Quando si fa una promessa bisogna essere sicuri di poterla mantenere
24 Giugno 2011
di Yuri Buono
Michele Zarrillo cantava “cinque giorni che ti ho perso”. A Napoli, volendo fare ironia in un momento in cui in realtà la situazione invece è drammatica, si potrebbe tradurre con “cinque giorni ed hai già perso”. Sì, perché da qualsiasi lato la si voglia vedere un fatto è certo: Luigi De Magistris ha disatteso la sua prima promessa. E’ stato lui a dichiarare, quasi avesse davvero la bacchetta magica, che la questione rifiuti sarebbe stata risolta in una manciata di giorni. Ed è normale che, di conseguenza, sebbene sia passato pochissimo tempo dal suo insediamento, gli si chieda a questo punto di render conto del disastro; specialmente visto che, lui stesso e nessun altro, riteneva che tutto potesse essere sbrigato rapidamente .
Come napoletani non ci fa piacere vedere una città meravigliosa come Napoli ridotta a una discarica, né tanto meno ci gratifica vedere i turisti farsi fotografare davanti ai cumuli di rifiuti anziché con il panorama partenopeo sullo sfondo. La crisi dei rifiuti si è aggravata nuovamente e quando il neosindaco ha fatto quella promessa avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato facile risolvere tutto in cinque giorni. Nemmeno il mago Mandrake ce l’avrebbe fatta.
Di fronte alla complessità dei fatti, adesso, ritratta dicendo che una soluzione c’era per davvero, ma è stata fatta naufragare – dal governo, sennò da chi – e che, in ogni caso, è già pronto un piano alternativo. Di quest’ultimo si sa soltanto che sono stati individuati tre siti di trasferenza e che sarà dato un impulso alla differenziata. Va bene, ma delle oltre 2000 tonnellate che giacciono in strada cosa se ne farà? I cittadini di Caivano sono sul piede di guerra – visto che il TAR ha sbloccato l’utilizzo del sito – il Presidente della Repubblica invita il Governo a fare presto, a votare quel decreto che consentirebbe di portare i rifiuti fuori Regione. Insomma, la palla passa ancora una volta al Governo centrale, chiamato a risolvere il problema di Napoli prima che la situazione diventi seriamente incontrollabile.
Ormai ci sono proteste in tutta la città, con cassonetti e immondizia che invadono le carreggiate, frutto dell’esasperazione dei cittadini. Per De Magistris, invece, si tratta quasi di un boicottaggio, perché ci sarebbe chi vuole ostacolare la sua rivoluzione. Ma quale? A Napoli sono decenni che governa il centrosinistra e nella sua squadra di governo i partiti di sinistra la fanno da padrone.
Il primo piano sui rifiuti presentato dal sindaco prevedeva la chiusura delle discariche e riteneva il termovalorizzatore di Acerra soltanto un produttore di diossina, promettendo di portare la raccolta differenziata al 70% in sei mesi. Le sue promesse restano tutte nero su bianco e si possono leggere sul sito dell’Italia dei valori.
Oltretutto, in mezzo a questo disastro e di fronte alle vere priorità napoletane, tra le linee programmatiche esposte dal sindaco spiccano interventi ritenuti urgenti come, ad esempio, la creazione di un centro di riferimento per la lotta all’omofobia. Eppure, ci sembra che ad ogni angolo di strada il problema più urgente sia costituito dall’ammasso di sacchetti abbandonati, più che da uno stuolo di omofobi. Per quanto si parli di una questione sensibile non sembra che a Napoli ci sia un problema reale in questo senso. Perciò vedere la questione tra i punti cruciali del programma di De Magistris lascia quanto meno perplessi.
Tornando ai rifiuti, il sindaco ha convocato ieri una conferenza stampa per presentare un’ordinanza e ha avvertito: «La situazione ambientale e sanitaria è grave, c’è un rischio concreto per la salute dei cittadini. Abbiamo incontrato l’Ordine dei Medici e l’Asl di Napoli e nei prossimi giorni metteremo su una commissione di sorveglianza sanitaria». Per quanto riguarda l’immondizia De Magistris assicura che tutto sarà risolto con la creazione di tre siti di trasferenza in città, ma quando gli viene chiesto quali saranno glissa: «Non ve lo diciamo. C’è una ragione di riservatezza, per cui non vi diciamo il 70 per cento delle cose che facciamo». Sarà, ma intanto Napoli affonda tra i rifiuti e i cittadini non possono nemmeno sapere come il loro sindaco ha intenzione di risolvere la situazione.
Ricapitolando: le discariche utilizzabili sono pochissime e quasi sature; ovunque si cerca di aprirne una nuova, o di riaprirne una vecchia, ci sono blocchi e proteste da parte dei cittadini; il Governo non ha ancora emanato il decreto che consentirebbe il trasferimento dei rifiuti fuori regione e il Sindaco continua a parlare di mirabolanti isole ecologiche, siti di trasferenza, chiusure di discariche e di inceneritori e raccolta differenziata con percentuali degne di Montecarlo (quella toscana). Morale della favola? Stiamo sempre più “dint’a munnezza”.