Quell’incauto diplomatico tedesco alla parata antisemita di Teheran

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Quell’incauto diplomatico tedesco alla parata antisemita di Teheran

22 Ottobre 2008

L’ultimo atto della serrata battaglia diplomatica tra la Repubblica federale tedesca e quella islamica dell’Iran è stata riportata dagli organi di stampa internazionale soltanto nelle ultime ore, ma è andato in realtà di scena oltre una ventina di giorni fa.

Secondo quanto pubblicato il 27 settembre scorso dal settimanale "Der Spiegel", infatti, un diplomatico tedesco avrebbe inopinatamente partecipato ad una parata militare indetta dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. In quell’occasione sarebbero state pronunciate frasi ingiuriose nei confronti dello Stato d’Israele ed esposti cartelloni inneggianti alla sua distruzione. E tutto ciò, benché le rappresentanze diplomatiche degli Stati facenti capo all’Unione europea si fossero da tempo accordate sulla necessità di non presenziare a simili manifestazioni.

Dinanzi al rischio che l’imbarazzante incidente potesse esporre la Germania alle critiche dei propri partner all’interno del cosiddetto 5+1, impegnato in una delicata trattativa sul nucleare iraniano e in considerazione delle ormai ben note mire di potere di Berlino in ambito internazionale, il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier (Spd) si è perciò affrettato a richiamare il capomissione tedesco a Teheran, Herbert Honsowitz per chiedergli spiegazioni.

Nel suo discorso tenuto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Steinmeier ne ha poi approfittato per aggiustare ufficialmente il tiro, rintuzzando con veemenza le insinuazioni antisemite di Ahmadinejad e rinviando al mittente le pretese iraniane di una ridiscussione del dossier  sull’arricchimento dell’uranio. Una strategia, quella messo a punto dal politico socialdemocratico, intesa in poche parole a confermare la Germania nel suo ruolo di serio ed affidabile interlocutore internazionale, da sempre in prima fila nel condannare le proterve esternazioni anti-israeliane dell’ultraconservatore Ahmadinejad.

D’altra parte va comunque riconosciuto che, nonostante le dure prese di posizione della signora Merkel e del suo Ministro degli Esteri, Germania ed Iran sono da ormai più di trent’anni due importanti partner commerciali, l’uno a vario titolo dipendente dall’altro. Come sottolineava ieri il "Wall Street Journal" gli affari con la Repubblica islamica sono aumentati nei primi sette mesi del 2008 di circa il 63%, tanto che la Germania è oggi il primo paese esportatore mondiale per l’Iran, mentre i 2/3 delle aziende di quest’ultimo hanno rapporti con strutture imprenditoriali tedesche, tra cui si ricordano Siemens e il colosso chimico BASF.

Già nel luglio scorso il governo di Gerusalemme era intervenuto per stigmatizzare la decisione di un’impresa tedesca di voler collaborare alla realizzazione di un impianto iraniano per la conversione del gas naturale in GPL. E questo dopo che, in marzo, proprio Angela Merkel (Cdu), in visita ufficiale da Olmert, aveva più volte rimarcato la "responsabilità storica" della Germania verso Israele, arrivando persino a minacciare sanzioni contro Teheran.

Ora pare proprio che alle parole il governo di Berlino voglia far seguire i fatti. Stando ad alcune indiscrezioni di Der Spiegel, l’esecutivo di Grosse Koalition avrebbe infatti in programma di varare sanzioni contro l’Iran, nel tentativo di ridimensionare il volume di affari con il paese dei mullah. La proposta, originariamente formulata dalla Francia e caldeggiata dagli Stati Uniti, era già stata avanzata circa un anno fa, ma era poi presto caduta nel dimenticatoio. A differenza dell’establishment berlinese, alcuni deputati tedeschi al Parlamento europeo si erano infatti rifiutati di appoggiare un simile provvedimento, facendo rilevare come, in realtà, i traffici commerciali tra due paesi ne aiutino anche le relazioni diplomatiche bilaterali, oltre a garantire migliaia di posti di lavoro. Vedremo che ne sarà dell’iniziativa questa volta.