Quel weekend di paura che ha sconvolto il Giappone
14 Marzo 2011
Almeno 5000 le vittime accertate e 20.000 dispersi nel nordest del Paese, l’epicentro del sisma, il più potente nella storia del Giappone. Queste le ultime cifre emanate dalle autorità della polizia giapponese. La devastazione del terremoto e dello tsunami susseguente portano con se anche gravi danni ad una centrale atomica ed il rischio di un disastro nucleare. Il Premier Kan ha dichiarato: "La situazione attuale di terremoto, tsunami e centrali nucleari è la più grave crisi degli ultimi 65 anni, dal Dopoguerra ad oggi”.
Oggi i giapponesi sono già tornati al lavoro, cercando di non pensare a quei 3 lunghi minuti di terrore vissuti venerdì pomeriggio quando la terra ha tremato con una intensità mai vista in Giappone – addirittura magnitudo 9 e non 8.8 gradi Richter come inizialmente rilevato, ha specificato ieri l’Agenzia Meteorologica. In tutto il Giappone, da Tokyo a Osaka a Fukuoka, rimane lo stato di allerta nazionale (anche se il pericolo di tsnunami è cessato), il consumo di energia e di acqua viene razionato, ma la vita riprende il suo corso normale. Nelle zone più colpite, invece, le prefetture di Miyagi e Iwate, l’incubo continua.
I dispersi sono almeno 10.000 per ciascuna prefettura, 240.000 le persone evacuate, 20.000 le unità dell’esercito (forze di autodifesa) già inviate sul posto, le quali a breve verranno raggiunte da altri 80.000 uomini. L’altro ieri una nuova scossa di magnitudo 6.2 ha percosso la terra a Miyagi e da venerdì le scosse superiori a magnitudo 5 sono state almeno 168. Quasi 2 milioni di famiglie sono senza energia elettrica e circa 1 milione e mezzo non hanno accesso a riserve d’acqua.
Ma non è tutto. Alla catastrofe naturale potrebbe aggiungersi un disastro nucleare, a causa dalla diffusione di radioattività prodotta dai danni provocati a due dei sei reattori nucleari della Tokyo Electric Power Company situati a Fukushima-Daiichi, a sud di Sendai, vicino l’epicentro. Sabato, la centrale numero 1 ha subito un’esplosione, alimentando tracce di fuga di gas confermata da controlli da parte della Agenzia per la Sicurezza Nucleare.
Il Governo ha dichiarato emergenza nucleare per la centrale n. 1, n.2 e n.3 situate ad 11 chilometri di distanza l’un l’altra. Emergenza in atto anche per il reattore di Onagawa. 19 persone esposte alle radiazioni sono sotto osservazione; la popolazione nel raggio di 20 kilometri (decine di migliaia di persone) è stata evacuata.
Il timore nasce dal malfunzionamento dell’impianto di raffreddamento dei reattori 1 e 3, mentre il sistema di emergenza ha funzionato nel n.2. Ora, mentre il Governo afferma di aver ristabilito il controllo sul reattore n. 3 e che il processo di raffreddamento è stato avviato anche nel reattore n.1 – il più colpito – , gli esperti si dividono sulla pericolosità della situazione attuale. Alcuni esperti paventano la possibilità concreta di contaminazione nucleare: il rischio che il processo di fusione porti al rilascio di dosi massicce di materiale radioattivo. In sostanza, una replica di Chernobyl.
Da un lato, la BBC riporta la notizia di una conferenza stampa tenuta a Tokyo da parte di Masashi Goto, progettista di centrali nucleari il quale avrebbe accusato il Governo di nascondere la verità e avverte che il reattore n. 3 sarebbe “altamente instabile” e che le conseguenze di una fusione sarebbero “tremende”. Dall’altro, Hiromi Ogawa, ingegnere nucleare ex impiegato alla Toshiba Corporation intervistato dal Japan Times, è convinto che lo scenario peggiore sia stato evitato e che il reattore n. 1 sia stato in grado di contenere il materiale fissile, cosa non accaduta a Chernobyl.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) classifica Chernobyl livello 7, mentre gli episodi di Fukushima, secondo il Governo giapponese, sarebbero stati registrati come livello 4, cioè a dire un incidente che provoca il rilascio di quantità minime di materiale radioattivo ma che non coinvolge rischi oltre i perimetri degli impianti nucleari. Ci auguriamo che l’Esecutivo abbia ragione.