l’intesa tra chiesa e stato non è un fatto nuovo. Almeno dal 2003 il Cremlino avrebbe sviluppato una consultazione informale con il patriarcato di Alessio II in materia legislativa, anche oltrepassando il perimetro delle materie strettamente attinenti alle associazioni religiose. La più eloquente dimostrazione dell’intesa tra governo e chiesa ortodossa è il grande piano di rilancio economico “Strategia 2020”. In esso sarà inserito il documento del patriarcato che enuclea principi e valori in sintomatica affinità con il “social-conservatorismo” di Putin. Infatti, il corpus di valori proposti dalla Chiesa per uscire dalla crisi riprende il solenne discorso d’insediamento del patriarca Cirillo rivolto nella Cattedrale di Cristo il Salvatore, lo scorso 28 febbraio a Mosca, di fronte anche al premier Putin e al presidente Medvedev.

Dal punto di vista politico, il Cremlino ha bisogno di difendere la sua popolarità, corrosa da una crisi economica che non accenna a risolversi. Il Pil russo si è contratto del 10,2% nei primi sei mesi dell’anno, producendo un tasso di disoccupazione dello stesso livello. Anche il prestigio militare della Russia è appannato dalla nuova riforma delle forze armate che decurta il numero di carri armati, simbolo storico della potenza sovietica, e lascia la flotta navale in una condizione di inferiorità rispetto alle grandi potenze.

Ma anche il patriarcato russo non ha mai nascosto la sua vocazione a considerarsi una chiesa di stato. Dal 1990 fino al 2008, sotto l’egida di Alessio II, il patriarca della rinascita ortodossa russa, la chiesa ha ripristinato la sua influenza sociale, riedificando oltre 15.000 chiese, e restaurando il suo prestigio politico con la diffusione di un messaggio conservatore e nazionalista in aperta sintonia col Cremlino di Putin, dopo decenni di lotta liberale contro il Cremlino del comunismo. Ma la chiesa russa ambisce anche ad una posizione di supremazia nella galassia ortodossa, sfidando il fragile primato del patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il patriarcato russo mira ad egemonizzare le chiese ortodosse autonome, istituite proprio dal patriarcato ecumenico dopo il tramonto del regime sovietico.

La religione ortodossa è quindi diventata un fattore che incide direttamente sugli equilibri del potere. Estinto il comunismo come serbatoio ideologico, il Cremlino si è rivolto alla chiesa ortodossa, come fonte di legittimazione politica e di elaborazione culturale. D’altro canto, anche il presidente ucraino Yushchenko sembra voler seguire l’esempio dell’odiato Putin, incontrando il patriarca ecumenico Bartolomeo I per decidere insieme l’insediamento di una chiesa ortodossa ucraina a Kiev, e invitandolo a rivalorizzare l’unificazione delle chiese ortodosse.        

A Mosca, la “santa alleanza” tra Cremlino e Chiesa ortodossa genera malumore negli esclusi. La Camera Pubblica, l’organismo consultivo per mediare tra società civile e autorità politica, non è neppure stata interpellata sulla questione dell’educazione sessuale scolastica, sebbene fosse un tema di sua naturale pertinenza. Anche la comunità islamica, sempre più diffusa in Russia, invoca un trattamento paritario per tutte le confessioni religiose nel confronto con lo stato. La Nezavisimaya Gazeta, una delle ultime voci critiche della stampa russa, ha denunciato sia la politicizzazione del patriarcato che la “klerikalizatsii”, la clericalizzazione di uno stato secolare affermato dai principi fondamentali della costituzione (articolo 14, comma 1). Tolstoy, tuttavia, scriveva che la forza dei russi non sta nelle lettere, quanto nella loro interpretazione.