Quali nuove tasse? Che i ricchi paghino quelle che già ci sono
06 Settembre 2011
Sembra che in una intercettazione telefonica il premier abbia detto, con tristezza ed angoscia, che l’Italia è un paese di m. E la telefonata ha fatto il giro delle capitali europee e non europee e delle maggiori e minori testate dei giornali internazionali. Io non uso mai il linguaggio escremenziale, ma so che esso è molto diffuso, sia fra gli uomini che fra le donne di ogni ceto ed età, tanto in Italia che in altre nazioni, anche negli ambienti politici ed economici ed in quelli dei giornali e la si trova oramai anche nei film e nei romanzi a larga diffusione.
Il premier ha usato questa parola, consacrata alla storia dal generale Cambronne in una conversazione telefonica privata, che tale doveva rimanere. Ciò tanto più in quanto egli, nel contesto della frase intercettata egli ha manifestato anche l’intenzione di dimettersi, appunto perché gli sembra che troppa gente importante gli stia remando contro, per mobili poco commendevoli, che la parola intendeva definire. La frase invece è stata diffusa, impropriamente, insieme ad altre intercettazioni telefoniche, che sarebbero dovute rimanere riservate. Questa è la prima ragione per cui io, anche se non uso questo termine, ritengo che il premier abbia fondate ragioni per la sua affermazione. E’ possibile che da noi le intercettazioni telefoniche a tappeto che si dice siano fondamentali per le indagini giudiziarie debbano essere leggibili sui giornali, prima ancora che gli imputati e le parti lese siano interrogate, così compromettendo il buon andamento degli stessi processi a cui esse dovrebbero funzionali? E’ possibile che, nelle sedi giudiziarie, e nelle cancellerie o segreterie dei tribunali non ci si preoccupi, di custodire nel riserbo una frase pronunciate dal presidente del consiglio in una telefonata di natura privata, che può avere ripercussioni internazionali, ed effetti sulla borsa e sulla quotazione del nostro debito pubblico, in un periodo in cui è in gioco il suo spread con quello tedesco?
Non ci si è resi conto che lasciare che si renda noto il fatto che il premier possa dimettersi, perché ha l’impressione che il paese non ne apprezzi la dedizione al suo compito, ha un effetto depressivo sulle quotazioni dei nostri PTP? Come si fa a non capire che si tratta di un sfogo al telefono che contrasta con ciò che il premier intende realmente fare e che quindi la diffusione di questa frase non comporta la diffusione di una informazione, ma il suo contrario? La verità è che il “dare la caccia a Berlusconi" dà un piacere così grande che sovrasta ogni considerazione di interesse nazionale. Sicché è proprio vero che questo è un paese in cui c’è molta gente di bassa levatura, anche se di grande prosopopea. E che dire del fatto che i personaggi della finanza, dell’economia, dell’accademia e della politica che ambiscono a fare i leader dell’Italia dopo essersi distinti nella proposta di tributi “sui ricchi" di varia specie patrimoniale reddituale, di fronte alla norma di Giulio Tremonti, ministro dell’Economia che introduce norme penali severe riguardanti chi evade più di tre milioni di euro, non hanno trovato una parola di consenso? E in particolare non abbiano plaudito al fatto che la pena carceraria si applica anche a chi evade commettendo un abuso del diritto, cioè mediante contratti simulati e società fittizie, aventi il compito esclusivo di non pagare le imposte.
Coerenza vorrebbe che chi vuole che i ricchi facciano maggiori sacrifici fiscali, non si limiti a proporre nuovi tributi, che i ricchi medesimi potrebbero evadere, utilizzando le norme vigenti, ma batta le mani a chi per prima cosa si preoccupa di punire con il carcere i ricchi che non pagano le imposte vigenti. Ci si sarebbero, perciò, aspettati applausi soprattutto da quei ricchi che hanno dichiarato che loro volentieri pagherebbero l’imposta sulle grandi fortune. E invece loro sono rimasti zitti. E giornali che li sponsorizzano hanno lamentato che la norma di Tremonti che dovrebbe portare al fisco circa un miliardo, prevede anche una clausola sull’abuso di diritto, descritta come una sorta di vessazione: come se le evasioni di chi opera in guanti bianchi consistessero nel fare un volgare contrabbando valutario.
D’altra parte gli stessi giornali si sono dilungati nella tesi per cui il gettito previsto da questa nuova norma è molto dubbio. Il che è vero, ma detto a chi vorrebbe una imposta sulle grandi fortune, ma si dispiace delle norme anti evasione, suona come un pretesto furbastro. Non è un paese di m. quello in cui coloro che plaudono ai nuovi tributi sui ricchi trovano cavilli quando ai ricchi si chiedono non tributi nuovi, che finiscono in realtà sui ceti medi, ma i tributi vigenti , sia pure con metodi da stato di polizia? Io sono contrario alle norme fiscali penali che comportano il carcere perché nel modello che io sostengo non c’è il giustizialismo. E conoscono altri metodi, oggettivi e automatici, come il redditometro, per far pagare i tributi a chi effettua consumi vistosi di grande costo ma fa dichiarazioni dei redditi con cui essi sarebbero impossibili.
Tuttavia, l’ipocrisia dell’invenzione di nuove imposte straordinarie sul risparmio, che dovrebbero andare a carico dei ricchi, mentre colpiscono i ceti medi che Tremonti ha messo a nudo, con la sua norma poliziesca giustifica ampiamente l’amara constatazione che questo è un paese di m. : non perché tale sia la maggioranza degli italiani, ma perché tali sono molti di quelli che sembrano far parte della elite nazionale.