Quanto costerà a Sarkò la liberazione di Pierre Camatte, l’agente ideale?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Quanto costerà a Sarkò la liberazione di Pierre Camatte, l’agente ideale?

09 Marzo 2010

Tutta l’opinione pubblica francese ha notato il particolare impegno profuso dalle autorità parigine per il rilascio di Pierre Camatte, il volontario dell’ONG Icarus rapito da Al Qaeda- Maghreb nel deserto del Mali e liberato, dopo una serrata trattativa, nelle scorse settimane.

Pochi maliziosi, da subito, avevano pensato che l’appassionato filantropo, sceso in Africa per aiutare la lotta alla malaria, fosse in realtà un agente della Dgse, il servizio segreto francese che si occupa delle operazioni all’estero.

C’era persino chi riteneva che Bernard Bajolet, il gran capo dell’Intelligence d’ Oltralpe, fidatissimo collaboratore del presidente Sarkozy, fosse incorso in un banale lapsus, il 27 gennaio scorso, quando, interrogato da un deputato socialista, si lasciò sfuggire che "nel Mali resta in ostaggio un nostro uomo, Pierre Camatte".

Poi, le rivelazioni di Bakchich.info, forse imbeccato da talpe interne agli uffici riservati, hanno confermato quella che era solo un’ipotesi, e spiegato alcune zone d’ombra dell’intricata vicenda.

Secondo il sito internet, il sessantunenne originario dei Vosgi, avrebbe lavorato nel deserto africano sotto copertura, al fine, soprattutto, di tenere sotto controllo i movimenti di ex appartenenti al Gia algerino, confluiti di recente nelle schiere dei seguaci di Bin Laden.

Le smentite alla rivelazione, in questo contesto contrassegnato da gaffes, incidenti di percorso e misteriose associazioni umanitarie, non sembrano  far breccia su addetti ai lavori e cittadini comuni, pronti a chiedersi se la Francia usa pesi e misure differenti a seconda che i prigionieri siano o meno agenti segreti.

La stessa Algeria, che ha persino richiamato il suo ambasciatore a Bamako,  ha protestato per i quattro terroristi rilasciati dal Mali onde arrivare al risultato agognato da Parigi, e si rincorrono le voci su un pesante riscatto, ben cinque milioni di euro,  pagato ai rapitori islamisti.

La stampa, a questo proposito, ha chiesto al potere esecutivo perché in situazioni simili, con giornalisti in ostaggio, non si è deciso di mettere mano alla cassa.

Forse Camatte, per il ruolo svolto e il pedigree vantato, valeva davvero una montagna di danari. Ma, d’ ora in avanti, Sarkozy e Bajolet  dovranno esser ancor più cauti nella gestione dei sequestri di connazionali.

I francesi non dimenticheranno presto questo precedente.