Qual è la differenza tra me e Berlusconi? Chiedetelo a mia figlia
15 Marzo 2008
Per quanto vuoi tenerla fuori, inevitabilmente la campagna elettorale s’intrufola anche in famiglia. Se dovessi prestar fede agli exit poll della mia, le cose non sono messe male. Nel 1994, quando Berlusconi apparve sulla scena, ero pressoché isolato. Solo mia nonna Vanna, che ora non c’è più, condivideva la mia posizione politica. Divenne definitivamente una fan di Berlusconi dopo il suo faccia a faccia con Occhetto che concluse quella campagna. Mi chiamò a telefono e mi disse “Non c’è paragone. Da una parte c’era un signore; dall’altra uno che per l’occasione s’era fatto un tuppé”. Il riferimento era al capello cotonato dell’allora leader della gioiosa macchina da guerra.
Oggi la situazione è cambiata. Mia madre ha da tempo liberato il suo “americanismo esistenziale” e non mi sembra abbia più dubbi. Mio fratello, professionista a Bari, ne fa un problema di sopravvivenza. Persino mia sorella, buonista naturale, è corrosa dal dubbio. E mio cognato, alle sue origini uomo di destra, sulle orme del figliol prodigo mi sembra stia tornando all’ovile.
A darmi man forte è poi giunto mio nipote Enrico. Vota per la prima volta, nutre una sana passione politica che io temo lo distragga dagli studi ma lui giura e spergiura che non sarà così. Ha voluto che gli presentassi Peppino Calderisi, candidato in Puglia, per dargli una mano. Speriamo bene (per Enrico, s’intende).
Restano le mie figlie. Troppo piccole per andare oltre il tifo ma non digiune di buonsenso politico. Ieri, giornata di tregua, ho visto con loro uno spezzone di Berlusconi in televisione. La mamma gli ha domandato: vi sembra bravo nell’utilizzare la tv?”. Cecilia ha risposto sicura: “Si, bravissimo!”. Anna Elisa rivolta a me ha aggiunto: “Tu per spiegare le stesse cose ci avresti messo dieci ore!”. Temo che abbiano capito tutto.