Quagliariello: Addio Ncd

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Quagliariello: Addio Ncd

05 Novembre 2015

Caro Angelino,

 

quando qualche giorno fa sul sito del Nuovo Centrodestra è comparso l’annuncio dell’odierna Direzione nazionale, ho pensato: “Finalmente nel partito si discute!”. Quando poi qualche amico ha avuto il buon cuore di rendermi edotto circa gli esatti termini della convocazione, che personalmente non avevo ricevuto, ho capito di essermi illuso. Convocare una Direzione ventidue giorni dopo le dimissioni del coordinatore nazionale del partito, senza nemmeno mettere la questione all’ordine del giorno, ma prevedendo solo l’intervento del Presidente, e poi una anonima “discussione politica generale”, significa non voler discutere affatto. Soprattutto non voler discutere del tema politico che quelle dimissioni hanno inteso rappresentare.

 

A un confronto vero avrei preso parte con tutta la forza delle mie convinzioni. Proprio la volontà di aprire un dibattito decisivo sul nostro presente e sul nostro futuro, e di parteciparvi senza il vantaggio (o il freno) di un incarico di responsabilità, mi ha indotto lo scorso 14 ottobre ad abbandonare il ruolo di coordinatore di NCD con la lettera che allego in copia.

 

Non è dignitoso – non per me, ma per noi, che avevamo scelto come slogan “insieme” – rimuovere un pezzo di storia comune, sbianchettando un ordine del giorno. Non è coraggioso – per noi che abbiamo avuto il coraggio di una scelta difficile ma chiara – cercare di annegare un gesto forte come le dimissioni del coordinatore nelle “varie ed eventuali”.

 

E’ per questo che oggi non sarò presente, condividendo così la scelta di altri amici, anch’essi assenti, ai quali ho consigliato di evitare l’inflazione di esternazioni.

 

So già che la Direzione di oggi cercherà di offrire l’immagine di un partito intento a una ripresa di iniziativa. Numerosi sono i segnali in tal senso. Le riunioni dei coordinamenti regionali in cui si annuncia una campagna di tesseramento (ne ero stato invano fautore prima dell’estate e mi fa piacere sapere che le difficoltà di allora sono state evidentemente superate). La prossima apertura di una nuova sede per mitigare la sensazione di disarmo. Il rinnovato vigore con il quale si cerca di difendere qualche posizione di principio, purtroppo però senza trarne tutte le conseguenze. Soprattutto, le dichiarazioni di responsabili territoriali del partito che in vista delle amministrative, alle prese con un posizionamento politico che è ormai un inestricabile coacervo di contraddizioni, tentano di riscoprire il nostro nome come identificativo di un’area e non più come un marchio di cui vergognarsi.

 

Sarei felice se si trattasse di un’effervescenza fondata su un ripensamento politico, su scelte forti. Ma temo si tratti di un risveglio apparente. Se non si scioglie il nodo di fondo, la presenza al governo, di qui a un tempo molto breve questo rigurgito di orgoglio identitario avrà il solo effetto di rendere sempre più evidente la contraddizione che rende illeggibili agli occhi del Paese il ruolo e la posizione di NCD.

 

Vedi caro Angelino, questa non è un’abiura. Perché la scelta che due anni fa ci ha portato a condividere l’avventura di NCD un errore non fu.

 

Allora il nostro atto di coraggio salvò l’Italia da un salto nel buio, evitò la caduta del governo di Enrico Letta e con essa il fallimento delle riforme, la traumatica interruzione della legislatura e una prospettiva greca per il nostro Paese. Abbiamo disegnato nuove regole istituzionali. Abbiamo consentito la realizzazione di provvedimenti importanti, anche se nessuno ce ne ha reso merito. Ma lo abbiamo fatto in un quadro emergenziale, di eccezionalità, che oggi si è compiuto.

 

Ora è il tempo delle scelte. Non vi è più spazio per quella “collaborazione tra diversi” fin qui imposta dal pareggio elettorale del 2013. Non vi è lo spazio istituzionale per via di una legge elettorale che pone le coalizioni fuorilegge, e anche se domani dovesse essere cambiata perché serve a Renzi sarebbe fuori tempo massimo. Non vi è lo spazio “psicologico” perché quando un alleato di governo consente l’approvazione delle riforme e un minuto dopo si vede calendarizzate a sfregio le unioni civili con i voti dei grillini vuol dire che mancano i presupposti minimi di rispetto e dignità. Soprattutto non vi è lo spazio politico, perché di qui a breve si giocherà una tornata amministrativa così importante da risultare decisiva per il futuro del sistema politico italiano. E noi saremo chiamati a una scelta: stare dentro al sistema renziano, o essere parte di una nuova storia.

 

Non si può stare un po’ di qua e un po’ di là. Al governo con Renzi ma alternativi a Renzi. Con una gamba nei ministeri e un’altra nel cantiere di una proposta di governo antagonista. Una posizione politicamente incomprensibile, materialmente insostenibile, elettoralmente suicida.

 

E’ vero, come ho sentito ripetere spesso nelle nostre riunioni, che le categorie di destra e sinistra sono inadeguate a descrivere la complessità del quadro attuale. Ma io non credo che nel nostro Paese il gioco democratico si possa ridurre a uno scontro tra sistema e antisistema, con una sola forza a rappresentare il sistema e a detenere il monopolio del buon senso.

 

La costruzione di un’alternativa è una sfida di cui nessuno si nasconde le difficoltà. Ma assumersene il rischio è l’unica strada per andare avanti anziché tornare indietro.

 

Grato se vorrai dare in Direzione lettura di questa mia, ti saluto con affetto.

 

Gaetano