Quella sporca ultima meta!
16 Marzo 2008
E’ domenica mattina. E sono sul treno Roma-Firenze. Ho un pranzo
di lavoro con i vertici del partito toscano, convocato per organizzare le
ultime due settimane di campagna elettorale. Di domenica mattina non è
spiacevole. Nella vettura non c’è ressa. E la distanza è poco più lunga di
quella che passa tra due stazioni lontane del metrò parigino. Se ne può
approfittare per leggere i giornali in santa pace e, semmai, per farsi venire
delle idee.
Sono in arretrato di qualche giorno. Sotto il
braccio, per questo, porto un fascio di fogli che non finisce più. Ma la
notizia più ghiotta per i suoi risvolti elettorali la trovo alla fine, sulla Stampa di oggi. Si riferisce a una riunione di 19 rettori a Bologna che,
auto-proclamatisi virtuosi, hanno proposto allo Stato un patto privilegiato:
rigore amministrativo contro maggiori finanziamenti.
Sul metodo ci sarebbe di che discutere. Ma
l’accadimento non può passare sotto silenzio. Per il mondo universitario
potrebbe avere lo stesso impatto che la rottura sindacale provocò in quello del
lavoro o che il superamento del monopolio determinò in quello televisivo.
La notizia, insomma, è che la corporazione si è
rotta e che di fatto si è aperta alla concorrenza. L’ha fatto male, perché non
si può concorrere al riparo dello Stato, ma l’ha fatto. E ora anche gli
studenti potrebbero seguire. Per decenni si sono mobilitati contro il loro
futuro. Per decenni un falso egualitarismo ha premiato solo i ricchi che
potevano permettersi di abbandonare un’università squalificata per trovare ospitalità
in un ateneo di lusso, magari all’estero. Forse, in corrispondenza
dell’anniversario del 1968, anche fra loro qualcosa può cambiare.
Me lo conferma il ragazzo che mi sta di fronte.
Studia fisica e non se la passa certamente bene. Mi dice che per un serio
sistema di incentivi e borse di studio sarebbero in tanti quelli come lui
disposti ad abbandonare i falsi miti che hanno reso l’aria degli atenei
impregnata di politicamente corretto. Me lo dice con convinzione. Sembra uno
che fa comizi in
campagna elettorale: sarebbe bello poterlo arruolare!
Prendo un impegno con me stesso: uscire dalla
genericità del programma dedicato all’università. Come risposta a quel che è
successo, voglio mettere a punto un decalogo di proposte, farlo validare dagli
organi del partito e la prossima settimana renderlo pubblico. Magari in una iniziativa con gli
studenti.
Accanto al mio interlocutore “fisico in erba” siede
un ragazzone in tuta da ginnastica: di quelli che, se lo volessero, ti
potrebbero spezzare con un dito. Nel frattempo Firenze si approssima e io sono
arrivato alle pagine sportive. Confrontando le foto dei giornali con ciò che ho
di fronte, capisco che si tratta di Andrea Marcato: colui il quale con un
calcio piazzato allo scadere ha dato all’Italia del rugby la vittoria sulla
Scozia. Alzo lo sguardo e gli dico: “quella sporca ultima meta!”. Lui mi
sorride compiaciuto. Io penso fra me e me: “è quella che stavamo segnando nel
2006; è quella che assolutamente non dobbiamo subire in questi ultimi giorni”.