Quella gaffe europea di Padoan che mostra tutto il suo “amore” verso l’Italia

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Quella gaffe europea di Padoan che mostra tutto il suo “amore” verso l’Italia

15 Marzo 2018

L’Italia è una Paese straccione, per questo motivo la governo e insieme la umilio. Al fondo del pensiero dei Padoan (e di una gaffe che ha preoccupato persino Moscovici) . ’Nel presentare la situazione dell’Eurozona, lo stesso commissario Moscovici ha citato l’Italia come elemento di incertezza’. Lo ha detto il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, al termine dell’Ecofin. ‘Tutti (all’Eurogruppo e all’Ecofin, ndr) mi hanno chiesto cosa succederà in Italia e gli ho detto ‘non lo so’, ha risposto Padoan a chi gli chiedeva se i colleghi fossero preoccupati della situazione italiana post voto”. Così un lancio dell’Ansa del 13 marzo. Perché una persona decentemente seria com’è tutto sommato Padoan fa una cosa così vergognosa come giocare con l’autonomia nazionale italiana per avere il plauso di una peraltro pericolante Commissione europea? Al di là della borghesia compradora ben intenta a svendere l’Italia, vi è tutta una serie di persone che hanno una completa sfiducia nella nostra nazione, a partire da Carlo Azeglio Ciampi con le sue teorie che ci volevano forti vincoli esterni per piegare la nostra indole sprecona. Su alcuni argomenti di chi la pensa così, talvolta è utile riflettere, però la scelta di fondo di elettori consapevoli sarebbe tener più lontano possibile da qualsiasi incarico nello Stato chi ha simili idee con annessi comportamenti. Peraltro a umiliazione si aggiunge umiliazione quando Pierre Moscovici (così riferisce il sito del Fatto del 15 marzo) corregge la gaffe di Padoan evidentemente autolesionistica (il Commissario europeo per gli affari economici e monetari pur essendo espressione di un socialismo francese completamente allo sbando mantiene un po’ di quella consapevolezza politica che manca del tutto al nostro ministro dell’Economia) dichiarando (anche se poi il tono è arrogante, tipico di una certa tradizione colonialista francese): “Sono tranquillo che l’Italia resterà un partner affidabile”.

Identità vo’ cercando: da un suggerimento di Ezio Mauro. Per fare questo occorre prima di tutto ricentrare la propria identità”. Ezio Mauro sulla Repubblica del 12 marzo analizza lo status da sconfitti del Partito democratico e insiste molto sulla definizione di un’identità. Questa idea che l’identità si possa cercare ritirandosi tendenzialmente dai processi reali (e da quelli concretamente storici) deriva dall’elaborazione dell’idea di risolvere le questioni italiane dall’alto (la globalizzazione, l’Europa, la magistratura, l’elitismo dei ceti medi riflessivi che prepara le ricette, e così  via) invece che anche dal basso (la Cgil, gli enti locali, i movimenti della società). Si sa che una forza politica seria deve combinare l’alto e il basso, ma è il “basso” che dà i tempi con i quali anche l’azione e la riflessione dall’alto diventano proficue.

Il Def sarà approvato senza l’apporto di quell’aula sordida e grigia che è il Parlamento? Tuttavia non appare scontato che sia necessario un voto in Parlamento per varare un Def”. Federico Fubini sul Corriere della Sera del 12 marzo, anche a fin di bene cioè per aiutare a superare le difficoltà di una complessa situazione politica, tratteggia uno scenario secondo il quale l’indirizzo fondamentale dell’economia italiana potrebbe essere definito senza un attivo ruolo del Parlamento. Spero che almeno chi sostiene queste posizioni, sia cosciente di quanto siano contraddittorie rispetto a un anche mediocre funzionamento della democrazia. In certe occasioni sottolineare la tragicità delle scelte che un’emergenza può imporre, è l’unico modo per salvarsi almeno un pezzettino di anima.

Il tesseramento da Togliatti a Violante. “Apprezzo molto Carlo Calenda; Oliviero Toscani è uno dei grandi artisti della fotografia del nostro tempo. Si sono iscritti al Pd: benissimo. Ma quanti disoccupati, giovani in cerca di lavoro, donne licenziate perché diventate madri hanno fatto la stessa cosa?”. Così Luciano Violante sul Corriere della Sera del 12 marzo. Alcuni narrano che Palmiro Togliatti avrebbe detto che l’iscrizione al partito di un professore universitario valeva quella di cento operai. Un certo realismo (talvolta un po’cinico) del rifondatore del Pci rende credibile questa battuta (anche se a naso attribuirgliela mi pare una forzatura ) comunque il suo senso sarebbe che il radicamento del Pci nella classe operaia era indistruttibile e si trattava invece  di pensare all’egemonia sugli intellettuali. Interessante la sorta di rovesciamento che fa Violante facendo quasi intendere come sacrificherebbe decine di pariolini amichetti di Luca Cordero di Montezemolo, squadre di fotografi alla moda, battaglioni di uomini dell’alta finanza di quelli che si trovavano nelle riunioni di “caseggiato” organizzate per Giorgio Gori, per avere tra i nuovi iscritti un disoccupato, un giovane in cerca di lavoro, una donna licenziata perché diventate madre.