
Quando avremo un Governo? Non abbiamo poi così tanto tempo…

10 Aprile 2018
Ma c’è davvero tutto questo tempo? Il metodo troncare/sopire è perfetto solo per un’Italia subalterna come nel Seicento. “Hanno bisogno di tempo ma quello sembra non mancare” scrive Goffredo de Marchis sulla Repubblica del 10 aprile e sempre nello stesso giorno si riporta questa frase di Graziano Delrio: “Tra un mese la situazione potrà diventare più matura”. Ma veramente l’Italia ha tutto questo tempo da sprecare in balletti? Si dirà che anche in Germania, Olanda, Spagna, Belgio è andata così. Ma in tutti questi Paesi c’era un unico vincitore a cui il capo dello Stato (un monarca, tra l’altro, il che è un particolare non trascurabile per quel che riguarda la difesa della sovranità nazionale, a Madrid, a Bruxelles e ad Amsterdam) dava il tempo necessario (in Spagna dopo un secondo voto) per fare il governo, essendo quell’uscente in qualche modo legittimato dal voto. In Italia forse non c’è un vero vincitore ma sicuramente c’è uno sconfitto: il Pd. Dunque la situazione non è comparabile. Il tempo non serve a ricucire ma solo a disgregare. E ormai abbiamo tutte le prove necessarie di questo effetto: tenere il governo Monti per un anno e mezzo (invece che per tre mesi come il governo tecnico di una Grecia pur messa molto peggio di noi) ha portato i grillini al 25 % dei voti, tenere in piedi un governo Letta di un’unità nazionale che vedeva cacciare dal Senato l’altro partner di questa unità, dare un incarico senza “voto” a Matteo Renzi, tenere in piedi il governo Gentiloni per un anno e rotti dopo che la maggioranza renzista era stata sbaragliata nel dicembre del 2016, ha portato i grillini a oltre il 32 %. Magari il M5S si rivelerà una forza di governo, per ora è stata solo espressione di una protesta senza proposta (come si coglie dal fatto che hanno buttato a mare subito il programma che avevano presentato agli elettori), il segnale di una disgregazione che i minuetti di queste settimane non faranno che alimentare. E’ un peccato che persone anche di qualità come Stefano Folli avvallino questo andazzo, così sulla Repubblica del 6 aprile: “Alla ‘figura terza’ si potrebbe arrivare, fra un sorriso e l’altro, ma solo fra un paio di mesi”. Come si diceva nei Promessi sposi? “Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire”. Un metodo vecchio ma che è utile come nel Seicento, solo per affermare una subalternità della nazione italiana a una esorbitante influenza straniera.
Colpire l’ungherese per mettere a posto anche bavaresi e gollisti. “The Hungarian prime minister has already undermined other institutions fundamental to a free society” scrive Gideon Rachman sul Financial Times del 9 aprile. La campagna (rozzamente semplificatrice nel caso di Rachman) contro Viktor Orban è ampia e articolata, poggia su alcuni argomenti con qualche fondamento ma ha un nucleo ideologico di intolleranza verso chi non si allinea a un certo tipo di pensiero unico dominante in ampie aree di media e in settori dell’establishment. Tanto è vero che dall’uomo nero ungherese si sta passando ai bersagli più grossi come Horst Seehofer, leader della Csu bavarese e amico di Orban, e Laurent Wauquiez nuova star del gollismo francese. In realtà non si accettano critiche alle manchevolezze di legittimità democratica di tanti assetti di istituzioni sovranazionali, non si ammette il contrasto politico-culturale (sarebbe antisemitismo) a persone come George Soros che sostengono legittimamente loro tesi, per esempio, sull’immigrazione ma sono altrettanto legittimamente criticabili, non si consente un esame realistico delle regole evidentemente imperfette del commercio e della finanza mondiali, non si riflette sulle vie concrete del modo in cui la democrazia può funzionare. Così con un atteggiamento da grillo parlante Ezio Mauro sulla Repubblica del 10 aprile scrive sull’Ungheria che “C’è la democrazia ridotta a forma”. Ma la democrazia è innanzi tutto “forma”. E dietro lo sloganetto mauresco di fatto si nasconde il disprezzo per la prima forma della democrazia: ogni cittadino elettore (anche un po’ cafone) conta come ogni altro cittadino elettore (anche molto illuminato).
Lotta dura al glisofato, così il Pd si riprenderà l’elettorato andato al M5s. “Rivendica con orgoglio la campagna contro ‘il glisofato’”. Così dice Maria Grazia Mannuccini alla Repubblica del 4 aprile. Paolo Griseri e Conncita de Gregorio con paginate e paginate di interviste stanno studiando come il Pd si possa riprendere dalla botta del 4 marzo. Non è da escludere che la lotta dura al glisofato possa essere un buon punto di ripartenza
La nobile gara tra quelli di Largo Fochetti e quelli di Calle Miguel Yuste, a chi ha perso più la brocca. “I suoi dispositivi ingegneristici hanno contribuito a destabilizzare il Regno Unito della Brexit, l’Italia della Lega e la Spagna della crisi catalana”. David Alendete, vicedirettore del Pais, scrive sulla Repubblica del 3 aprile che la Brexit, il caos in Catalogna e il voto alla Lega sono frutto dei dispositivi ingegneristici approntanti su ordine di Vladimir Putin. Dalle nostre parti ci si lamenta perché la vittoria dei grillini ha messo in fibrillazione quelli di Largo Fochetti a Roma, però il non saper come affrontare i pasticci che Mariano Rajoy sta combinando a Barcellona sta facendo perdere la brocca in misura ancora maggiore a quelli di Calle Miguel Yuste, a Madrid (per chi non lo sapesse qui si trova la sede del Paìs).