Quagliariello: “Il richiamo di Napolitano sia per tutti”
19 Aprile 2011
di Carlo Fusi
Giorgio Napolitano ammonisce che nella contrapposizione tra Berlusconi e i magistrati si sta superando il limite. E cita i manifesti di Milano con i riferimenti alle Br e alla procura milanese che sono “una ignobile provocazione”.
Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl: che fa, condivide?
“Sì, se il richiamo è 360 gradi”.
Secondo lei?
“Sono convinto di si”.
Però?
“Nel momento in cui c’è un Paese nel quale il capo del governo, che è anche espressione della sovranità del popolo ed è bene non dimenticarlo, è sotto processo: meglio, è chiamato a rispondere contemporaneamente in cinque processi, c’è bisogno di un grande maturità istituzionale, e questa deve
essere dimostrata innanzi tutto dall’ordine giudiziario”.
E Berlusconi che parla di patti scellerati tra le toghe e Gianfranco Fini…
“Non so nulla di patti. Vedo tuttavia, come tutti, che c’è una coincidenza tra le analisi esplicite dell’Associazione nazionale dei magistrati, che a volte parla come un partito politico, e il presidente della Camera. Non c’è bisogno di dietrologie per sostenerlo”.
Torniamo a Napolitano. Il Presidente fa esplicito riferimento ai manifesti di Milano. Lì i 360 gradi non c’entrano, la colpa è di chi li ha affissi.
“Quei manifesti sono inaccettabili”.
Basta così? Il Pdl non ha responsabilità?
“Voler ricavare collegamenti impropri o voler derivare da questo delle responsabilità che vadano oltre il suo autore, è speculazione”.
Senatore, ma sulla giustizia la situazione si può ancora risolvere? Chi deve fare il primo passo?
“Diciamo la verità: il rapporto tra politica e giustizia è un rapporto patologico ormai da 14 anni. E’ saltato l’equilibrio perché la giustizia si è completamente distaccata dal circuito della sovranità popolare, alla quale invece i padri costituenti la volevano legare. E’ dunque questo il nesso da ricostituire. Bisogna farlo con un’opera di riforma ed è un compito da svolgere con freddezza perché tutto questo avviene in un momento nel quale la materia incendiaria è alla portata di tutti”.
(Tratto da Il Messaggero)