
Quell’Europa dove il sovranismo non sfonda: il Benelux

03 Giugno 2019
I risultati della recente tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo sono ancora al centro del dibattito politico in tutti e 28 gli Stati membri dell’Unione. Essendo la UE un soggetto decisamente articolato e complesso, la lettura degli esiti della consultazione assume contorni profondamente diversi a seconda dell’area geografica che si vuol prendere in esame. Decisamente interessante, ad esempio, il responso delle urne nel Benelux: in uno spazio assai circoscritto, come quello occupato da Olanda, Belgio e Lussemburgo, si sono manifestate le più differenti tendenze politiche.
Nei Paesi Bassi, si è molto parlato del nuovo leader sovranista di Forum per la Democrazia, Thierry Baudet, tanto che ad un certo punto pareva davvero che il partito potesse sfondare. Così non è stato: Forum voor Democratie, infatti, si è attestato all’11%. Certamente un ottimo risultato, ma non il boom profetizzato da molti. Chi esce ridimensionato dalle elezioni è certamente Geert Wilders: il suo Partito per la Libertà infatti raggiunge solamente il 4%, con un evidente travaso di consensi in favore della formazione guidata dal dandy Baudet.
Si attesta al secondo posto, con il 14,6% dei suffragi, il Partito Popolare del Primo Ministro Rutte, mentre la maggioranza relativa va i socialdemocratici guidati da Frans Timmermans, che conquistano il 18,9% delle preferenze, a conferma di come in Olanda l’europeismo risulti essere ancora un sentimento molto forte e radicato all’interno della popolazione.
Situazione assai più intricata in Belgio, in uno scenario già naturalmente complesso a causa delle enormi differenze culturali esistenti tra la popolazione di lingua francese e quella di lingua neerlandese. Primo partito risulta essere la Nuova Alleanza Fiamminga, che porta a casa il 13,51%: un chiaro segnale da parte degli elettori delle Fiandre, dato che questa formazione fa parte del gruppo europeo dei Conservatori e dei Riformisti. La seconda piazza va agli identitari di Vlaams Belang, che raccoglie l’11,5% dei voti, confermando così lo spostamento a destra dell’elettorato belga. Si issano fino al 10,5% i socialisti e al 7,8% i Verdi, raccogliendo la maggior parte dei consensi nella zona francofona, quella Vallonia da sempre unionista a differenza delle Fiandre, storicamente e sinceramente autonomiste.
Si ferma al 7,6% il Movimento Riformatore dell’ex Primo Ministro Charles Michel, in calo rispetto al 2014. Data la concomitanza delle elezioni Europee con quelle Politiche, probabilmente il Mouvement Réformateur si ritroverà al governo con laNieuw-Vlaamse Alliantie, impostasi come primo partito anche nelle consultazioni nazionali.
Il piccolo Lussemburgo ha visto il successo dei liberali del Partito Democratico con il 21,4%, che superano i Cristiano Sociali di Juncker, fermi al 21,1%. Si tratta di un vero e proprio crollo per questi ultimi, dato che segnano addirittura un -16,5% rispetto al 2014. Avanzano i verdi al terzo posto con il 18,9%, seguiti dai socialisti con il 12,2%. Migliorano anche i sovranisti di Alternativa Democratica, che passano dal 7,53% al 10%, e il Partito dei Pirati, che, raddoppiando quasi i propri consensi, si porta al 7,7%.